I più importanti blog letterari – Intervista a Finzioni
Il lit-blog Finzioni: risposte del fondatore Jacopo Cirillo.
Finzioni nasce come progetto di lettura creativa e il suo motto è «Crediamo che la lettura sia un atto creativo e, semplicemente, la trascriviamo». Cosa significa trascrivere la lettura di un romanzo e in che modo si distingue dalla critica letteraria, dalla letteratura comparata o anche solo da qualsiasi altro approccio adottato su un blog letterario?
L’idea che è sempre stata alla base del progetto Finzioni è questa: più dell’autore, più del libro stesso conta il lettore e la sua esperienza di lettura. Quando leggi un libro lo cambi, lo fai tuo; il libro in sé vale poco, è molto più interessante la dinamica che si innesca dal rapporto tra il libro e il lettore, qualsiasi libro e qualsiasi lettore. Non ci sono interpretazioni giuste o sbagliate. Per dirla con Deleuze, ognuno di noi fa rizoma con il libro che legge e con il mondo che gli sta attorno. È un sistema dinamico che lascia fuori l’autore, importantissimo ovviamente ma che, dopo aver dato alle stampe la propria opera, si deve o si dovrebbe fare da parte e lasciare che sia il mondo a produrre discorsi attorno a quello che ha scritto.
Trascrivere la lettura di un romanzo significa ripercorrerla, raccontarla, problematizzarla. I libri sono belli anche perché ti mettono in moto il cervello, ti ispirano ragionamenti e idee che vale la pena raccontare. Noi pensiamo che questo sia il modo più interessante per invogliare alla lettura e cerchiamo di portarlo avanti. Ci sono tanti approcci diversi alla critica letteraria, tanti punti di vista, tutti legittimi e preziosi. Noi abbiamo scelto questo perché risponde meglio alle nostre attitudini di lettori.
Cosa rende questo vostro approccio diverso da quello di un tradizionale recensore?
Sicuramente non è una critica letteraria classica: la trama e lo stile del libro e della scrittura non sono centrali, come non è centrale una possibile interpretazione delle idee e del messaggio dell’autore empirico. Questi aspetti, ovviamente importanti e fondamentali, vengono mediati e riletti alla luce dell’esperienza del lettore, alla luce delle ore spese per leggerlo, per ragionarci sopra e per parlarne con altri. Non credo che sia un approccio “migliore” o “peggiore”, semplicemente diverso e, personalmente, coincidente con quello che ho sempre pensato sulla letteratura.
Nella sezione “Contatti” del vostro sito si legge: «recensiamo solo e unicamente i libri che davvero abbiamo apprezzato», il che è anche una legittima scelta di campo. Ma come conciliate questa decisione con la proposta di una lettura creativa che si faccia animatrice di un discorso sui libri?
Noi siamo convinti che le stroncature servano a poco. Quello che vogliamo è alimentare il piacere della lettura, non della critica o della demolizione. E questa decisione è una conseguenza logica della lettura creativa e dell’esperienza del lettore: se io inizio un libro e vedo che non mi piace, lo chiudo, lo metto da parte e ne inizio un altro. Poi, certo, non siamo bambini capricciosi che scartano un libro a pagina 10, d’altra parte non bisogna per forza arrivare all’ultima pagina per capire se quello che si sta leggendo ci soddisfa o no.
Nonostante non ami particolarmente il tanto decantato decalogo dei diritti del lettore di Pennac (anzi, mi sta un po’ sulle balle), su una cosa sono perfettamente d’accordo: il diritto di non finire il libro. Non c’è nulla di irrispettoso o di sbagliato.
Dunque, sempre secondo lo stesso ragionamento, pensiamo che non valga troppo la pena scrivere su un libro per spiegare quanto non ci sia piaciuto. Trasformare, cioè, un consiglio di lettura in una diffida. Ma, ripeto, questo non significa che sia il modo giusto per parlare di letteratura, è un modo possibile.
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Quanto incide un blog letterario sul mercato editoriale e sulla promozione alla lettura?
A livello di numeri, credo pochino. Non so quante copie sposti una recensione su Finzioni ma non credo nemmeno che sia questo il punto. Di certo le case editrici hanno visto qualcosa di buono nella crescita dei lit-blog visto che sempre più spesso contattano direttamente i blogger e via discorrendo, ma il mercato editoriale è una preoccupazione loro, non nostra. A noi interessa la diffusione della lettura e del piacere di farlo. Il punto è la collettività: un blog letterario preso da solo può essere un luogo importante di confronto e dibattito letterario e culturale ma è un’isola. L’insieme dei blog e dei siti e dei luoghi dove si parla di letteratura (e dunque dove si fa letteratura), il movimento – se vogliamo chiamarlo così – è importante e si avvale di tutte le voci diverse e a volte contrastanti che scrivono di libri su internet con passione, voglia e divertimento.
Nel 2011, avete pubblicato Il libretto rosa di Finzioni che, tra le altre cose, propone nove punti programmatici (il Nonario di Finzioni). Quanto pensate di aver contribuito, nel tempo, a rendere concreti nella quotidianità alcuni di quei punti?
Ogni giorno, in ogni post su Finzioni continuiamo a portare avanti quelle idee, online e offline. Non solo sul sito, quindi, ma anche con eventi un po’ dappertutto, sia nei grandi festival che nelle presentazioni locali. E continueremo a farlo, la cosa più importante è proprio l’ultimo punto: il futuro è negli immaginari dei lettori e noi, nel nostro piccolo, proviamo a costruirlo.
Siete tra i blog italiani più seguiti, almeno stando alla classifica eBuzzing, che, però, tiene esclusivamente conto di parametri quantitativi che dicono poco della qualità di un blog letterario. È davvero l'unico modo per misurare l'autorevolezza di un blog?
Qui la questione è più complessa. È difficile misurare l’autorevolezza perché è difficile capire cosa significhi essere autorevoli. I dati quantitativi sono importanti ma, ovviamente, non bastano. Il numero di pagine viste significa poco, come credo significhi poco misurare l’importanza di un singolo blog. Non si vince e non si perde, non è una gara, non è un mercato. È la pluralità e la diversità di voci e di approcci la cosa importante, la somma dei punti di vista. Siamo tutti sulla stessa barca ed è fondamentale continuare sempre a remare.
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