I costi umani delle Olimpiadi brasiliane
Quali sono i costi umani di queste olimpiadi? Quando, pochi anni fa, il Brasile di Dilma Rousseff si accaparrò la possibilità di ospitare le Olimpiadi, dopo i Mondiali di Calcio, fu un colpaccio per tutto il Sud America. La più importante competizione sportiva del globo per numero di discipline e di atleti presenti sarebbe approdata nel sud del mondo. Ma a quale prezzo?
Fu subito chiaro a tutti che la presidenta brasiliana non avrebbe consentito alla miseria delle favela di interferire con i suoi populistici piani. E infatti da allora fino a poche settimane prima dell’inaugurazione nei quartieri più poveri si è giocata la partita del terrore. La paura di essere sottoposti ad arresti in caso di manifestazione, e perfino la bufala di una cellula terroristica del Daesh in Brasile. Tutto pur di consentire la sfilata atletica mondiale.
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Sempre allora, quando le Olimpiadi furono assegnate a Rio, la Rousseff non poteva prevedere che di lì a qualche tempo il suo governo sarebbe stato prima commissariato, poi esautorato. Infatti, questa competizione non vede l’abile politica brasiliana partecipare da prima donna alle celebrazioni, perché in attesa di un processo per corruzione con un pezzo della nomenclatura socialdemocratica di Lula.
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Il Brasile, questo cavallo da corsa che ha fatto sperare l’intero continente latino-americano, si è rivelato un bluff economico dai risvolti disumani. I racconti dalle favela, gli squadroni della morte, le manifestazioni soffocate sono la cornice entro la quale si svolgono i giochi. Nessuna ipocrisia può cancellare quanto avvenuto e, terminati i giochi, il declino verdeoro sarà inarrestabile.
L’economia in crisi, la disoccupazione dilagante, la delusione precoce nel progresso e nella democrazia socialista moderata sembrano essere l’anticamera di un populismo che attanaglia da oltre un decennio tutto il Sud America. Il dato più sconcertante è che le democrazie occidentali paiono non curarsi di questa frana in corso, partecipando attivamente alla retorica olimpica e nascondendo la verità sulle atrocità compiute dalle forze speciali brasiliane contro ogni focolaio di protesta anti-olimpica.
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Altro che giochi della pace. In Brasile si è giocata una bassa e bruta guerra contro chi ha visto nei giochi un aumento del debito pubblico da scaricare, come fu per i Mondiali, sulla popolazione più povera e indifesa. Di questo le cronache televisive dal Brasile non parlano. Lo fanno alcuni reporter coraggiosi, come l’italiano Ivan Grozny, e pochi altri. Come se la sordina dei giochi possa davvero far tacere le voci sui costi umani di questa competizione sportiva globale.
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