Hai una storia da raccontare? SEM e Federico Moccia ti offrono l'opportunità di pubblicarla
Parte oggi un interessante progetto della casa editrice SEM in collaborazione con Federico Moccia. Lo scrittore e sceneggiatore romano, autore di romanzi di enorme successo come Tre metri sopra il cielo (Feltrinelli, 2004), ora sta scrivendo un nuovo libro intitolato La ragazza di Roma Nord la cui uscita è prevista nel gennaio del 2020 e lancia un insolito concorso letterario: tra il 25 luglio e il 31 ottobre sul sito www.semlibri.com/cantieredellestoriesarà possibile inserire un proprio testo della lunghezza massima di seimila battute, seguendo le indicazioni fornite dal sito stesso. Federico Moccia e i redattori di SEM sceglieranno quindi otto storie che verranno inserite nel romanzo e comunicheranno i nomi dei selezionati a partire dal 16 novembre.
Abbiamo fatto a Federico Moccia qualche domanda a proposito di questa sua idea, che susciterà sicuramente molto interesse fra gli aspiranti scrittori.
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Come mai è partito con questo progetto per coinvolgere esordienti e lettori sconosciuti a cui far scrivere una storia, anziché chiedere magari la partecipazione a un libro collettivo a scrittori già affermati?
Questa cosa è già accaduta spesso, ci sono tanti scrittori che fanno libri collettivi, in genere di racconti, spesso di gialli o noir. La mia idea nasce dal tipo di storia che sto scrivendo, La ragazza di Roma Nord, che si svolge in una stazione ferroviaria. Il protagonista è un ragazzo, che aspetta una donna che non conosce in una stazione e incontra persone che gli raccontano delle storie. Una situazione alla Tom Hanks in Terminal, più o meno, anche se lui non è prigioniero nella stazione.
A me piace ascoltare le storie raccontate dalla gente comune, anche perché spesso chi diventa famoso tende anche a diventare chiuso, spigoloso, una persona con cui poi è difficile rapportarsi.
Io non capisco perché certi cambiano così tanto: io continuo a essere identico a me stesso, magari ero antipatico prima e resto antipatico adesso, ma mi comporto sempre allo stesso modo.
Non la spaventa l'idea di dover leggere e selezionare le tantissime storie che sicuramente arriveranno alla casa editrice?
Nel '90 Tre metri sopra il cielo era stato bocciato da tanti editori e mi toccò pubblicarlo due anni dopo a mie spese, con una piccolissima casa editrice che si chiamava "Il ventaglio", poi ci sono voluti dodici anni per ripubblicarlo. Per questo io penso che chissà quante persone hanno scritto cose meritevoli, ma poi finiscono per essere valutate dal lettore di una casa editrice che quel giorno è arrabbiato col mondo perché ha litigato con la fidanzata o non ha trovato parcheggio e boccia il testo per ragioni sue.
Mi chiedo sempre come mai un libro che dodici anni dopo ha venduto centinaia di migliaia di copie senza essere stato modificato più di tanto possa essere stato bocciato, anche in modo severo perché ho conservato le lettere, da coloro che dovrebbero essere in grado di giudicare e valutare dei libri. Chi esamina un testo dovrebbe avere la capacità di entrare nella testa dei lettori e intuire le loro scelte, e non promuovere o bocciare solo secondo i propri gusti personali.
Grazie alla mia esperienza penso che ci possano essere autori che scrivono bene, ma che non riescono a entrare nel nostro chiuso e arrugginito sistema di valutazione dei manoscritti. Adesso tengono persino conto della tua visibilità sui social network, ma la capacità di emozionare scrivendo un racconto non c'entra nulla con la bravura a rendersi visibili sui social.
Da un punto di vista tecnico sarà facile o difficile inserire in un romanzo già strutturato dei brani diversi di sole seimila battute?
Troveremo senz'altro un modo per giustificare l'inserimento di un racconto, o di una poesia, all'interno della trama principale, in base a quello che verrà scelto.
Quest'idea appare un po' come un sasso buttato nello stagno: l'ha pensata come un tentativo di vivacizzare il mondo editoriale?
Mi piace moltissimo quest'immagine dei cerchi concentrici generati dal sasso! Credo che l'idea mi sia venuta come tentativo di vivacizzare non tanto l'editoria quanto i rapporti con la gente: dare prima di tutto una possibilità di visibilità ai lettori che scrivono, e poi raccontare una storia in modo divertente grazie all'inserimento di otto sorprese, otto novità, otto sensazioni diverse che possono arricchirla.
Ci sono tante persone che meritano di avere i famosi quindici minuti, o anche di più, di notorietà, come diceva Andy Warhol. Sceglierò i migliori tra tanti perché se lo saranno meritato.
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In Italia oggi si legge poco, si scrive tanto e forse si pubblica anche troppo, considerando la media di copie vendute. Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
Sicuramente tutto dovrebbe riprendere le fila dal basso, e non solo dal punto di vista letterario, tornando a delle scuole con una capacità educativa diversa, più precisa e severa. Quando ero ragazzo io leggere faceva figo: parlare di libri funzionava tantissimo con le ragazze, mentre adesso sei fuori se non hai visto l'ultimo video su You Tube. Che poi, quando la gente inizia a leggere, rimane sorpresa: conosco persone che hanno iniziato a leggere a trent'anni e hanno scoperto un mondo.
Io da ragazzino leggevo tantissimo. Mi ricordo che quando uscì Tre metri sopra il cielo un giornalista scrisse un articolo elencando una serie di titoli di romanzi e chiedendosi ironicamente se io li conoscessi, ma erano davvero tutti libri che avevo letto da ragazzo.
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Per la prima foto, copyright: Green Chameleon su Unsplash.
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