Fuori registro #4 – “Le avventure di Tomo”: un progetto di scrittura giovane
All’Istituto Margherita di Bari un’interessante iniziativa ha visto alcuni ragazzi della scuola media diventare autori di un libro, Le avventure di Tomo, che ha permesso loro di entrare nei meccanismi di produzione e gestione di un prodotto editoriale. Abbiamo intervistato il docente referente, prof. Lucio D’Abbicco.
Il progetto è partito dall’analisi del libro come medium culturale ed è arrivato alla realizzazione di un volume interamente creato dai ragazzi. Come si colloca in un progetto formativo scolastico la produzione di un libro?
Il progetto ha preso avvio da alcune discipline (Italiano, Storia e Tecnologia fra tutte), durante le quali si è analizzato l'oggetto libro come prodotto, insieme agli aspetti creativi ma anche economici. Sono assolutamente convinto che la lettura più efficace, cioè quella che davvero incide nella formazione integrale della persona, sia quella gratuita ed elettiva; perciò il nostro sforzo educativo è stato provare ad accompagnare gli studenti alla scoperta di un’esperienza affascinante in cui tutti, anche i “meno consumatori” di libri, hanno avuto un ruolo attivo nella parte di creatori e promotori culturali.
Quali obiettivi didattici e formativi ritiene di aver raggiunto con il progetto?
L’obiettivo ultimo era quello di arrivare a produrre un vero e proprio libro. Il percorso è stato scandito da molteplici obiettivi, tra i quali comprendere la complessità del libro come oggetto culturale e mediale, sviluppare abilità di ricerca, migliorare le abilità di scrittura secondo varie forme di testualità (narrativa, espositiva-informativa), valorizzare abilità “altre” (grafico-pittoriche ad esempio), incentivare le competenze relazionali attraverso il lavoro cooperativo e collaborativo.
Quali sono i contenuti del libro Le avventure di Tomo?
Il nostro libro parla… del libro stesso: la sua storia, l’evoluzione delle sue forme e tipologie; il processo di produzione; le modalità d’uso e alcune curiosità. L’idea narrativa è stata quella di raccontare tutto ciò in prima persona, attraverso la personificazione del libro in un personaggio di fantasia, Tomo, che ha dato il titolo alla pubblicazione.
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In quali fasi si è articolato il progetto e come ha gestito i gruppi di lavoro?
Il lavoro ha preso avvio con due incontri: il primo con un editore e il secondo con alcuni librai nella cui libreria è stato presentato al pubblico il nostro lavoro dagli stessi studenti. Per organizzare le attività in classe i ragazzi sono stati divisi in gruppi in maniera da poter sperimentare concretamente i vari aspetti della produzione: gli “scrittori creativi” hanno sviluppato la storia di Tomo; gli “scrittori ricercatori” hanno curato gli approfondimenti relativi alla storia del libro; i “grafici” si sono dedicati all’apparato iconografico; il gruppo “gestione editoriale” ha approfondito il lavoro che avviene in una casa editrice; il gruppo “marketing”, infine, si è occupato della pubblicizzazione del lavoro e della successiva vendita del libro (il cui ricavato è andato in beneficenza).
Quali sono state le reazioni dei ragazzi al progetto?
Le avventure di Tomo ha scatenato una serie di dinamiche molto importanti nel processo formativo. Ragazzi non brillanti nel rendimento scolastico hanno potuto valorizzare le proprie abilità grafiche; altri, lettori un po' svogliati, avevano uno sguardo raggiante quando si è materializzato il volume frutto anche del loro lavoro; due ragazzi hanno condotto con grande disinvoltura la presentazione pubblica in libreria del libro coinvolgendo i loro compagni.
Quali opportunità crede che porti lavorare su un libro cartaceo con i nativi digitali?
Il libro non sarebbe nato nei termini in cui è nato se il lavoro non fosse stato impostato anche sull’utilizzo di determinate tecnologie della comunicazione e sulle competenze d’uso già presenti nei ragazzi. Dunque si è realizzato un oggetto mediale “vecchio” con media “nuovi”. Al di là di questo aspetto puramente strumentale restiamo assolutamente convinti della opportunità (che in prospettiva formativa si pone come necessità) di ampliare il bagaglio di competenze mediali degli studenti che appare decisamente spostato sul versante delle ultime tecnologie. Lavorare sul libro a scuola significa ribadire la centralità di un’abilità che non solo non è superata, ma sempre più è avvertita come basilare nella “società della conoscenza”.
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