Franco Battiato “raccontato” da Aldo Nove
Aldo Nove, pseudonimo di Antonio Centanin, rifugge qualsiasi etichetta definitoria e spazia in estrema libertà dalla narrativa alla prosa, collocandosi nella rosa dei massimi prosatori e poeti contemporanei. Con la medesima libertà ricostruisce una biografia romanzata di quello che io considero tra i massimi musicisti italiani contemporanei, certo il massimo cantautore. Scomparso il 18 maggio del 2021 a Milo in Sicilia, dove si era ritirato nella sua villa, era poco lucido quando nel 2020 usciva l’opera che lo riguarda di Aldo Nove.
Non saprei dire se ha avuto modo di apprezzare la biografia del suo amico e fan fin da ragazzo, certo questa lo è molto presso il pubblico italiano, anche da esperti del settore, imponendosi nel panorama letterario e musicale come la più conosciuta biografia del nostro Franco Battiato (edita da Sperling & Kupfer con il titolo Franco Battiato).
Dico “nostro” perché così a lui si rivolge l’autore; in fondo, Franco (nome originario Francesco) è un po’ di tutti gli Italiani, e non solo, per la capacità di rifiutare qualsiasi etichetta e di attraversare trasversalmente tutti i generi musicali da diventare il cantautore italiano più sincretico.
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Dicevo biografia romanzata o romanzo biografico perché la vita e le opere di Franco sono ritessute come se si trattasse di un personaggio letterario. In realtà, egli ha una vita talmente intensa e complessa con i suoi movimenti orizzontali nel tempo degli uomini e con quelli verticali nel tempo di Dio, col suo sincretismo, anche religioso, che unisce Oriente e Occidente, con la sua anche sofferta peregrinazione su questa terra, pur preparandosi da sempre ad attraversare il bardo, con tutto la sua portata rivoluzionaria nelle idee e nelle opere e nelle scelte di vita, da poter essere davvero un personaggio letterario. Solo le anime elette possono peregrinare tra, anche tormentati, interrogativi, con quello stupore per la vita e le sue risorse, sulla potenza della mente, o anima che dir si voglia, con quella forza dello sperimentalismo che è tipico di Battiato. Un uomo in ricerca che poi diventa per noi il “maestro”, quando si avventura in “mondi lontanissimi”, quando parla dell’attraversamento del bardo, quando sperimenta quei movimenti in diagonale de I dieci stratagemmi... Appellativo da lui rifiutato, non volendo certo diventare una specie di santone e per il fatto che si sottraeva a qualsiasi definizione.
Accennavo alla stupore: è questo, semmai si potesse trovare, il fil rouge della sua vita e delle sue opere; l’incanto della stessa esistenza, costellata di crisi esistenziali e mistiche, come si desume dal testo di Aldo Nove, lo cattura “come le sirene di Ulisse” dai primi passi mossi a Riposti in Sicilia fino all’ultimo album Torneremo ancora. A sei anni un suo tema in prima elementare si aprì con l’interrogativo “io chi sono?”, ci riporta Aldo Nove – ma è anche cosa nota – e questo punto di domanda attraversa tutto Battiato fino alla morte, Come fa notare l’autore, questa domanda è tipica degli uomini che però risolvono con “io sono medico” o “architetto”. Per Battiato non si tratta di questo, perché questa è una casella sociale, lui intende chi sono io nella mia essenza, come si evince anche dal testo E ti vengo a cercare: “Ho bisogno della tua presenza per capire la mia essenza.”
Sembra che la filosofia d’Oriente, specie induista, che parla di “non dualismo”, lo soddisfi di più perché qui si tratta di “cercare l’Uno al di sopra del bene e del male”, così come tenta di fare il suo maestro per antonomasia I. Gurdjieff, il musicista e mistico armeno che cerca di superare i dualismi tipici del nostro Occidente spingendosi in quei “territori lontanissimi” in cui nel sempiterno si vive la dimensione del divino.
Il dramma del nostro Occidente, che è anche la crux philosophorum, è la contrapposizione Essere/Divenire, quella di Anima/corpo cartesiana, quella di bene e male manzoniana… Ebbene, lo sperimentalismo di Battiato passa attraverso l’indagine dell’anima umana nella tensione a superare i dualismi e a ritrovare l’Uno che è anche platonico e neoplatonico, ma soprattutto tipica della filosofia d’Oriente e del suo maestro Gurdjieff. Questo non lo allontana necessariamente dal Cattolicesimo, perché lo caratterizza appunto il sincretismo, anche religioso - tanto è vero che il suo funerale è avvenuto secondo rito cattolico – ma il suo sguardo è sicuramente più rivolto a Oriente.
Quanto sto elaborando credo sia noto al grande pubblico, ma è superbamente raccontato da Aldo Nove, che raggiunge punte liricamente poetiche quando soprattutto legge il suo Battiato, quello che lo ha commosso fin da ragazzo – lo scrittore è nato nel 1967 – quando ascoltava con il cuore accelerato i vinili del compositore/cantautore, e gli si aprivano scenari che rivelavano quanto fosse grande Franco, ma anche quanto è meravigliosa la mente che si struttura nei ricordi e per i ricordi. Sicché quelle impressioni dell’adolescenza ritornano indelebili nella sua memoria quando da uomo maturo si aggira in un autogrill provando quel senso di vuoto di fronte a tante cianfrusaglie, ed ecco che gli appare uno degli ultimi album di Battiato, Il vuoto, che gli fa da cassa di risonanza.
Questo concetto di vuoto, che io sperimento ogni giorno, perché da buddista credo nell’illusorietà del tutto e nella sua impermanenza, è fortemente evocato dal cantautore e tocca nelle sue corde Aldo Nove; il che gli ricorda il sodalizio Battiato-Sgalambro, il filosofo nichilista, per il quale tutto è apparenza e niente esiste. Quello che è certo è che è esistita una grande intesa e collaborazione con Franco, per la condivisione di intenti e la comune origine siciliana. L’amicizia si interrompe nel 2014 con la morte del filosofo.
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L’abilità del biografo, mai agiografo, sta anche nel ricostruire, contestualmente all’evolversi del pensiero e delle opere di Battiato, le relazioni più forti, con, ad esempio, Giusto Pio, Giuni Russo, Alice. Si sfata che la più famosa canzone di quest’ultima, che vinse Sanremo nel 1981, sia stata scritta per denunciare i danni dell’eroina. La loro amicizia viene ricordata fino al 2016, anno in cui Battiato cade sul palco del Petruzzelli di Bari, riportando la frattura del femore. Qui comincia la sua parabola discendente che si chiude il 18 maggio 2021, circondato dall’amore dei suoi famigliari, specie del fratello Michele.
Le ceneri si trovano a Milo nella villa di famiglia dove si è ritirato negli ultimi anni, come si conviene a un personaggio letterario, su cui Aldo Nove scrive una suggestiva biografia romanzata o un evocativo romanzo biografico.
Per la prima foto, la fonte è qui.
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