I 9 uomini che fecero la fortuna dei Macchiaioli
Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati e Silvestro Lega sono solo alcuni dei pittori che dal 1855 si ritrovarono, insieme a Diego Martelli, noto critico d’arte del tempo, al Caffè Michelangiolo di Firenze dove avevano inaugurato il movimento che sulla «Gazzetta del Popolo» del 1862 fu definito dei Macchiaioli.
Ma non sono quelli che abbiamo appena citato gli uomini che fecero la fortuna di alcuni dei più importanti artisti italiani in attività tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Ci riferiamo, invece, a nove uomini che, sebbene in misura diversa, seppero fornire supporto a tutti i pittori del gruppo, garantendo loro un aiuto economico e fungendo, spesso, da veri e propri mecenati. In alcuni casi, acquistarono le loro opere dando vita ad alcune importanti collezioni che hanno rappresentato per lungo tempo il più interessante archivio del movimento dei Macchiaioli.
Vediamo da vicino chi sono questi uomini e a quali opere è legato il loro nome.
Cristiano Banti
Pittore anch’egli aderente al movimento dei Macchiaioli, Banti strinse una profonda amicizia con molti dei suoi colleghi cui offrì, in più occasioni, il suo aiuto economico, grazie all’ingente patrimonio familiare al quale attinse per comprare le opere di chi era maggiormente in difficoltà.
«Quella Galleria è unica nel suo genere, perché da alcuni lavori di scuola accademica si passa ai primi tentativi della macchia», così Adriano Cencioni parla per la prima volta della collezione di Banti .
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Le monachine (1861) di Vincenzo Cabianca
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La raccolta del fieno in Maremma (1867-1870) di Giovanni Fattori
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I promessi sposi (1869) di Silvestro Lega
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Ritratto della Marchesa Vettori (1865) di Giovanni Boldini
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Ritratto della figlia Alaide (1875) di Cristiano Banti
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Diego Martelli
Offrì ai Macchiaioli ospitalità presso la sua tenuta di Castiglioncello che rappresentò un punto d’incontro alternativo al Caffè Michelangiolo. Martelli ha tenuto la sua collezione privata per lungo tempo, fino a quando le difficoltà economiche degli ultimi anni lo costrinsero a renderla pubblica e a farne confluire una parte nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.
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La Senna (1876-1877) di Alphonse Maureau
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Ritratto di Teresa Fabbrini Martelli (1865-1866) di Giuseppe Abbati
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Rinaldo Carnielo
È stato il più attento tra i collezionisti delle opere dei Macchiaioli, arrivando a possederne circa 300, e strinse amicizia con Fattori e Lega.
Cavalleggeri in vedetta (1875 circa) di Giovanni Fattori
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Casa sul botro (1864) di Giuseppe Abbati
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L’ora del riposo di Giuseppe Abbati
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La visita in villa (1864) Silvestro Lega
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Edoardo Bruno
L’imprenditore torinese arrivò a possedere, nella sua dimora rinascimentale in Toscana, 150 opere dei Macchiaioli.
Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani
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Le gramignaie al fiume (1896) di Niccolò Cannicci
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Uliveta a Settignano (1885 circa) di Telemaco Signorini
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L’appello dopo la carica (1895) di Giovanni Fattori
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Incontro fatale (1900) di Giovanni Fattori
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Marcatura dei cavalli in Maremma (1887) di Giovanni Fattori
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Gustavo Sforni
Pittore egli stesso, fu fervido ammiratore dell’opera di Giovanni Fattori e strenuo mecenate di Oscar Ghiglia e Mario Puccini.
Ritratto della moglie Isa (1902) di Oscar Ghiglia
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Mario Galli
Fu scultore prima ancora di essere un mecenate con pochi mezzi, tanto che fu spesso costretto a cedere i quadri che aveva precedentemente acquistato.
Casa e marina a Castiglioncello (1862) di Odoardo Borrani
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La filatrice (1861) di Vincenzo Cabianca
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Enrico Checcucci
La sua è forse la raccolta più prestigiosa dei capolavori dei Macchiaioli toscani, comprendendo opere, tra gli altri, di Fattori e Boldini, al punto che agli inizi del Novecento fu realizzato un volume dedicato alla sua collezione, Pittori italiani dell’Ottocento nella raccolta di Enrico Checcucci di Firenze.
Signora in giardino (1861) di Vito D’Ancona
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Il giubbetto rosso (1895) di Federico Zandomeneghi
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Camillo Giussani
Presidente della Banca Commerciale Italiana, Camillio Giussani non fu solo un fine giurista e un banchiere, ma anche intellettuale e amante della letteratura latina, fu consigliere comunale di Milano (nella lista del Partito Democratico per la Ricostruzione) e, in tale veste, contribuì a ricostruire la città subito dopo la guerra, e successivamente fu membro del Consiglio Direttivo dell'Ente Autonomo del Teatro alla Scala. Alla fervente attività professionale seppe unire un forte amore per l’arte e, in particolare, per quella dei Macchiaioli.
Place du tertre (1880) di Federico Zandomeneghi
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Marina a Castiglioncello (1864) di Raffaello Sernesi
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Analfabeta (1869) di Odoardo Borrani
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Piazzetta a Settignano (1881-82) di Telemaco Signorini
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Mario Borgiotti
Pittore, prima ancora che collezionista, fu pure un ottimo divulgatore. Proprio a lui si devono, infatti, importantissime pubblicazioni incentrate sull’arte dei Macchiaioli edite nella seconda metà del secolo scorso.
Il Ponte Vecchio a Firenze (1879) di Telemaco Signorini
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L’omaggio e la mostra
Proprio per riconoscere a ognuno di questi personaggi il ruolo importante giocato a favore dell’arte dei Macchiaioli, e quindi dell’arte italiana, il Chiostro del Bramante, in collaborazione con Arthemisia Group, ha deciso di dedicare loro un’esposizione, curata da Francesca Dini.
La mostra, I Macchiaioli. Le collezioni svelate, sarà inaugurata il 16 marzo e resterà visitabile presso il Chiostro del Bramante fino al 4 settembre, con l’intento di far conoscere gli uomini che abbiamo appena menzionato e, soprattutto, le opere che facevano parte delle loro raccolte, anche se poi quest’ultime, per vari motivi, sono state smembrate tra vari collezionisti privati.
La mostra, infatti, è divisa in sezioni, ognuna delle quali è dedicata a uno dei nove uomini che fecero la fortuna dei Macchiaioli, anche se al centro restano le opere di questo movimento che ha segnato un’epoca dell’arte italiana e che, qui, vengono esposte in ben 110 esemplari.
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