Gustav Mahler, dai difficili inizi alla profonda amicizia con Richard Strauss
Conoscere gli esordi di grandi personaggi del mondo della cultura (che si tratti di arte, letteratura o anche musica) può essere utile per capire come insistenza, caparbietà e impegno possano essere gli ingredienti giusti per andare avanti e per raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati. Oltre ovviamente a una buona dose di coraggio e, perché no, quel pizzico di faccia tosta nel sapersi proporre alle persone giuste nel momento giusto.
Proprio di questo ci parlano gli esordi di Gustav Mahler, il famoso direttore d’orchestra e compositore austriaco, autore di dieci sinfonie e numerosi Lieder. Nato nel 1860 in una cittadina della Repubblica Ceca, Mahler completò gli studi presso il conservatorio di Vienna nel luglio 1878. Appena diciottenne, si ritrovò dunque a trascorrere «in città i due anni successivi, iscrivendosi all’università e sbarcando faticosamente il lunario come insegnante di pianoforte» come racconta Franz Willnauer nell’introduzione a Caro collega (edito da Il Saggiatore nella traduzione di Silvia Albesano), raccolta di lettere di Gustav Mahler indirizzate a compositori, direttori d’orchestra e intendenti teatrali.
Proprio dall’esigenza di liberarsi della precarietà economica in cui versava Mahler fu spinto a scrivere le sue prime lettere, ad esempio chiedendo a Gustav Lewy di:
procurarmi al più presto un ingaggio come Kapellmeister per la prossima stagione invernale, poiché nonostante le insistenze del Direttore Zwerenz, a causa della mia famiglia non posso accettare un incarico a Iglau, mia città natale.
Ma forse la lettera più emblematica delle difficoltà incontrate da Mahler e insieme del suo ardente desiderio di affermarsi nel mondo della musica è quella inviata il 25 gennaio 1884 al direttore d’orchestra, pianista e compositore tedesco Hans von Bülow, al quale il Nostro aveva precedentemente chiesto un incontro che però gli era stato negato:
Mi perdoni se, nonostante il rifiuto ottenuto dal portiere del suo albergo, oso rivolgermi a Lei, correndo il rischio di essere considerato uno sfrontato.
Quando L’ho pregata di concedermi un colloquio, non sapevo ancora quale fuoco avrebbe acceso nel mio animo la Sua arte impareggiabile. – Non voglio tergiversare: sono un musicista che brancola nella tremenda notte in cui versa la scena musicale contemporanea senza una stella polare, completamente esposto alle insidie del dubbio e dell’errore.
Quando nel concerto di ieri ho visto realizzarsi quanto di più bello io abbia mai immaginato e sperato, ho finalmente compreso: è questa la tua patria – questo il tuo Maestro –, il tuo peregrinare è finito, ora o mai più!
Ed eccomi qui a supplicarLa: Mi prenda con sé – poco importa in quale forma –, mi permetta di diventare un Suo allievo, anche a costo di pagare con il sangue il mio tirocinio. – Non so di che cosa sono – potrei essere – capace; Lei non ci metterà molto a scoprirlo. Ho 23 anni, ho frequentato l’università a Vienna, in quella stessa città ho studiato composizione e pianoforte al Conservatorio e ora, dopo le più infelici peregrinazioni, sono stato assunto qui in teatro come 2º Kapellmeister. – Se questa insulsa attività possa soddisfare un essere umano che crede nell’arte in modo struggente e appassionato e ovunque la vede bistrattata nel peggiore dei modi, potrà giudicare Lei stesso sin troppo bene. – A Lei ora mi affido anima e corpo, e se Lei vorrà accettare questo dono, nulla potrebbe farmi più felice. Se mai mi onorasse di una risposta, sappia che sono pronto a fare tutto ciò che mi proporrà.
Ah – mi conceda almeno una risposta!
Solo quattro anni dopo Mahler scriverà la sua prima lettera al compositore e direttore d’orchestrea Richard Strauss al quale, sebbene fosse più giovane di lui, chiese nel luglio del 1888 alcuni consigli per riuscire a far eseguire una sua sinfonia a Monaco:
Caro collega!
Poiché il mio viaggio di ritorno a Monaco subirà quasi certamente un ritardo considerevole, La prego di volermi gentilmente indicare i passi da compiere affinché una mia sinfonia venga eseguita in città nella prossima stagione concertistica – o di dirmi se sussiste una benché minima possibilità al riguardo.
[…]
La prego, caro amico, mi consigli e – mi aiuti un poco, se può.
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Va detto però che il rapporto tra Strauss e Mahler fu improntato a un aiuto reciproco, al punto che nell’ottobre 1891 Mahler gli promette una mano per ottenere la rappresentazione delle opere del violinistra Alexander Ritter, amico di Strauss sul quale ebbe non poca influenza:
Le prometto che farò tutto il possibile per far rappresentare qui entrambe le opere di Ritter, e per farle rivivere grazie a un’accuratissima messa in scena. […] Che si accinga ora a dirigere il Tristan, mi riempie di gioia, per Lei e per il Tristan. Che bello che Lei possa allestirlo da cima a fondo! –
Sempre in questa lettera Mahler racconta all’amico e collega Strauss le difficoltà che stava incontrando per le sue partiture, fino a cedere a una demoralizzazione forse eccessiva:
Quanto alle mie «partiture», caro amico, sono sul punto di chiuderle in un cassetto. Non ha idea dei continui rifiuti che ricevo. – Vedere ogni volta come gli interlocutori caschino dalla sedia, e dichiarino un azzardo impossibile portare in scena cose del genere – alla lunga diventa insopportabile. – Questo eterno e vano bussare di porta in porta. –
8 giorni fa Bülow per poco non restava secco, quando ho tentato di eseguirgliene dei brani. – Lei non ci è mai passato, e non riesce a immaginare che si possa cominciare a perdere la fiducia.
Mio Dio! Il mondo andrà avanti anche senza le mie composizioni!
Nonostante lo stato d’animo sfiduciato verso la propria carriera, Malher non mancherà di consolare l’amico Strauss quando sarà lui a trovarsi in un momento di difficoltà. E infatti nel 1893 gli scrive parole di grande tenerezza amicale per confermare la profonda stima nutrita verso la sua musica:
[…] vorrei ricordarLe che qui ad Amburgo c’è un musicista che La comprende e La difende (diciamo così, per amore della rima), per il quale in qualsiasi momento sarebbe un onore e un piacere spianarLe la strada, nei limiti consentiti dalle sue deboli forze. –
In una parola – se mai dovesse incontrare degli ostacoli nell’allestire una prima (per via della tenera sollecitudine dei nostri cari signori intendenti e direttori – o magari, chissà, di un qualche Kapellmeister) – e lo Stadttheater di Amburgo non dovesse sembrarLe troppo inadeguato[,] Le offro la mia più completa disponibilità per eliminare una volta per tutte queste difficoltà. –
Una stima che restò intatta, anzi andò crescendo, nel corso degli anni. Risale al 1894 infatti un esplicito attestato del senso di amicizia col quale Mahler si sentiva legato a Strauss:
Non conosco nessuno al quale mi leghi una maggiore affinità elettiva e al cospetto del quale ammutolirebbe in me anche la più piccola meschinità.
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Ancora verso la fine di aprile del 1900, Mahler omaggia l’opera di Strauss in maniera inequivocabilmente esplicita:
Mi creda, quando ne ho l’occasione, sono molto lieto di poter onorare la Sua opera come merita.
Sarà proprio l’amicizia con Strauss, nel febbraio 1907, a rafforzare la sua ammirazione anche per il compositore austriaco naturalizzato americano Arnold Schönberg:
Ieri ho ascoltato l’ultimo quartetto di Schönberg, ricavandone un’impressione così forte, travolgente quasi, che non posso fare a meno di raccomandarLe quest’opera per la Tonkünstlerversammlung di Dresda. Le manderò presto la partitura, e spero che prima o poi trovi il tempo per dare un’occhiata.
Ammirazione che crescerà nel corso degli anni, come testimonia una lettera inviata allo stesso Schönberg il 10 gennaio del 1910:
Mio caro amico Schönberg!
È stato molto gentile da parte Sua scrivermi così diffusamente. Quello che mi dice sulle Sue impressioni – un tempo e ora –, lo capisco molto bene, e in sostanza l’ho sempre pensata nello stesso modo. – In questo Lei è molto diverso da me. Io mi lascio travolgere senza remore – senza paura, correndo il rischio di perdermi in qualcun altro. (Nell’intimo, infatti, so perfettamente che saprò ritrovarmi.) – Che importanza ha chi scrive le opere, se arrivano proprio al momento giusto?
Nella stessa lettera però Mahler confessa a Schönberg di far fatica a comprendere fino in fondo le sue opere:
Ho qui con me il Suo quartetto e di tanto in tanto lo studio. Ma mi riesce difficile. Mi dispiace moltissimo di non riuscire a seguirLa bene; e confido nel futuro, se sarò più in sintonia con «me stesso» (e quindi anche con Lei).
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E conclude mettendo in evidenza come le difficoltà per lui stiano continuando, nonostante i successi già mietuti e gli incarichi ricevuti nel tempo:
La mia Prima Sinf[onia] qui non ha avuto molto successo – lo si capisce dal fatto che cammino per le strade pressoché incognito. E provo tanta nostalgia della mia patria (vale a dire delle poche persone [una parola cancellata] dalle quali vorrei essere compreso, e a cui voglio bene[)]. E tra queste Lei è senz’altro in prima fila.
L’amicizia e l’ammirazione che legò Gustav Mahler a Richard Strauss rappresentano un ottimo esempio di come grandi menti possano trovare modi per collaborare e sostenersi reciprocamente al di là delle normali rivalità e invidie per il successo altrui.
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