Eventi ai limiti della legalità. “Il movimento delle foglie” di Tom Drury
Il movimento delle foglie di Tom Drury è uno di quei romanzi americani che riecheggiano contemporaneamente le atmosfere tipiche di Steinbeck e di Salinger, che sembrano provenire dalla stessa “strada” di Kerouac e che però si posizionano in un presente vicinissimo al nostro, originale fin dalle prime righe. Pubblicato in Italia da NN Editore con una traduzione a cura di Gianni Pannofino, l’opera è altrettanto curiosa per il genere letterario in cui (non) si colloca. Da catalogo, infatti, viene presentata come un thriller, per quanto abbia degli elementi riconducibili in maniera incontrovertibile al surrealismo; allo stesso tempo sembra un romanzo di formazione, con venature di noir difficili da ignorare.
Si tratta, in altre parole, di un intreccio che asseconda il gusto di un pubblico potenzialmente molto vasto e che riesce a mantenere un sorprendente equilibrio fra diversi filoni di ispirazione americana, intrecciati con una raffinatezza linguistica degna di nota e con un ritmo sempre incalzante. La vicenda si apre nella stanza di ospedale in cui Pierre Hunter, il giovane protagonista, va a trovare la sua attuale ragazza, Rebecca Lee, ricoverata a seguito di una polmonite. Da questo episodio si dipanano una serie di eventi ai limiti della legalità, ora piacevoli e ora sgraditi, che stravolgono passo dopo passo la vita del diciassettenne originario del Midwest.
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La sera di Capodanno, infatti, Pierre sbaglia per caso l’indirizzo di una festa alla quale era stato invitato e, già ubriaco, si ritrova a proporre ai presenti un gioco con le monetine che non gli risparmia comunque una denuncia e un arresto a seguito della segnalazione di un ex poliziotto facente parte del gruppo. In un secondo momento, il ragazzo va a pattinare su un lago ghiacciato e rischia di morire, se non fosse per il pronto intervento dell’eccentrica Stella Rosmarin, che lo vede per caso dalla finestra e lo assiste appena in tempo. Infine, durante un lungo viaggio in autostop in direzione della California, il protagonista sta per restare senza vestiti quando il proprietario di un pick-up lo scaraventa in strada senza restituirgli lo zaino e, in modo del tutto imprevisto, scaglia una pietra contro il guidatore che lo porterà ad appropriarsi di una vertiginosa somma di denaro.
I tre episodi hanno delle ripercussioni nella quotidianità di Pierre e di chi lo circonda, coinvolgendo in un vortice via via più stringente la stessa Stella, senza mai ingarbugliarsi caoticamente. L’impressione che si ha è, piuttosto, quella di una sorta di rotaia già predisposta per il cammino dei personaggi: il loro compito consiste nel seguirla con fiducia, diventando complici delle circostanze anche quando queste ultime sembrano volgere a loro svantaggio. In tal senso, dunque, il romanzo si inserisce in una cornice non sempre spiegabile dal punto di vista razionale, capace di lasciare ampio margine all’immaginazione di chi legge e di suggerire spiegazioni metafisiche, religiose o fatalistiche laddove la scienza non è in grado di fornire risposte adeguate.
Probabilmente è proprio la sua natura eterogenea a rendere Il movimento delle foglie così godibile, ora profondo e ora ironico al punto giusto, ora angosciante e ora simile a una commedia picaresca. Oltre a ciò, una chicca interessante nell’edizione italiana è costituita da una nota scritta ad hoc dallo stesso autore, nella quale viene approvata con entusiasmo la scelta del titolo proposto da traduttore ed editore per il Belpaese. La Drifless Area in cui si ambienta la storia e che dà nome all’opera in lingua originale, infatti, rappresenta un realia incomprensibile all’estero, che ha fatto optare Gianni Pannofino per una scelta ben diversa.
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«Il nuovo titolo non solo risolve il punto dell’immobilità ma fa riferimento a un passaggio fondamentale nel libro: ovvero quando Pierre Hunter, eroe sfortunato, cerca di spiegare alla poetessa dilettante Carrie Sloan cosa rende le loro vite (e le nostre)» ha commentato lo scrittore, fornendo un prezioso spunto di interpretazione del testo e invogliando senza dubbio chi non l’avesse ancora fatto a leggerlo tutto d’un fiato.
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