I legami al di là del sangue. “Il bambino nascosto” di Roberto Andò
Con Il bambino nascosto Roberto Andò si erge ufficialmente, agli occhi di noi lettori, nel novero degli scrittori di valore. Il significato del romanzo, edito La nave di Teseo nel 2020, sembrerebbe racchiuso tutto in quel titolo, ma sarebbe riduttivo.
Gabriele Santoro è un uomo solitario, dedito alla musica, che insegna al Conservatorio di Napoli come maestro di pianoforte. È un uomo che ha scandito l’intera esistenza sulla metrica degli spartiti che ha interiorizzato prima come pianista, poi come insegnante. È un uomo dal carattere riservato, poco avvezzo alla chiacchiera, qualcuno insomma che difficilmente si ferma a scambiare convenevoli sul pianerottolo.
In una mattina come le altre, mentre si rade, qualcuno suona: il postino deve consegnargli uno spartito. Gabriele Santoro lascia quindi la porta di casa aperta, in attesa che questi salga, il tempo di ripulirsi della schiuma rimasta sulla faccia. Pochi secondi essenziali passano, ma cambieranno la sua vita.
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In quel frangente, un bambino s’insinua in quella casa per cercare rifugio. È Ciro, figlio di una famiglia del condominio. Lì per lì la reazione è di sorpresa, quasi di sconcerto. Cosa ci farà mai, in casa sua, un bambino che a malapena conosce?
Ciro, come scoprirà il protagonista dopo i primi momenti di totale silenzio, cerca riparo perché è in pericolo, e Gabriele Santoro, pur non sapendo a cosa sta andando incontro, si presta ad accoglierlo tra le mura di casa propria.
Roberto Andò ci dà solo questi pochi elementi per inquadrare un contesto che pure è così preponderante e che si rivelerà determinante nell’incalzare degli eventi, ma bastano per capire qual è lo scenario di riferimento della storia. Il quartiere di Forcella è un quartiere difficile di Napoli, e il suo stesso palazzo ospita una casistica umana dalle molteplici fattezze, nessuna rassicurante. Il padre di Ciro è un camorrista, avvezzo all’uso delle armi e della violenza come strumento risolutorio di ogni dissidio. Ma le premesse non frenano in alcun modo Gabriele Santoro, che anzi si affida quasi naturalmente all’istinto protettivo nei confronti di un bambino lontano anni luce dalla sua vita, che stenta a elaborare una frase in lingua italiana, abituato com’è a esprimersi a gesti e in dialetto.
In questo patto silente tra i due risiede il nocciolo di tutta la storia. Non c’è bisogno che Ciro svisceri la natura delle malefatte di cui si è macchiato perché il maestro decida di tenerlo con sé. È chiaro sin da subito che va protetto a ogni costo e che per farlo non si deve aver paura.
Tra momenti di imbarazzo iniziale, di reciproco studio e conoscenza, di adattamento insomma, tra i due inizia a nascere un rapporto di amicizia, anzi, di parentela: tra Gabriele Santoro e Ciro si andrà a costituire un vero e proprio legame filiale. Nonostante il maestro non avesse mai contemplato questa possibilità, è evidente che abbia ricevuto una sorta di richiamo alla genitorialità, come se una forza superiore a lui abbia preso il sopravvento.
Uno dei tratti narrativi più evidenti e più convincenti de Il bambino nascosto sta nella capacità di conciliare da un lato questo crescendo affettivo, dall’altro lato nello sviluppo degli eventi al di fuori delle quattro mura abitative. Il lettore quindi si commuove per la vicinanza tra due esseri umani così diversi ma vuole altresì sapere in che modo la storia procederà, se quel maestro di musica sarà in grado di sostenere il peso delle sue scelte. È per questo che l’autore semina, lungo il procedere dei fatti, elementi che potremmo considerare tipici di un libro di investigazione, senza straniare l’effetto complessivo del romanzo.
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Nell’incalzare degli eventi, aumenta il pathos sulle sorti di questi individui, rivelandone la natura impavida, i sentimenti autentici, i sogni per una vita migliore di questa. Il risultato è eccezionale.
Con Il bambino nascosto le doti di Roberto Andò, che già apprezzavamo in veste di regista, si traslano al mondo della letteratura con una storia convincente e accorata, capace di descrivere i sentimenti umani e un’Italia difficile.
Per la prima foto, copyright: Kelly Sikkema su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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