I mille problemi del Nord del mondo
Il Nord del mondo raccontato sette volte da Matteo Meschiari. Artico nero, la lunga notte dei popoli dei ghiacci esce con Exorma edizioni per la collana Scritti Traversi. Nessuno zaino in spalla. Nessuna macchina fotografica per portare a casa i bei ricordi. Qui il ghiaccio è sporco e consumato. Chi lo abita si muove lentamente verso la deriva.
«Il Sud del mondo soffre, lo sappiamo, ma è al Nord più estremo che la fine di un mondo sta anticipando la fine del mondo».
Artico nero non è il viaggio tra distese bianche e ghiacciate. È uno spazio sconosciuto e chiuso, un luogo dove il buio non uccide e la luce non salva. Un’area dissacrata dalle necessità della natura e dai capricci dei dominatori stranieri.
Ambiente e politica sono i protagonisti dell’antropofiction di Matteo Meschiari che al saggio accademico preferisce la forma del racconto. La sua voce si spezza in sette testimonianze: Inozemtsy, Aslak e Mons, Dr. Freezlove, Bulldozer, Nel diluvio, Dimmi di sì, Avorio rosso. Storie introdotte da una fotografia e da un estratto di Wikipedia, che inserito nel nuovo contesto appare subito come un componimento poetico. Meschiari gioca sempre sulla decontestualizzazione e sui cambiamenti di spazio nel suo Artico Nero. Qui i nativi vengono privati del loro ambiente, delle loro abitudini o della loro salute. Vengono inseriti in uno schema che non li riguarda e che non possono assorbire.
«I paesaggi artici modellano l’immaginario, abitano i nostri sogni. Da qualche tempo i sogni si sono trasformati in incubi, forse gli incubi erano là già da prima».
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C’è l’artico che muore per le imposizioni dal “basso” che distruggono le coordinate spaziali degli Inuit in Groenlandia, costretti dalla Danimarca a cambiare il proprio modo di pensare e quindi di orientarsi. Negli anni Settanta i danesi destrutturano il loro concetto di spazio attraverso l’introduzione nella loro cultura dell’idea di città. A causa di una modernità non richiesta, in quegli anni i suicidi in Groenlandia aumentano, soprattutto tra i giovani.
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Poi c’è l’artico che muore per il surriscaldamento globale, come nel caso della Siberia dove nel 2016 il Bacillus anthracis si risveglia dopo un letargo durato settantacinque anni. Con lo scioglimento dei ghiacciai l’antrace torna a circolare grazie, probabilmente, a carcasse di renne infette riemerse dalla terra.
Da antropologo Matteo Meschiari riporta eventi, fatti, mentre da narratore mostra il doppio. Racconta il dolore, la morte dell’Artico, ma anche la resistenza e la volontà di rimanere. Rimanere al buio, al freddo.
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La Linnaea borealis. Una pianta sempreverde che «vive in tutta l’aerea circumpolare, si trova anche più a sud, nelle Alpi, dove resiste come relitto vegetale. L’era glaciale è finita e la Linnea borealis, un po’ come i mammut, o come i popoli artici, si è arenata in qualche oasi di freddo, dove resiste, dove resiste». Una risorsa da proteggere dalle possibili contaminazioni.
Il fotografo Jimmy Nelson in Before They Pass Away sceglie di raffigurare, attraverso immagini baciate da luci artificiali e rese più belle da trucchi sofisticati, la purezza di tribù indigene che ancora oggi sopravvivono, comprese alcune del circolo polare artico. L’operazione di Nelson è stata criticata perché ritenuta più commerciale che artistica. Soprattutto gli viene contestata la veridicità dei contenuti. I suoi “selvaggi” sono finti, allontanati dalla loro natura. Sono perfetti nelle loro pose da umani non avvelenati dai sistemi moderni. Ma secondo Matteo Meschiari, Nelson ha operato invece nel senso di un recupero dell’essenziale. Le sue fotografie mostrano l’antispazio, l’unico contesto capace di garantire una visione originaria di questi popoli. Nella decontestualizzazione si ritorna alla forma, perché il mito dell’uomo che vive a contatto con la natura si è quasi estinto e il suo autentico spazio non è più rappresentabile.
Matteo Meschiari capovolge le mappe e azzera le distanze tra l’Artico nero e la parte di mondo che sta sotto. Il Nord diventa Sud e l’idea di terre incontaminate diventa per tutti sogno, immaginazione e utopia.
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