I 10 consigli di scrittura di Elmore Leonard
Il 16 luglio 2001, Elmore Leonard ha scritto un breve articolo per il «New York Times», delineando questi dieci consigli di scrittura.
La lista era preceduta da questo breve passaggio:
Queste sono regole che ho raccolto lungo la strada per aiutarmi a rimanere invisibile quando scrivo un libro, per aiutarmi a mostrare piuttosto che a dire cosa sta accadendo nella storia. Se hai facilità di linguaggio e immaginazione e il suono della tua voce ti piace, l’invisibilità non è quello che cerchi e poi saltare queste regole. Eppure, potresti dare comunque un’occhiata.
E veniamo ai dieci consigli di scrittura:
Mai aprire un libro parlando delle condizioni atmosferiche
Se serve solo per creare atmosfera, e non per descrivere la reazione di un personaggio alle condizioni meteo, non vuoi andare molto lontano. Il lettore è pronto ad andare avanti cercando di leggere di persone. Ci sono eccezioni, ovviamente. Se ti capita di essere Barry Lopz, che ha descritto il ghiaccio e la neve in più modi di un eschimese, puoi fare tutti i bollettini meteo che vuoi.
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Evita i prologhi
Possono annoiare, soprattutto un prologo che segue un’introduzione che viene dopo una premessa. Ma questi, in genere, si trovano nei saggi. Un prologo, in un romanzo, è un antefatto, e puoi inserirlo ovunque voglia. In Quel fantastico giovedì di Steinbeck c’è un prologo, ma va bene, perché un personaggio del libro fa il punto di ciò di cui parlano queste mie regole. Egli dice: «Mi piace che in un libro si parli molto e non mi piace che qualcuno mi dica com’è quello che sta parlando. Voglio avere la possibilità di immaginarmi com’è dal modo in cui parla… immaginarmi cosa sta pensando da ciò che dice. Mi piacciono le descrizioni, ma non quando ce ne sono molte…».
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Non usare nessun altro verbo oltre a “dire” per gestire i dialoghi
La battuta del dialogo appartiene al personaggio; il verbo è dello scrittore che sta ficcando il naso nel dialogo. Ma “dire” è molto meno intrusivo di “borbottare”, “ansimare”, “ammonire”, “mentire”. Una volta ho notato che Mary McCarthy aveva chiuso una battuta con “lei asserì” e dovetti interrompere la lettura per prendere il dizionario.
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Non usare un avverbio per modificare il verbo “dire”…
Usare un avverbio in questo modo (o quasi in qualsiasi altro modo) è un peccato mortale. Lo scrittore si espone troppo, usando una parola che distrae e può interrompere il ritmo dello scambio. In uno dei miei libri c’è un personaggio che dice come fosse solita scrivere romanzi rosa di ambientazione storica “pieni di stupri e avverbi”.
*****
Tieni sotto controllo i tuoi punti esclamativi
Te ne sono permessi non più di due o tre ogni 100 mila parole. Se hai l’abilità di giocare con i punti esclamativi, come fa Tom Wolfe, allora puoi buttarne giù a piene mani.
Non usare mai espressioni come “all’improvviso” o “si scatenò l’inferno”
Questa regola non richiede alcuna spiegazione. Ho notato che gli scrittori che usano “all’improvviso” tendono a esercitare meno controllo sull’uso dei punti esclamativi.
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Usa dialetti e slang con moderazione
Una volta che cominci a compitare foneticamente le parole nei dialoghi e a riempire la pagina di apostrofi, non sarai più in grado di fermarti. Nota come Annie Proulx cattura le voci del Wyoming nel suo libro di racconti Distanza ravvicinata.
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Evita le descrizioni dettagliate dei personaggi
In Colline come elefanti bianchi di Ernest Hemingway, come sono “l’americano e la ragazza che era con lui”? «Si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo». Questo è l’unico riferimento a una descrizione fisica, e ancora vediamo la coppia e la conosciamo dai toni di voce, senza il ricorso a nessun avverbio.
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Non dare troppi dettagli descrivendo posti e cose
A meno che tu non sia Margaret Atwood e sia in grado di dipingere scene con le parole o di scrivere paesaggi nello stile di Jim Harrison. Ma anche se sei bravo a farlo, di certo non vuoi descrizioni che portino l’azione, il flusso della storia, a un punto morto.
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Cerca di omettere le parti che i lettori tendono a saltare
Pensa a cosa salteresti leggendo un racconto, come ad esempio fitti paragrafi con troppe parole.
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E voi cosa ne pensate dei consigli di scrittura di Elmore Leonad? Vi riconoscete, oppure pensate che siano "esagerati"?
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