I campi di concentramento sono esistiti per i tedeschi? Berlusconi dice di no
In passato, ho letto di critiche mosse a Sul Romanzo per le prese di posizione di alcuni collaboratori su temi di attualità, come se un blog letterario vivesse in una torre d’avorio, senza alcun legame con la contemporaneità politica. Come se si potessero ignorare le prese di posizione di altri blog letterari italiani, basti pensare a Nazione Indiana o Il primo amore. Una visione del tutto provinciale, un modo di osservare la letteratura con spocchia, perché, secondo taluni, la letteratura se ne dovrebbe stare lontano dalla politica, dalla storia della politica, dall’attualità che ci coinvolge ogni giorno. Invece credo che un blog letterario, come anche una rivista culturale e i rispettivi profili nei social network, possano occuparsi di temi strettamente legati al presente, e perché no, anche quando quei temi hanno un rapporto diretto con nomi e cognomi dell’arena nazionale. Tutto questo ovviamente si può fare e si deve fare senza trasformare un blog letterario in un’estensione di partiti di destra o di sinistra o di centro. Avere a cuore la cultura significa anche non rinunciare a esporsi, prendendo posizione. Questo è il punto principale. Una cultura della condivisione della cultura stessa.
Se avete modo di seguire i profili Facebook, Twitter, Google+, Pinterest di Sul Romanzo, vi accorgerete subito che la condivisione di opinioni, link, confronti, suggestioni, senza una bandiera politica particolare, è pratica comune. L’intelligenza non è afferente a una parte politica (questa è l’illusione degli sciocchi).
Però, senza istrioniche prudenze, perché non prendere posizione è più comodo e vantaggioso, questo è indubbio, non ci si sporca le mani tenendo le mani in tasca come fanno non pochi nella comunicazione online, ieri è accaduto un fatto che ritengo grave.
Silvio Berlusconi ha dichiarato: «Per i tedeschi i campi di concentramento non ci sono stati, le fosse di Putin sì, i campi di concentramento in Germania no».
Che non dica poi “ah, mie parole fraintese”, operazione che appare oramai come un ritornello recidivo, perché il virgolettato sopra è evidente.
Un uomo di 77 anni che sembra vivere in un altro mondo. Basta consultare la saggistica degli ultimi decenni o seguire i dibattiti televisivi (o almeno farseli raccontare da chi in Germania vive) per comprendere come il senso di colpa tedesco rispetto ai campi di concentramento sia un tema su cui l’intera nazione si interroga di frequente, con conseguenze variegate e senza mai ostentare un infingimento, né nella comunicazione né sulla sostanza.
Va di moda negli ultimi tempi attribuire alla Germania gravi responsabilità come Stato, come se fosse un deus ex machina di ogni problema europeo, come se fosse burattinaio di azioni bancarie e restrizioni burocratiche, quando la verità è ben lungi da tale visione (per questo serve studiare, informarsi, consultare diverse fonti per approfondire). Forse la questione più ignobile è ritenere che più di 80 milioni di tedeschi siano superficiali su una profonda responsabilità storica che ha segnato vite, emozioni, pensieri per decenni. Come si può oggi, nel 2014, se si conosce qualche tedesco, se si conosce davvero qualcosa di un paese splendido, contraddittorio, così bello dal punto di vista culturale e che tanto ha dato al continente europeo come la Germania, affermare che per i tedeschi i campi di concentramento non ci sono stati? Come si può, per fini elettorali, utilizzare una frase tanto sciagurata quanto vergognosa?
Fra i lettori di Sul Romanzo ci sono tante persone di destra, vicine al liberalismo e anche magari al liberismo, che si sentono affini alle idee di Forza Italia e a quanto Silvio Berlusconi significa da vent’anni, ma le parole sono pietre e quando si parla dei campi di concentramento bisogna essere seri e responsabili. Non si scherza su questo argomento, non si parla con grossolanità. I tedeschi hanno enormi colpe e non lo hanno mai nascosto come Stato: più volte lo stesso Schulz, nominato da Berlusconi, e Merkel hanno parlato della loro storia nazista e non ci sono state parole ambigue. La lista di intellettuali tedeschi sulla medesima posizione sarebbe lunga e non solo intellettuali.
Il rispetto per la cultura impone di non far finta di nulla di fronte a una frase simile, almeno ci si dovrebbe interrogare.
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