I morsi dell’infanzia raccontati da Marco Peano
Marco Peano, editor presso la casa editrice Einaudi, esordisce nella narrativa nel 2015 con L’invenzione della madre, che racconta degli ultimi momenti di vita tra Mattia e sua madre, malata da tempo. Da qualche settimana Bompiani ha fatto uscire la seconda prova da romanziere dello scrittore piemontese: Morsi.
Siamo nelle vacanze invernali a cavallo tra il 1996 e il 1997, la località è quella di Lanzo Torinese, profonda provincia torinese dov’è presente la montagna nella quale ogni cosa sembra essere rimasta ferma a cinquant’anni prima.
La protagonista principale è una bambina che viene lasciata molto spesso dalla mamma alla Nonna Ada la cui casa è quella più vicina alla scuola (la madre ha da lavorare e poi il padre è un noto bevitore che sta spesso al bar del paese). I genitori non si fanno quasi mai vedere e questo non può che avere una parte fondamentale per le apparenze di fantasia che hanno quasi sempre caratterizzato il carattere di Sonia.
Nella storia ci sono delle preziose e autonome stregonerie, sintetizzate nel nome di Masca, che in Piemontese è appunto la strega. Le masche sono una figura di rilievo nel folclore e nella credenza popolare regionale: generalmente sono donne apparentemente normali, ma dotate di facoltà sovrannaturali, tramandate da madre in figlia oppure da nonna a nipote (in questo caso da Nonna a Sonia che ha un ciuffo bianco di capelli). Di indole raramente malvagia ma comunque sempre capricciosa, dispettosa e vendicativa; possono essere anche benefiche, guarire malattie o ferite tanto alle persone quanto agli animali, o salvare vite in pericolo.
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Nonna Ada era una masca benefica e aveva una specie di stanza dove la nipote non poteva proprio metter piede:
«C’era una camera della casa di Lanzo in cui le era proibito entrare: si trovava a pianterreno, ed era lì che la nonna riceveva i cosiddetti clienti. Lussazioni, mal di testa o dolori di stomaco, fuoco di Sant’Antonio, orzaioli, verruche e morsicature di animali: le persone venivano da tutte le valli per essere visitate dalla guaritrice di Lanzo. Si diceva non esistesse acciacco, ferita o malattia che lei fosse incapace di curare».
Ma naturalmente al bene fa da contraltare il male. Nella scuola media di Lanzo, Istituto Luigi Perona, c’è una masca, la professoressa Cardone, che è all’opposto di Nonna Ada e che qualche giorno prima delle vacanze natalizie ha compiuto una cosa dentro una classe, ha compiuto «l’incidente». Le conseguenze per la scuola saranno la chiusura anticipata delle lezioni, perché l’incidente avrà un peso non indifferente nel prosieguo della storia. Sonia si troverà a far continuare il suo viaggio nel tempo con il compagno di strada, Teo, che aveva una piccola fattoria vicino alla strada di Nonna Ada. Molto spesso la bambina andava da sola lì da loro per prendere la mattina un litro di latte versato dalle mucche. Intanto, siamo entrati nel tempo delle festività natalizie e il paese comincia a svuotarsi per via delle feste e del vento ghiacciato (quello che viene chiamato il Burian). La natura dispettosa mandava il suo annuncio natalizio:
«Il 23 dicembre Sonia si svegliò e, senza bisogno di guardare fuori, si accorse da come la luce riempiva la stanza che durante la notte qualcosa era successo. La neve annunciata da tutti era caduta davvero: tanta, troppa. Quel vento gelido che da settimane spazzava l’Italia – e insieme l’Europa intera – aveva un nome minaccioso: Burian».
Nonna Ada qualche giorno prima dell’incidente aveva dovuto affrontare proprio la Cardone lì nel suo studiolo, e cosa era potuto accadere? Era tutto un caos appoggiato anche dal meteo, con in più Nonna Ada che si era accorta che la nipote aveva cercato di entrare nella stanza dedicata ai suoi poteri di masca. Sonia era stata scoperta dalla nonna e veniva ora imprigionata nella sua stanza per quattro giorni, comprendendo anche il giorno di Natale, e la bambina si era vista negare la sua porzione fumante di lasagne e una fetta di panettone Galup, soltanto perché era terrorizzata e si era messa in testa che la nonnina potesse avvelenarla (magari nel fricandò con le patate che lei non aveva proprio toccato). Così, la fame risolse le cose e Sonia cominciò a mangiare anche quel secondo un po’ rifatto; poi il 28 dicembre, di mattina, la bambina cercò di fare in modo che la nonna andasse contro un filo da pesca che apparteneva al Nonno Delio e che lei aveva messo teso sul pavimento, in modo da farla inciampare. Quindi dopo esser libera, cominciò a correre via. Da quel momento insieme a Teo si ritrovarono a fare in modo che il mondo delle masche fosse l’universo di riferimento di quei giorni, con i lutti e con i tentativi alla fine di crescere, il vero orrore, scrive alla fine Marco Peano.
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Naturalmente era la sede della scuola, quella dove c’era stato il famoso incidente della professoressa Cardone che avrebbe visto la fine della storia, con una serie di atmosfere gotiche e da romanzo di formazione, e con i riferimenti ai romanzi anche di Stephen King.
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