I primi, difficili esordi letterari di Pier Paolo Pasolini
[Articolo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 2/2013, La difficoltà dell'inizio. Il coraggio del primo passo]
Pier Paolo Pasolini nacque come poeta e proseguì come narratore e cineasta. Come sottolineato da Roberto Carnero nel suo Morire per le idee (Bompiani, 2010), chiunque si accosti all’opera di Pasolini deve fare i conti con una produzione vasta ed eterogenea, che investe più esperienze, in più campi d’azione culturale. L’esordio artistico di Pasolini non fu dei più facili, per due ragioni, che costituirono paradossalmente anche i fulcri attorno ai quali si sviluppò la sua produzione: da una parte, l’omosessualità, contro la quale Pasolini tentò una prima, debole resistenza, ma che finirà per costargli, in seguito ai fatti di Ramuscello nel 1949, una denuncia per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico, con la conseguente accusa di omosessualità, l’espulsione dal PCI e la “fuga” a Roma nel gennaio 1950; dall’altra, l’impegno politico, una contrastata militanza a Sinistra, che il titolo del bel libro di Borgna e Baldoni, Una lunga incomprensione. Pasolini fra Destra e Sinistra (Vallecchi, 2010), riesce a esprimere appieno, viste le posizioni non sempre favorevoli del PCI nei confronti del poeta e della sua opera.
Il leitmotiv politico è riscontrabile già, nel 1942, nelle Poesie a Casarsa, che Pasolini fece uscire a sue spese presso la libreria antiquaria Mario Landi a Bologna (le Poesie saranno, in seguito, raccolte ne La meglio gioventù (1954), titolo che richiama un triste canto degli alpini, «la mejo zoventù la va soto tera» (riproposto in Salò), insieme a quasi quindici anni di produzione in friulano, dal 1940 al 1953; i componimenti dal 1943 al 1949, in italiano, saranno raccolti, nel 1958, ne L’usignolo della Chiesa Cattolica). La pubblicazione permise a Pasolini di costruirsi una prima, seppur limitata, cerchia di estimatori, di cui faceva parte anche il critico Gianfranco Contini il quale, un paio di settimane dopo l’uscita del volumetto, contattò Pasolini perché intenzionato a recensire le poesie sulla rivista Primato. Tuttavia, questo fu anche il primo caso di censura di cui Pasolini fu vittima. La recensione di Poesie a Casarsa non sarà pubblicata su Primato, bensì su Il Corriere del Ticino, in Svizzera: questo perché il fascismo «non ammetteva che in Italia ci fossero dei particolarismi locali, e degli idiomi di ostinati imbelli». Se, all’inizio, l’antifascismo, in Pasolini, era nato solo sul piano culturale, la censura della sua opera contribuirà a trasformare questo sentimento in una presa di posizione sul piano ideologico.
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