“Godetevi la corsa”: chiacchierata con Irvine Welsh
Godetevi la corsa è l’invitante titolo dell’ultimo romanzo di Irvine Welsh, edito in Italia da Guanda nella traduzione di Massimo Bocchiola. In occasione della pubblicazione del volume in italiano, Guanda ha reso possibile un’intervista con l’autore e una presentazione di libro che, personalmente, ho percepito come una splendida opportunità di porre domande a un mito della letteratura contemporanea. Non delude Welsh, come solo lui sa fare da decenni.
Nel raccontare la storia di Terry, il tassista più attivo sessualmente che la Scozia abbia mai visto, Welsh adotta una sottile ironia e un delizioso umorismo che contagiano il lettore. Un registro diverso rispetto agli altri scritti dove il dramma vinceva su ogni altra forma narrativa. Terry Lawson, però, – e non lasciatevi ingannare dalle sue facili battute – non è solo un tassista che vede il mondo attraverso la lente dei rapporti sessuali. Fidatevi, è molto di più, ed è così realistico da rischiare di crederlo reale.
Ciò che più colpisce del nuovo romanzo di Welsh è la questione linguistica. Quando ci si accinge a leggere si ha l’inziale sensazione che le parole tracciate siano italiane solo in apparenza. E, forse, in fondo è esattamente così. Massimo Bocchiola ha svolto un lavoro eccezionale (e lo fa da vent’anni, da quando tradusse per la prima volta la narrativa di Irvine Welsh) nel rendere in italiano la lingua della workingclass scozzese. Un lavoro titanico, e gustosissimo per il lettore.
Terry si esprime in un modo inconfondibile, così come il VIP americano, Ronnie Ckecher, ma anche il “piccoletto” un po’ lento di testa, Jonty. L’effetto di questa alternanza peculiare a ciascun personaggio che racconta la stessa vicenda dalla sua prospettiva è a dir poco straordinario.
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Per quanto riguarda la questione linguistica, Welsh sostiene che non sia stato difficile affrontarla perché «ho lasciato che fossero i personaggi a raccontarsi, quindi se ci passi tanto tempo con loro la struttura linguistica diventa facile da realizzare. Posso dire che le storie siano state scritte dai personaggi stessi».
La bravura di Welsh è palpabile: il lettore ha la sensazione di parlare con Terry e, anzi, dopo una decina di pagine rischia di adottare il suo stesso registro lessicale. Se questo è l’effetto sortito sul lettore, sul loro autore non può essere che molto più pregnante. «Vero» afferma Welsh, «entrando in profondo contatto con il personaggio, ti contamina il suo modo di parlare. Ci sono, però, determinati esercizi di respirazione, simili a quelli di un attore, per “uscire” dalla pelle del personaggio».
I capolavori richiedono tempo, quindi mi è impossibile trattenere la curiosità e scoprire quanto abbia impiegato a scrivere Godetevi la corsa. «Seduto al tavolino, ho impiegato sei mesi per la stesura. Sono trascorsi, però, due anni dal primo momento che ho deciso di iniziare a scrivere. Questo perché ho lavorato anche su altri libri e sceneggiature allo stesso tempo».
Terry Lawson, uno dei personaggi principali dell’ultimo romanzo di Welsh, è un tassista «perché è un personaggio mobile» spiega lo scrittore, «esattamente quello che mi serviva perché potesse muoversi tra donne, droga, furti in casa. Anche se i furti in casa ho deciso di toglierli perché aveva già il suo gran bel da fare».
Godetevi la corsa è un romanzo dalle tinte forti che ti entra nella mente in modo quasi organico. Lo vivi. Al contempo, però, è anche intriso di umorismo. Come mai la scelta dell’umorismo in questo romanzo? «Prima ho scritto dramma, l’umorismo non vi trovava grande spazio. Scrivevo Godetevi la corsa mentre in Scozia c’era il Referendum. Una sana risata mi era sembrata indispensabile per alleggerire il clima».
Godetevi la corsa di Irvine Welsh, sia a leggerlo sia a scoprirlo attraverso le parole dell’autore, è esattamente come espresso nel titolo originale: è A decent ride. In entrambe le sue accezioni, ovvero di corsa decente e di scopata decente.
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