Fantasy e Vin Brulé – “Annientamento” di Jeff Vandermeer
Benvenuti a una nuova puntata di Fantasy e Vin Brulé, nel mondo selvaggio di Annientamento di Jeff Vandermeer. Pubblicato da Einaudi nella traduzione di C. Mennella, è un esempio del genere definito “new weird”; proprio in questi giorni è uscito Autorità il secondo volume della trilogia. Mentre la scorsa puntata ci dedicavamo al mondo affollato descritto da Saladin Ahmed, tra gli afrori e la calca di una metropoli mediorientale, ora le cose non stanno più così.
Viaggeremo in una desolazione assieme ai membri della Dodicesima Spedizione, quattro donne inviate dall'agenzia governativa Southern Reach a esplorare la misteriosa Area X. Non conosciamo i loro nomi, così come anche ognuna di loro non conosce i nomi delle altre. Non conosciamo la natura dell'Area X, solo che è disabitata da decenni e che ospita nello spazio di pochi chilometri svariati ecosistemi, dalla foresta alla palude alla spiaggia. Anche i membri della Spedizione non ne sanno altro: in questa missione ci sono un sacco di interrogativi, e il meno angosciante riguarda l’identità della creatura che si dedica tutte le sere a un lamento straziante dalle parti del canneto.
Ma sto divagando, mentre qua le informazioni sono lacunose e vaghe almeno come i dettagli ricevuti dai membri della Spedizione. Facciamo luce su quello che sappiamo del soggetto.
Stiamo leggendo il diario della Biologa, una delle quattro donne inviate dalla Southern Reach a proseguire l'esplorazione governativa dell'Area X. Le altre sono una Topografa, un'Antropologa e una Psicologa che è a capo della missione. Come già detto, non conoscono i nomi reciproci ma solo la specializzazione. Quello che sanno dell'Area X viene da un corso di diciotto mesi, basato teoricamente sui diari di chi le ha precedute: la posizione del Faro e del campo base, le sei specie di serpenti velenosi, informazioni sugli habitat naturali che si incontreranno e cenni sulla sorte dei precedenti esploratori, ricomparsi misteriosamente nelle proprie case senza effettuare alcun viaggio.
Come scopriamo nelle primissime pagine, una costruzione piuttosto evidente non collima con le mappe ricevute in dotazione. I membri della Spedizione non possono fare rapporto, se non scrivendo su un diario di carta impermeabile: hanno il divieto di comunicare con l'esterno e perfino di scambiarsi i diari, per un imperativo assoluto di conservare l'obiettività ed evitare "contaminazioni".
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È proprio così: una spedizione scientifica non può fare rapporto sulle proprie scoperte. Può solo raccogliere diari, sul cui destino scopriremo qualcosa più avanti nel libro. Vien proprio da chiedersi come faccia l'agenzia Southern Reach ad avere qualcosa da raccontare ai volontari per le Spedizioni successive, e se tutte le raccomandazioni sull'obiettività non siano pretesti. Sto diventando sospettoso come i personaggi.
Il resto lo scopriamo piano piano. Dall'ambientazione bizzarra, agli animali con lo sguardo inquietante, di cui siamo suggestionati in maniera lovecraftiana a riconoscere fattezze umane, all'enigma principale su cui si arrovella la spedizione: le muffe luminescenti che compongono lunghi paragrafi mistici sulle pareti dell'edificio non segnalato. E poi i dettagli di questo edificio (è una "torre" sotterranea, o è un "tunnel"? Chi mai scrive sulle pareti con una muffa che brulica di creaturine? Le pareti sono proprio di pietra?), i rapporti in rapido deterioramento fra le quattro scienziate, le omissioni della Biologa. Via via, la protagonista ammette al lettore del diario di aver tenuto per sé delle informazioni con il pretesto della "obiettività", allo stesso modo in cui si arroga il diritto di comunicare solo alcune scoperte alle compagne. Fa invece digressioni sulla propria vita introversa prima della missione, e sulle sue precedenti assegnazioni, quando la parvenza di un collegamento con la situazione attuale le dà un pretesto per abbandonarsi allo sfogo e commiserarsi per un'esistenza arida e sfortunata.
È un trucco dell'autore per dosare la tensione, o è la personificazione di una protagonista davvero scostante? Entrambi questi risultati sono ottenuti egregiamente, anzi il vizio caratteriale della donna la rende ancora più reale, concreta. È una persona che conosciamo intimamente e vorremmo proprio dirgliene quattro.
Poiché fra le scienziate non ce n'è una senza asperità di maniere, dalla Topografa animata da una paranoia militare alla Psicologa che pare manipolare subdolamente il gruppo con un sorrisino fuori luogo, alla stessa Biologa sociopatica di cui leggiamo il diario, è facile pensare a tragedie in agguato dietro l'angolo. Annientamento è un carosello di personalità cocciute, dipinte a pennellate secche. Buttate in un'arena a tessere sospetti l'una sull'altra e cavillare sulla propria autodifesa.
Non mi resta che parlare del registro con cui è narrata l'intera vicenda: a volte irritante per la natura stessa del personaggio, ricorre ai termini tecnici che descrivono habitat e classificazioni biologiche solo quando si tratta di osservazioni specifiche. Proprio come ci si aspetta da un vero scienziato con la specializzazione del personaggio. Ai membri della prossima missione, se rinverranno il diario della Biologa, auguro una permanenza più sicura possibile nella sfuggente Area X e una pronta soluzione dei misteri di Annientamento.
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