Fantasy e Vin brulé – “Dura pioggia cadrà” di Paolo Logli
Benvenuti in Fantasy e Vin brulé con Dura pioggia cadrà di Paolo Logli, edito da Castelvecchi, mentra la scorsa puntata il nostro Andrea Atzori si è occupato di Margaret Atwood e la storia di Zeb. Oggi siamo in compagnia di un attempato Merlino e di altri personaggi della celebre leggenda di Camelot che si aggirano a Roma e in altre città ai giorni nostri. Detto con franchezza, il libro mi ha in parte colpito e in parte lasciato perplesso. Cominciamo a vedere il biglietto da visita del soggetto, la prima scena.
Metropolitana di Roma, stazione Giulio Agricola. Fra la piccola folla dell'ultimo treno, un vecchio acciaccato prende il suo tempo con le borse della spesa. I sensi del vecchio sono allenati e possono cogliere tre giovani in agguato. I giovani odorano di fumo e di spezie, come i loro predecessori di secoli fa. Non potendo aggirare i giovani, il vecchio si trova costretto a scatenare la potenza del Drago che alberga dentro di lui, lasciando un pandemonio per la polizia ed evidenti tracce per chi sta cercando proprio lui da circa milleseicento anni.
Una cosa va detta: non mancano l'azione, gli effetti speciali e le scaramucce con militari spietati. Dai tre malcapitati, all'organizzazione militare segreta che da tutto questo tempo cerca di impadronirsi della spada Excalibur, alle prodi magie come una passeggiata a mezz'aria su una strada di aria sublimata. Inoltre non rimangono fili pendenti, anche se alcune rivelazioni potrebbero sembrare stiracchiate o eccessive, la coerenza interna è rispettata e tutti i dubbi vengono dipanati. Anche chi è il misterioso narratore, che ci racconta la vicenda con il suo piglio personale ed è la mia perplessità principale.
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Forse per bilanciare effetti speciali, azione e colpi di scena, il narratore usa uno stile e un registro che non sono proprio tipici del fantasy: un fiume di parole interiorizzate, che filtrano pesantemente il racconto attraverso i pensieri e le opinioni di questa persona che si prende la briga di farci il resoconto. Un narratore ingombrante, che almeno un paio di volte si è permesso di coinvolgermi (proprio me, il lettore) e di suggerire con quali idee avrei o non avrei dovuto essere d'accordo. E pure poco chiaro, a volte, quando il dialogo mentale fra il vecchio e il drago (che sono giustificati: occupano fisicamente lo stesso corpo) si fa sorprendere in qualche botta e risposta con il narratore.
Inoltre, questo narratore che ha i circa sedici secoli di cui parlano spesso i personaggi (e non è chissà che spoiler: a logica, appena si capisce che a raccontare è qualcuno non del tutto estraneo ai fatti, è ovvio che debba provenire dalla cerchia di Camelot e quindi dal V secolo dopo Cristo, più o meno quando l'impero di Roma richiamava le legioni dalla Britannia) mi sembra spesso più giovane e più moderno della sua età: ha opinioni sulla politica internazionale dei giorni nostri, ma si esprime poco su altre epoche; cita Nietzsche e David Bowie ma non mi sembra che ci sia granché del suo tempo ad aver lasciato altrettanto il segno.
Nonostante le mie critiche al narratore, non sono contrario a uno stile atipico, anche se è diverso dalle mie aspettative quando apro un libro di generi fantastici. I ricordi del passato non sono in forma di flashback come ci abitua la narrativa d’importazione, bensì ricordi in relazione ai pensieri – possono piacere o apparire pesanti, ma alcuni di questi sono indubbiamente riflessioni valide, cruciali per la storia e portatrici di dilemmi su cui val sempre la pena di spendere un secondo. Un esempio è un ricordo di Merlino legato alla battaglia di Verdun, durante la prima guerra mondiale, un massacro portatore di molte domande sugli ideali e su quanto possa avere ragione ciascun contendente: ci sarà mai qualcuno con abbastanza ragione da consegnargli Excalibur?
Per concludere, questo Dura pioggia cadrà è un romanzo riflessivo, forse a volte appesantito, sicuramente diverso da come me lo figuravo.
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