I classici in televisione: l’esempio di laeffe
Sembra che negli ultimi anni, in Italia, si sia sviluppata, e poi sempre più consolidata, un’abitudine deleteria: quella di considerare impossibile la “cultura” in televisione. Molti potrebbero obiettare che bisognerebbe, forse, mettersi d’accordo meglio sul significato di cultura. Tutto sommato, però, possiamo accontentarci e, con maggiore semplicità d’animo, pensare a cosa fu la paleo-televisione italiana per gli italiani.
Frutto ed effetto, fra altri, di un boom economico che ebbe notevoli contropartite e rovesci della medaglia, è chiaro, ma anche, allo stesso tempo, mezzo di emancipazione culturale non indifferente. Oggi, la progressiva marcia verso la parcellizzazione dell’offerta, attraverso l’ascesa del modello del canale tematico rispetto a quello generalista, può (o potrebbe) offrire ampi spazi di manovra in tal senso, e qualcosa comincia già ad essere raccolta.
Un esempio è costituito da laeffe, canale televisivo che ha fatto il suo esordio l’11 maggio scorso e, attraverso un’offerta variegata e un occhio di riguardo per la cultura, ha conquistato un buon numero di spettatori.
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Una iniziativa, che può interessare più da vicino il mondo dei lettori voraci, è la messa in onda di grandi classici della letteratura, in versioni televisive prodotte a livello internazionale. Nel corso dei mesi, si sono succedute, dopo Mildred Pierce, miniserie televisiva adattata dal romanzo di James M. Cain, Orgoglio e pregiudizio, Emma, Ragione e sentimento, Miss Austen Regrets, mentre in questo momento è in programmazione, ogni domenica alle 22.00, un episodio di Nord e Sud, dal romanzo di Elizabeth Gaskell del 1855.
Insomma, un esempio utile a chi dice sempre, senza distinguo e sfumature, che in televisione c’è solo spazzatura.
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