Fra truffe farmaceutiche e insider trading. “L’ultimo processo” di Scott Turow
Torna in Italia l’avvocato Alejandro “Sandy” Stern, in quello che probabilmente sarà il suo Ultimo processo (Mondadori, traduzione di Sara Crimi e Laura Tasso). E con lui, oltre al suo autore Scott Turow, tornano i tribunali, i personaggi e le atmosfere della Kindle County, l’immaginaria contea all’interno dello stato dell’Illinois dove si svolgono i romanzi che hanno come protagonista l’ormai ottantacinquenne principe del foro.
Sono passati molti anni, nella realtà e nella finzione letteraria, da quel primo Presunto innocente che diede inizio non solo alla carriera dell’avvocato Stern, ma anche a quella dello Scott Turow scrittore. Era il 1987, poco dopo il libro sarebbe diventato un film di enorme successo (con Harrison Ford), e il legal thrilleravrebbe acquisito la dignità d’un nuovo sottogenere del thriller, se non di un vero e proprio genere, dove il mondo forense riveste il ruolo indiscusso di protagonista.
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In questa nuova avventura, l’avvocato Stern, in punto di ritirarsi definitivamente dalla scena, si ritrova a difendere il dottor Kiril Pafko, non solo suo amico di vecchia data, ma anche luminare nella lotta contro il cancro e per questo insignito, nel passato, del Premio Nobel per la Medicina. L’accusa che vede il dottor Pafko sul banco degli imputati è fra le più gravi e infamanti: aver falsificato i risultati di un farmaco di sua invenzione e aver approfittato di informazioni privilegiate per vendere alcuni milioni di azioni della sua società, un istante prima del crollo in Borsa.
«“Il signor Appleton ha riassunto le prove, come lo Stato vorrebbe che le vedeste,” dice alla Giuria l’avvocato Stern durante le dichiarazioni preliminari del 5 novembre 2019. “Per quasi un decennio, la Pafko Therapeutics, chiamata anche PT, ha lavorato allo sviluppo di un miracoloso farmaco antitumorale, il g-Livia. Fin qui, tutto vero. Ciò che non corrisponde a verità, invece, è l’affermazione del signor Appleton secondo la quale il farmaco ha ricevuto una rapida approvazione dalla Food and Drug Administration, l’FDA, solo perché il dottor Pafko ha falsificato i dati degli studi clinici sul g-Livia per nascondere una serie di decessi inaspettati. Scoprirete che Kiril Pafko non ha mai fatto niente di simile, ma il signor Appleton continua a sostenere che questa presunta truffa ha fatto sì che la quota azionaria del dottor Pafko nella PT abbia visto aumentare il suo valore di svariate centinaia di milioni di dollari, mentre i sette pazienti malati di cancro menzionati nell’incriminazione si sono visti diminuire l’aspettativa di vita.»
Omicidio e insider trading. Queste le accuse dello Stato contro Pafko.
Come in molti dei romanzi di Turow, la domanda è tutta qui: dove sta la verità? Possibile che una grande mente come Pafko, che ha votato l’intera esistenza alla lotta contro la pestilenza del secolo, alla soglia degli ottant’anni si sia fatta corrompere dal Male?
Nell’Ultimo processo, la verità emerge lentamente, e a strappi, nelle imperfezioni della macchina giudiziaria, all’interno della quale l’avvocato Sandy Stern si muove ancora, nonostante l’età: e non per «l’ego o il denaro, la versione banale delle sue motivazioni. Le vere ragioni sono più personali e complesse. Per quanto frequenti siano le frustrazioni della pratica legale, la pura verità è che il signor Alejandro Stern l’ha sempre amata: le corse frenetiche, i timidi raggi di luce che si fanno strada nel groviglio di protagonismi e regole.»
Oltre a essere una lunga riflessione sulla morale, e sulla verità, il romanzo dell’autore americano, che, nonostante il successo della carriera di scrittore, continua quella di avvocato penalista, è anche un affresco della nostra società, e di alcuni dei suoi problemi più attuali: il business incontrollato che si nasconde dietro il mondo della sanità e dietro quello della finanza.
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Anche se, prima di tutto, L’ultimo processo di Scott Turow va letto per quello che si presenta in superficie: un perfetto legal thriller, con un respiro narrativo che difficilmente concede tregua al lettore. Un romanzo che, nonostante le sue quasi cinquecento pagine, si legge letteralmente tutto d’un fiato.
Per la prima foto, copyright: Bill Oxford su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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