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Giulio II, l’uomo che cambiò la storia della Chiesa

Giulio II, l’uomo che cambiò la storia della ChiesaI contemporanei e gli storici lo hanno definito il “Papa guerriero” o “Papa terribile”, certo non fu uno dei tanti pontefici di passaggio e il suo nome dice tutto: Giulio II. All’anagrafe più correttamente Giuliano Della Rovere, figlio di Raffaello Della Rovere e Teodora di Giovanni Manirola. Il ragazzo francescano che dal convento di La Pérouse entrò nell’Ordine dei frati minori conventuali e poi divenne cardinale a Roma di San Pietro in Vincoli. E da qui la sua longeva carriera ecclesiastica lo portò alla massima carica: il papato, che resse dal 1503 al 1513.

Personaggio determinato, iracondo e a tratti rude, Giulio II della Rovere non fu un Papa qualunque. E l’idea di riportarne in auge scelleratezze e grandi gesta è venuta alla scrittrice Alessandra Selmi.

Con il suo Le origini del potere, la saga di Giulio II, il Papa Guerriero (casa editrice NORD, 2020) la professoressa di scrittura editoriale alla Cattolica di Milano realizza un romanzo storico di stampo moderno.

 

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Impeccabile, preciso e verisimile il ritratto politico e storico del Papa protagonista. Profondo e psicologicamente meticoloso il ritratto umano e sentimentale. Cosa intendiamo con questo?

Non va in scena (sembra quasi un vasto palcoscenico quella Roma immensa per il fraticello che arriva dalla provincia) solo una carriera scaglionata tappa per tappa, ma la mutazione di un umile e giovincello uomo di Chiesa in un simil-tiranno.

Giulio II, l’uomo che cambiò la storia della Chiesa

Ed è forse questa la forza del libro. Magnetico per il lettore appassionato di romanzi storici. Ma, anche a livello scolastico, una lettura che può insegnare tanto alle nostre generazioni.

Le origini del potere per l’appunto è il soggetto astratto di questo libro. Anzi è il protagonista più pungente. Un po’ come in Il ritratto di Dorian Gray (Oscar Wilde) il vero attore principale non è l’egocentrico intellettuale, ma la smodata perfidia della giovinezza perenne. O meglio ancora il patto con il Diavolo, se così si può chiamare.

Il potere, questo oggetto tanto bistratto dai politici popolari, è una linfa che scorre nel sangue di tutti. Qualcosa di affascinante e tremendamente irresistibile. Un maleficio che l’uomo di qualunque secolo si porta addosso da sempre. Una pozione magica che non ha risparmiato nemmeno la carica più dimessa del mondo ecclesiastico. Stando a quanto predicato dal suo fondatore: Pietro, per l’appunto.

Anche il giovane fraticello ritrovatosi improvvisamente nel giogo del potere, non riesce a resistere. E come a inizio della saga dirà Rodrigo Borgia «Vedo un giovane di umili origini» scandì lentamente, «che per un fortunato legame di parentela si è trovato all’improvviso a ricoprire una inattesa posizione di prestigio e che ora è mosso da una tale smodata smania di denaro e potere da renderlo incauto, oltre che fastidiosamente arrogante», anche lui, nei suoi occhi, non può celare il desiderio.

Ma provare il comando e il potere comporta un patto con la propria coscienza: falsità e corruzione.

E se più manuali di storia, quando ci parlano dei papi dell’Umanesimo e del Rinascimento, non possono disvelare l’animus ottenebrato delle loro vite, i romanzi storici possono farlo.

Oggi il web ci racconta ciò che nei secoli passati si poteva solo ipotizzare o supporre. I Papi, al pari degli imperatori e dei re, non sono mai stati ortodossi ed esemplari cristiani. In nome di Dio hanno avviato guerre, trattative politiche e comprato titoli e servigi. È inutile nasconderlo.

E non lo fa, con estrema verità storica, nemmeno Alessandra Selmi in Le origini del potere, la saga di Giulio II, il Papa Guerriero. Per diventare Papa ci volevano secoli fa ricchezze solide e appoggi forti. Con gli uni compravi gli indecisi, con gli altri promettevi e ottenevi favori. Ma non lo scopriamo certo oggi che nella storia il papato ha rappresentato un ruolo politico più che religioso.

E allora, come recentemente le è stato chiesto, perché scegliere proprio Papa Giulio II? Rispondendo alla domanda, la scrittrice ha fatto capire che il personaggio straordinario l’ha colpita moltissimo. Da una parte il carattere acido e iracondo dell’uomo; dall’altra il politico scaltro, manipolatore e astuto; infine il mecenate di gusto raffinato e sensibile.

Giulio II non è stato un Papa anonimo, è stato un Papa del proprio tempo. In tutto e per tutto. Macchiavelli ne Il Principe lo pone a modello del principe fortunato. Ovvero quello in cui la contingenza breve del papato si accorda con il contesto strategico in cui si trova ad agire.

Nel libro della Selmi non viene ricordato, ma questo Papa ha portato a Roma e ha aperto le chiavi delle stanze vaticane e religiose agli artisti di maggior spicco del tempo. Da una parte motore propellente dell’arte rinascimentale e dall’altra, invece, incantatore maligno di re e papi. Una figura emblematica, altresì affascinante e straordinaria.

E deve essere stato proprio questo magma d’incantesimo che ha attratto la scrittrice a indagare la vita privata del celebre pontefice. Ed è così che è emerso (in un gioco di reale finzione) il sentimento profondo d’amore e protezione per Lucrezia Normanni (di cui si sa poco), se non storicamente che una figlia di nome “Felice” nacque della loro storia segreta. E allora pagina dopo pagina, con l’avanzare delle cariche (da cardinale ai vescovati, passando poi per legato apostolico e al ruolo di vice-Papa) il personaggio si trasforma, cambia sembianze: dall’umano al politico.

Giulio II, l’uomo che cambiò la storia della Chiesa

Scorda le umili origini e cangia in un ministro cinico, turbolento, fumantino e scaltro. Impara a specchio dal suo acerrimo nemico: Rodrigo Borgia. Cardinale catalano che, più anziano di lui, sa giocare con le armi della parola e della diplomazia.

Ma nell’evoluzione, che lo allontana dagli affetti a lui più cari (il cugino Pietro ammazzato e Girolamo Riario da cugino a nemico), l’uomo Giuliano è sempre presente. Le sue indecisioni, gli affetti nascosti, la passione amorosa, la crisi religiosa, le manchevolezze come padre e marito: tutto si riflette nella cavalcata al soglio pontificio. E così, dietro a quel sembiante di “Papa guerriero” o “terribile”, c’è chi ha affilato le lame del carisma e del dispotismo politico.

Una dote è continuamente sottolineata ed elogiata dal narratore: la fermezza! L’obiettivo e il fine per ottenerlo giustificano il mezzo o i mezzi. Diremmo oggi: a ogni costo, anche quando tutto sembra perduto.

Oggi, se pensiamo a un Papa (uomo integerrimo di Chiesa) corrotto e amante ci sentiamo spaesati, ma al tempo i costumi erano questi. Lo fa capire anche Alessandra Selmi, tutti erano così.

Con la differenza che Giulio aveva nel suo animus più l’ars pugnandi che l’ars orandi. Non ha mai pensato, giunto a un certo punto del proprio percorso, a moralizzare la Chiesa, bensì ad accrescerne il potere politico. Diciamo che fu un cavaliere medievale dentro a una veste color porpora, per intenderci.

Non a caso i posteri che si divisero il giudizio sul suo operato non hanno mai trovato un punto in comune. C’è chi ne ammirò l’energia e l’ambizione. Chi evidenziò un operato fatto di solo potere temporale. E poi, come spesso accade nella storia, si raccontano di lui aneddoti maldicenti e benevolenti.

Le origini del potere. La saga di Giulio II, il Papa guerriero è un romanzo che presenta una forma stilistica e linguistica semplice: poche escursioni linguistiche, se non il necessario per connotare i costumi e le usanze del tempo; uno stile chiaro e poco ridondante della scrittura. Nulla di pomposo e prolisso. Un romanzo storico coinvolgente e ben strutturato, pizzicato da qualche colpo di scena da thriller, ma sempre lineare.

Va dato merito alla scrittrice di essersi soffermata sul dramma sociale della pestilenza del 1476. Non solo una descrizione in stile manzoniano dello sviluppo fisico del morbo, ma anche un quadro drammatico di povertà e paura sociale, con tanto di untori ebrei attaccati (come se il famoso “imparare dalla storia” l’uomo sappia sventolarlo solo a parole).

 

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Il romanzo è anche un’occasione di arricchimento per chi è appassionato di storia rinascimentale e quattrocentesca e di chi invece, ignaro di gerghi e costumi del tempo, si voglia divertire ad allargare il proprio bagaglio culturale e antropologico. Tanti sono gli oggetti del tempo in uso connotati con lodevole precisione connotativa.

Si può dire che questo romanzo storico sia il possibile inizio di una saga, quella papale che possa riportare a noi sia il lato umano sia quello biografico di personaggi potenti e influenti di cui conosciamo davvero poco se non quello che, fra trattative, bolle, processi e incoronazioni, ci dicono i libri di storia.


Per la terza foto, la fonte è qui.

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