Gli assassini di Alatri
Alatri rimarrà nella memoria pubblica come il luogo nel quale un ventenne è stato massacrato e ucciso a suon di botte e mazzate da due coetanei. Non è l’episodio in sé a far riflettere, ma la ferocia con la quale si sono accaniti. I motivi per una tale esplosione di violenza non ci sono mai. C’è soltanto da prendere atto di una condizione, quella di questi due violenti, che andava sanzionata prima che avvenisse l’omicidio.
Si tratta di ragazzi noti alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, con evidenti problemi di integrazione sociale, con una smania ossessiva di governare un territorio da piccoli capi. Nel loro percorso ci sono tutti gli elementi che ne fanno degli aspiranti criminali di rango, dei violenti senza possibilità di redenzione. Di fronte a questi due, la giustizia sociale, i sistemi sociali comunali e la giustizia minorile, avrebbero dovuto intervenire da tempo: privandoli della libertà. Sì, della libertà di fare del male, di angustiare, con le loro angherie da bulletti, una generazione di adolescenti ad Alatri. Ora che c’è stato il morto, la detenzione è d’obbligo e tutti ci auguriamo che sia lunga e magari penosa, ma questo non restituirà la vita al morto.
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Diventa necessario riflettere su questo episodio affinché non ne accadano di simili, provando a condurre delle attività di pacificazione dentro questa generazione che viene. Una pacificazione con se stessi innanzitutto, perché non si può massacrare una persona senza un senso. E perché non si può e non si deve mai uccidere, a prescindere dai motivi. Quando ad ammazzare sono dei giovanissimi, è tutta la società a essere responsabile. Tutta quanta, nessuno escluso. La società che ha visto e ha taciuto. Che ha allevato questi violenti assassini. Che non ha escluso la violenza dalle forme della convivenza.
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Dobbiamo stare tutti molto attenti, d’ora in avanti, perché Alatri può essere soltanto l’inizio di un declino irreversibile interno a una generazione troppo giovane, perché si bruci con l’assassinio. Mai più Alatri, certo. Ma mai più un’Italia che inneggia alla violenza privata, al farsi giustizia da sé, a prevaricare l’altro o l’altra. Perché i due assassini di Alatri sono soltanto il risultato più bruto di una società nazionale che si imbarbarisce ogni giorno di più, sollecitata alla violenza da stupidi arringatori della politica e della stampa. La violenza non è una soluzione, ma una causa. Non è una risposta, ma una grande domanda di vendetta. Bandirla è ciò che va fatto, perseguito, inseguito. Prima che essa si appropri del tutto anche della nostra gioventù. Come accaduto agli assassini di Alatri.
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