Gli amici di Emilio Lussu raccontati da Graziella Monni
Il 28 luglio scorso è uscito, per Mondadori, Gli amici di Emilio, un titolo che all’apparenza non tradisce l’ambiente e il clima della narrazione.
A scriverlo Graziella Monni, dirigente scolastico di professione, che si affaccia alla narrativa dopo essere stata finalista al Premio Calvino nel 2000, e lo fa con un lavoro che si pone a metà strada tra la formazione giovanile e il romanzo storico.
Siamo a Corilè, un paese immaginario dell’entroterra sardo, amministrato da Giovanni Lai che svolge il ruolo che noi ora chiamiamo sindaco e che all’epoca del fascismo prendeva il nome di podestà. Giovanni Lai è una persona coscienziosa, buona, amata da tutti, che agisce, o crede di agire in autonomia. Ma è alla dittatura che deve rispondere e a cui deve conformarsi, e comunque si sente orgoglioso del compito che deve svolgere. Quando ha avuto la nomina dal governo è stato ben felice di accoglierlo. Si sente un bravo fascista ed è molto legato alla famiglia: la moglie, Donna Margherita, comprensiva ma non per questo poco attenta alla realtà circostante, e l’unico figlio, Filippo.
C’è un problema però, perché quest’ultimo sta per lasciare il Paese. E il motivo è presto detto: si è innamorato di una ragazza ebrea e vuole sposarla. Per proteggerla non gli rimane che scappare fuori dall’Europa. Le recenti leggi razziali espongono a un grave pericolo anche (o soprattutto) la famiglia del podestà. Per di più si fa vedere in giro da un po' di tempo un forestiero che dice di essere un imprenditore agricolo, interessato ai terreni di Giovanni Lai, che con domande inopportune mette tutti in allerta.
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Padre e figlio hanno quindi idee opposte. Idee che li dividono su territori inconciliabili, pur uniti dall’amore e dal rispetto che provano l’uno per l’altro. Non c’è odio ma solo scontro ideologico.
Una frattura che fa soffrire entrambi.
Con un primo quanto importante flashback, vediamo Filippo ragazzino, con una personalità forte e decisa «che gli faceva avere comportamenti spesso spiazzanti»; preferisce la compagnia di ragazzi semplici o umili, ma critici del mondo che li circonda e che pensano con la loro testa, proprio come lui.
Qui si delinea il punto centrale della storia perché egli, con il migliore amico Francesco – «figlio di Giacomo Boi, un muratore conosciuto a Corilè noto col soprannome di Bobore-Lenin per la sua fede comunista. Una passione che non si curava di nascondere e per la quale più di una volta aveva preso a male parole Giovanni Lai» – e con altri quattro amici fonda una banda. Una delle tante che rivaleggiano in paese, la maggior parte delle quali aderiscono alla violenza e alla sopraffazione del periodo nel quale vivono.
Un giorno incontrano un veterano della Prima guerra mondiale, Efisio Mallu, che racconta loro una storia che li segnerà profondamente e che non dimenticheranno mai:
«c’è un uomo, per la verità ce n’è più d’uno, ma c’è un uomo, e di lui parleremo, che può vantare onestà, coraggio, coerenza, voglia di opporsi all’ingiustizia. Ha combattuto con valore nella Grande guerra; e dopo è stato eletto a rappresentarci in Parlamento. È un antifascista, aggiunse a voce bassa, si oppone a Mussolini, combatte per la libertà. Quest’uomo si chiama Emilio Lussu.».
Da qui nasce il nome della banda che dà titolo al romanzo: Gli amici di Emilio.
I sei ragazzi rimangono colpiti dalla vita e dagli ideali di giustizia e libertà portati avanti da questo grande uomo che loro nemmeno conoscono e per i quali ha subito una condanna al confino a Lipari. Ideali che sono innanzitutto di vita prima ancora che politici.
Grazie all’anziano reduce che ha combattuto con Lussu, iniziano un rapporto epistolare con lui. Sarà come avere un contatto diretto, come averlo davanti, ed egli per giunta risponde alle loro missive.
Quando cresceranno la vita li dividerà chiamandoli ai doveri di adulti. Ognuno, con destini diversi, dovrà affrontare la propria battaglia, che non è solo personale ma di una comunità intera. D’altro canto non vivono in tempo di pace. E allora c’è chi parte volontario nella guerra d’Etiopia perché pensa che sia “la guerra di tutti gli italiani”. Ma la realtà è che dove ci sono povertà e miseria la guerra è l’unica possibilità di riscatto ed è su questo che fa leva il regime.
O chi decide di farsi prete. O ancora chi sceglie di restare per aiutare il padre a sfamare la famiglia perché il governo aiuta i nuclei numerosi solo sulla carta. Filippo, poi, fuggirà in America, come anticipato.
Quando con la Liberazione torna a Corilè «pensa di trovare un senso al non senso della morte». Decide di fare lo stesso lavoro istituzionale del padre, e inoltre da perfetto capo-banda qual era prende carta e penna e contatta lui stesso Lussu per raccontargli dell’incredibile esperienza fatta in gioventù con i suoi compagni e dell'esempio che è stato per loro. Ed è come se il cerchio si chiudesse.
Emilio Lussu non è più solo un racconto ma addirittura si materializza in carne e ossa:
«Non sono un eroe», gli dice quando si conosceranno «ho fatto soltanto ciò che ritenevo giusto». Ho commesso tanti errori ma non rinnego nulla.
Un uomo semplice e coraggioso che non vuole essere chiamato o considerato un eroe perché sa di aver lottato per avere un mondo migliore.
Gli amici di Emilio, nonostante sia uno spaccato di storia italiana recente, è un romanzo che guarda al futuro. Un monito in particolare per le nuove generazioni al quale sembra innanzitutto rivolto affinché non dimentichino che c’è chi ha dato la vita per la democrazia.
Sullo sfondo lasciata ad aleggiare la riflessione in merito ai totalitarismi e sugli effetti del dissenso, e sull'utilità di tutte le guerre.
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Una narrazione corale che gira intorno, come si intuisce, alla figura di Emilio Lussu, fondatore del Partito Sardo d’Azione e del Movimento Giustizia e Libertà, anch’egli poi scrittore, con Un anno sull’altipiano, dove trasferì in pagine memorabili la propria terribile esperienza al fronte.
Inoltre, e lo si deduce solo a fine libro, si rivela un ritratto molto intimo dell’autrice, come fosse inserito in un album personale.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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