Fusione Rcs-Mondadori: i segreti che ancora non ci hanno detto
L’acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori metterà fine a un’era durata decenni; la stampa ne parla da giorni e nei corridoi delle rispettive parti si mormora non poco. Lo scorporo dei libri di Mondadori si conosceva dal novembre scorso, dopo di che si attendeva qualche proposta di alleanza strategica nel settore libri. Purtroppo non sono ancora state raccontate alcune conseguenze.
Iniziamo con ordine.
Premesse
I gruppi editoriali italiani non possono sorridere osservando l’andamento degli ultimi anni. Tutti, da Mondadori all’Espresso, dal Sole 24 Ore a Rcs, da Caltagirone a Poligrafici (considerando solo i maggiori), hanno subito la lenta e inesorabile disaffezione degli italiani verso la carta stampata. La flessione dal 2009 al 2013 ha colpito il gruppo Mondadori con un calo del 17% e il gruppo Rcs con un più importante meno 40,4%. Rcs, nel periodo di riferimento, ha perso 891,6 milioni di euro e Mondadori si è ritrovata con una perdita di 264,3 milioni di euro. Gli occupati sono diminuiti nel primo caso del 32,8% e nel secondo caso del 7,3%.
Va aggiunto, per chiarezza del quadro, per non dimenticare il contesto di tale periodo, che nel 2012 Rcs ha venduto la casa editrice francese Flammarion incassando 239 milioni (le quote erano state acquistate nel 2000), operazione che è servita per tagliare il debito, creare plusvalenza e per affrontare nell’anno successivo l’esposizione negativa verso le banche, tentando di rinegoziare le linee di credito. Ci sono state altre cessioni negli ultimi anni (si pensi all’immobile di Via Solferino).
A chi è stata venduta Flammarion? A Madrigall, holding che controlla la nota casa editrice Gallimard (il duo Flammarion-Gallimard rappresenta il terzo gruppo editoriale francese, dopo Hachette ed Editis). Si noti ‒ per anticipare qualche dinamica legata al movimento dei dirigenti ‒ che nel 2005, qualche anno prima, Teresa Cremisi fu nominata Presidente e Direttore Generale di Flammarion, prima era Direttrice Editoriale in Gallimard. Sono tutte coincidenze curiose che in parte coinvolgono altresì i rapporti fra Rcs e Mondadori, un esempio: Laura Donnini. Da Direttrice Generale dell’area libri Mondadori ad Amministratrice Delegata di Rcs Libri nell’aprile del 2013. Nell’intervista di «Affari Italiani» si chiedeva a Donnini: «Se Penguin e Random House hanno deciso di fondersi dando vita alla più grande casa editrice al mondo, in modo da poter competere con colossi come Amazon, in Italia, in futuro potrebbe accadere che Mondadori, Rcs Libri e/o GeMS scelgano di unire le forze?». Lei rispondeva: «Da noi l’effetto del consolidamento tra gruppi non avrebbe comunque la forza per poter competere con i grandi colossi digitali. Credo piuttosto che ci potrebbero essere dei benefici nella riduzione di alcuni centri di costo tipicamente connessi alla filiera della carta, ma...».
Viene da chiedersi se già nel 2013 Donnini fosse al corrente di quanto stiamo vivendo oggi, la sicurezza della risposta non l’avremo mai.
Nel comparto libri non sono molto diversi gli andamenti generali, anche se i distinguo vanno esplicitati subito. Nel 2014 le quote di mercato sono così distribuite per quanto concerne le librerie, le catene e gli e-commerce: 26,5% Mondadori, 12,1% Rcs, 10,2% GeMS, 5,5% Giunti. I primi due gruppi editoriali italiani del settore libri coprono il 38,6% del mercato.
Mondadori ha presentato un’offerta non vincolante per l’acquisto di Rcs libri, si parla di una cifra fra 120 e 150 milioni di euro. Rcs Libri significa Rizzoli, Bompiani, Fabbri Editori, Bur Rizzoli, Marsilio, Adelphi, Sonzogno e altri marchi minori.
Gli analisti sostengono che Rcs Libri dovrebbe aver chiuso il 2014 con ricavi di circa 220 milioni di euro e una flessione del 12% rispetto all’anno precedente. L’indebitamento di 500 milioni è ancora a livelli preoccupanti, come è preoccupante la sostenibilità del business (ci sono diverse scadenze da onorare nel 2015). Per questo motivo l’offerta di Mondadori sarà considerata con serietà dal prossimo consiglio di amministrazione straordinario di Rcs.
Rcs, con questa operazione, ridurrebbe notevolmente il debito, mentre Mondadori potrebbe agire nel mercato con strategie più accentratrici e sinergie ‒ anche finanziarie e logistiche ‒ che potrebbero risolvere alcuni problemi strutturali, per non parlare del rafforzamento contro l’avanzata di Amazon. Conviene a Rcs e conviene a Mondadori, soprattutto a Rcs. Si guardi per esempio il titolo in borsa di Rcs negli ultimi dodici mesiper intuire quanto l’aria sia pesante, pesantissima (il rialzo da metà gennaio è proprio il frutto della proposta mondadoriana, prima circolata fra le parti coinvolte, poi pubblicamente).
Preoccupazioni
Lavoro. Lo riscriviamo: lavoro. Tutte le fusioni editoriali comprimono i numeri del capitale umano. Non quasi sempre, ma sempre. Per ovvie ragioni. Si condividono comparti e si ottimizzano i costi, tagliandoli. Si pensi, solo per fare qualche esempio, all’amministrazione e alla grafica, ai legali e agli uffici stampa. Per non parlare del rapporto con la distribuzione. I lettori vedranno nelle vetrine (non di rado a pagamento) delle librerie testi Bompiani, Mondadori, Einaudi, Sonzogno, Sperling & Kupfer, ecc., ma saranno di un unico padrone.
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Salteranno subito i posti in caso di fusione? No, con eleganza si potrebbe dire. Prima i dirigenti dovranno prendere visione assieme delle rispettive strutture, dopo di che procederanno con i tagli inevitabili. Esempio. La fusione fra Penguin e Random House, siglata nel luglio del 2013 e che ha dato vita a Penguin Random House, si è sviluppata con le migliori intenzioni e con urla di gioia da entrambe le parti (in particolare le parti finanziarie, ça va sans dire), ma dopo pochi mesi sono iniziati i licenziamenti. L’ultimo caso è quello di New York, dove 300 lavoratori saranno licenziati fra gennaio e settembre per una “consolidation of operations”, parole che per i vertici del gruppo editoriale sono espressioni ricorsive, ma toccano la quotidianità e non solo di centinaia di persone.
Le preoccupazioni aumentano nel caso degli autori delle rispettive case editrici: per stare dentro “Mondadozzoli” si porranno condizioni più vincolanti, abbassando per esempio le proposte economiche sugli anticipi, perché? Perché così oppure sei fuori dal gruppo, non si fraintenda, ma è chiaro che se il padrone è unico, diminuiranno le possibilità di spostarsi da una casa editrice all’altra dello stesso gruppo.
Le preoccupazioni degli agenti letterari, che, di fronte a Mondadozzoli che avrà quasi il 40% del mercato, la maggior parte dei best-seller in circolazione e una forza economica senza pari in Italia, dovranno sempre più adeguarsi; la negoziazione, infatti, potrebbe avere meno margini. È nota ai miei colleghi agenti la lettera che Markus Dohle, CEO di Penguin Random House, inviò agli agenti letterari delle sue case editrici, spiegando che tutti avrebbero beneficiato dalla fusione fra i due colossi editoriali. La notizia, poco nota invece ai lettori e agli scrittori italiani, è che si è verificato l’esatto contrario: lo dicevano da tempo i colleghi stranieri e ne ho avuto la conferma in un viaggio in Canada pochi mesi fa. A Toronto ho sentito persone preoccupate e anche un po’ arrabbiate, a dire il vero, rispetto al colosso editoriale PRH.
Le preoccupazioni riguardano i libri, che tipo di libri. Immaginate una classifica mensile dei più venduti, supponiamo 25 libri, quanti saranno di Mondadozzoli? Tanti. E questo donerà forza al gruppo per negoziare vantaggiosamente su ogni fronte, a danno di altri gruppi editoriali, chiaro. Ci troveremo un’invasione di best-seller Mondadozzoli. Vendere vendere vendere best-seller. Qualcuno negli ultimi anni ha parlato di best-sellerizzazione del mercato. Siamo solo agli inizi.
Preoccupazioni per i librai indipendenti, schiacciati sempre più dai poteri dei gruppi editoriali, quasi obbligati a confluire dentro la loro dipendenza per poter sopravvivere. Ci saranno proposte di franchising che non si potranno rifiutare. Moriranno in pochi anni tantissime librerie indipendenti perché si venderanno sempre più best-seller, però dentro le librerie dei grandi gruppi editoriali la politica degli sconti sarà pervasiva e vantaggiosa per i lettori (qui sarà interessante osservare cosa accadrà alla Legge Levi).
Conclusioni
La guerra, anche se poco visibile ai più, è aperta con Feltrinelli-Messaggerie Italiane, intesa per la distribuzione siglata nel 2014. Non si dimentichi che Gems è un gruppo editoriale di proprietà di Messaggerie Italiane. Inoltre, bisogna aggiungere l’alleanza strategica fra Giunti ed Emmelibri (quest’ultima fa parte di Messaggerie Italiane).
Chi vede la fusione Rcs-Mondadori come un semplice tentativo di divorare Rcs Libri forse deve ancora focalizzare con attenzione tutte le dinamiche in corso, c’è qualcosa di più grande: una guerra verso alcuni gruppi editoriali (GeMS, Feltrinelli e Giunti) e qualche nome dentro RCS (Urbano Cairo, Diego Dalla Valle, Marchetti, Rotelli, ma non solo). A complicare il quadro va detto che Mondadori vuole crescere, ha fame di fatturati, sgomita nell’arena dei grandi gruppi editoriali mondiali e non è detto, già si vocifera a riguardo, che dopo la conquista del mercato italiano con questa operazione, punti a una fusione con qualche gruppo straniero per nuove conquiste di mercato oltre le Alpi.
Non si stupisca il lettore se nell’articolo non si è parlato dell’appello contro la fusione di alcune decine di scrittori e intellettuali, delle preoccupazioni di Bersani o del Ministro Franceschini, possiamo provare tenerezza ma i giochi se non sono stati fatti, manca poco. È probabile, anzi è molto probabile la fusione fra Mondadori e Rcs Libri, non saranno le preoccupazioni dei piccoli coinvolti a cambiare il quadro.
Siamo passati definitivamente dall’editoria degli editor all’editoria dei manager, qualcuno finge ancora di non averlo compreso.
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