I 100 libri che hanno cambiato la vita di David Bowie
Per chi ama David Bowie la lettura de Il book club di David Bowie – I 100 libri che hanno cambiato la vita di una leggenda di John O’Connell pubblicato in Italia da Blackie Edizioni (traduzione di Fabrizio Coppola, 2020)è un modo per entrare in maniera più profonda nell’intimità di un mito, scoprire episodi della sua vita strettamente legati alla sua crescita spirituale e artistica, mettere in relazione i suoi testi con le letture che lo hanno accompagnato per tutta la vita. Per chi conosce poco David Bowie questo libro aiuterà a conoscere meglio una leggenda, un uomo e un artista che ha cambiato il modo di approcciarsi alla musica, il cui metodo creativo piuttosto inusuale nella musica pop comportava l’aprirsi a ogni possibile influenza. A Bowie piaceva leggere, e molto, quindi i libri occupavano un ruolo naturale nel suo processo creativo. E non solo in quello.
Nel 2013, in occasione dell’apertura della mostra David Bowie Is a Toronto, l’artista stilò la lista dei suoi cento libri preferiti o per essere precisi, quelli più importanti e influenti. Bowie leggeva di tutto e la sua lista è veramente eterogenea. Da Lo straniero di Camus a Lolita di Nabokov, da La terra desolata di T.S. Elliot a Mentre morivo di William Faulkner, dalla Divina Commedia di Dante al Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma la lista è lunga e gli autori sono tanti.
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Quando nacque Ziggy Stardust Bowie aveva già alle spalle numerosissime letture tra cui George Orwell le cui profezie aveva messo in musica nell’album Diamond Dogs. In Where are the Dead è racchiusa infatti l’anima di 1984: il titolo riprende le parole che Winston, il protagonista di 1984, rivolge a Julia mentre giace con lei un attimo prima che il loro nascondiglio venga scoperto e loro separarti per sempre. In quasi cinquant’anni di carriera il bagaglio di letture diventa ingombrante. Alcuni libri viaggiavano costantemente con Bowie, erano inseparabili e tutti riflettono il suo lato Mod, mai abbandonato. Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald eLa terra desolata di T.S. Eliot sono chiara espressione di questo suo lato anche se tra i cento libri s’intuiscono i diversi interessi che ha avuto nel corso della vita: il buddismo, la cultura afroamericana, il Giappone, l’anglomania, la Repubblica di Weimar, la teoria dell’arte, il postmodernismo, la fantascienza, la neurodiversità che lo convinse che la schizofrenia, di cui soffriva suo fratello, potesse essere qualcosa da esaltare e non di cui vergognarsi.
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Nella lista dei cento ci sono titoli che rappresentano la polifonia di Bowie e la sua poliedricità: il nadsat, lo slang anglo-russo parlato da Axel di Arancia Meccanica di Anthony Burgess affiora nel brano Suffragette City che successivamente mescolerà con il linguaggio segreto dei gay inglesi, il polari, in Girls Loves Me.
Lo scrittore giapponese Yukio Mishima era molto amato da Bowie tanto che, nell’appartamento in cui viveva a Berlino, durante le registrazioni di Heroes dormiva sotto il ritratto dello scrittore che lui stesso aveva realizzato. Probabilmente Bowie trovava il machismo guerresco di Mishima ammirevole perché si trattava ovviamente di una performance. E lui era geniale nelle sue performance sul palco. I suoni dei macchinari della trilogia berlinese pulsano attraverso il capolavoro di Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz; A Grave for a Dolphin di Alberto Denti di Pirajno ispirerà il famoso verso di Heroes, quello in cui desidera nuotare come un delfino; Christopher Isherwood di Il signor Norris se ne va sarà la guida spirituale di Bowie a Berlino: Isherwood aveva definito Berlino negli anni della Weimar un luogo dove «l’odio esplodeva improvvisamente, senza alcun preavviso, da episodi in apparenza insignificanti». Cercando di scoprire le radici di quell’odio, per l’album Station to Station Bowie creò il Duca Bianco, un uomo ossessionato dall’occulto e dal pensiero nietzschiano.
L’elenco dei libri e delle suggestioni sarebbe troppo lungo da scrivere per cui leggere questo libro è un viaggio di notevole spessore letterario e come scrive l’autore nella nota «la lista […] non è la biblioteca inavvicinabile di un personaggio leggendario […] è un invito a immergerci nei libri e nel loro potere di trasformarci».
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Molto interessante è anche seguire il percorso sonoro indicato dall’autore: l’Iliade di Omero abbinata all’ascolto di Wishful beginnings; L’outsider di Colin Wilson a Space Oddity; Città di notte di John Rechy a John, I’m Only Dancing; Il sistema di morte americano di Jessica Mitford a My death (cover deLa mort di Jacques Brel che cantava dal vivo all’epoca di Ziggy Stardust). E tanto altro ancora.
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