I diritti dei Casamonica
Anche i Casamonica hanno i loro diritti, o mi sbaglio? Il diritto a celebrare un funerale sontuoso, potendoselo permettere e vivendo, noi tutti, in economia di mercato. Hanno diritto a partecipare al funerale, pur essendo vincolati ai domiciliari, perché glielo consentono un paio di magistrati. E hanno il diritto sacrosanto a fare egemonia culturale con un lancio di fiori da un elicottero, il trasporto del feretro in carrozza e Roll’s Royce, la musica del Padrino e gli applausi scroscianti del popolo romano.
Nessuno poteva negare ai Casamonica tutto questo, salvo il buon senso. Il problema vero sta tutto qui: quando viene meno la regola, il principio di legalità, allora il cattivo gusto del crimine organizzato governa i riti.
In una società deritualizzata, perché ciascuno ritualizza quel che vuole a suo uso e consumo, i Casamonica hanno ripristinato l’antico rito del corteo funebre adoperandolo per attestarsi come la più grande famiglia mafiosa della capitale italiana.
Siamo dentro un affronto? No, al contrario. Siamo dentro il mercato del rito e del potere, dove il denaro governa su qualunque altra dimensione. La legge conta poco, in queste circostanze, perché i funerali sono il terreno dell’informale, della partecipazione comunitaria.
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I Casamonica hanno portato in piazza e in chiesa la loro comunità di sudditi, per gridare “è morto il re, viva il re!”. Hanno dimostrato di essere molto più forti ed efficaci, sul piano mediatico, dell’affannato sindaco Marino e del suo predecessore Alemanno. Hanno rivelato all’Italia e al resto del mondo che il potere delle mafie si esercita soprattutto sul piano simbolico. E hanno stravinto.
Hanno vinto sul ministro degli interni, l’opaco Alfano, che dichiara di aver appreso dell’evento a cose fatte; hanno vinto sul giovane Orfini, che a corto di mezzi e di strumenti lancia un’inutile manifestazioncina antimafia di partito per gli inizi di settembre; hanno vinto sulla società civile, che non è scesa immediatamente in piazza e si è perfino sottratta dal farsi intervistare in tivù; hanno vinto sul Paese, perché mentre la politica romana è scossa dalle inchieste di Mafia Capitale, loro, i mafiosi di peso, festeggiano la morte del grande re.
Cosa aggiungere, allora? Che nell’egemonia del coattume romanesco, erettosi a coattume italiano, i Casamonica – che coatti sono per davvero – sono il vertice della nuova supremazia culturale: kitsch, truci, rozzi e ignoranti come pochi. Sono la personificazione familistica del potere che occupa lo spazio pubblico e quello mediatico: sono i veri sovrani di Roma. E come tutti i sovrani, anche i Casamonica hanno i loro diritti e privilegi.
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