[Estratto] Una giovane donna e una gravidanza indesiderata. “La prima ora del giorno” di Anna Martellato
Zoe, la protagonista di La prima ora del giorno, romanzo di Anna Martellato edito oggi da Giunti, è alle prese con i suoi piani carriera e con il desiderio di affermarsi a tutti i costi nell’agenzia in cui lavora in qualità di responsabile degli eventi. Perciò quando scopre di essere rimasta incinta, la decisione immediata è quella di abortire perché il momento non è quello adatto per avere un figlio e non è il momento adatto per allontanarsi dal lavoro. Insomma, la decisione sembra essere presa, fino a quando Zoe non decide di parlarne con la sua migliore confidente, la nonna Anna. E dal confronto tra le due donne emergerà un segreto che Anna si è tenuta dentro per oltre settant’anni.
Qui di seguiti pubblichiamo in anteprima il primo capitolo del libro, ringraziando l’editore.
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Zoe non aveva nemmeno dovuto aspettare i due minuti per vedere quelle strisce incendiare di viola la provetta bianca.
Era incinta. Aveva fatto quattro test di gravidanza, tutti positivi. Due la sera prima, uno quella stessa mattina, uno nel pomeriggio. Non si sa mai.
Era l’ultima cosa che si aspettava. Di certo non era programmato.
Aveva sempre fatto bene i calcoli e comunque non erano mica ragazzini. Pensava che a quarantasette anni Gianluca sapesse come si facevano o non si facevano i bambini, dato che ne aveva già due con la sua seconda moglie. Forse più tardi avrebbe fatto un altro test. I conti però non le tornavano. Non se lo spiegava come cavolo ci era finito lì quell’ospite indesiderato, quel coso.
Mentre la ragazza le incartava il carré di paste, l’occhio di Zoe andò su un inserto femminile a lato del bancone, insieme ad altri giornali e al quotidiano stropicciato. Era aperto su un servizio che catturò la sua attenzione: nel taglio alto c’era il primo piano di una donna che raccontava la sua esperienza. Aveva deciso di abortire senza mai essersene pentita. «Ho rinunciato a essere madre. E non me ne pento» diceva il titolo in caratteri eleganti e sfacciati. Nella pagina a fianco, una fotografia in bianco e nero ritraeva un gruppo di femministe negli anni ’70 che portavano striscioni e cartelli. Erano il simbolo di una conquista raggiunta con fatica e non senza dolore. L’ immagine iconica di una società che per fortuna, e grazie a loro, oggi era cambiata. «L’ aborto è un diritto e non un delitto» recitava una scritta. E Zoe era pienamente d’accordo.
«Ecco signorina, sono otto euro e cinquanta.» La voce in falsetto di una commessa di mezza età, troppo truccata e troppo stanca, l’aveva riportata alla realtà.
Alle sue spalle un piccolo cartello scritto a mano annunciava l’ultima settimana di attività di quella pasticceria di cui neanche sapeva il nome: fosse stato per lei avrebbe stravolto tutto, lì dentro. Gli interni anni ’90 di quel locale ne avevano un gran bisogno.
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Zoe uscì con il pacchettino, dello stesso colore del grembiule delle commesse. Fuori il sole andava e veniva, nel gioco incerto di quel cielo bizzarro: nuvoloni panna montata si stagliavano lontani, tra chiazze di azzurro pulito, mentre raffiche di vento frizzante raschiavano dall’asfalto foglie secche e qualche cartaccia. Zoe attraversò la strada riparandosi il più possibile e maledicendosi per non aver chiuso anche l’ultimo bottone della camicetta. Mentre il vento giocava con i lembi della sua giacca nera scompigliandole i capelli, raggiunse la sua Fiat 500 coupé comprata di recente. Entrò in fretta nell’abitacolo che ancora odorava di nuovo, per ripararsi dalle gocce di pioggia arrivate lì da chissà dove: sopra di lei non c’erano nuvole.
Per la prima foto, copyright: wenkui xiao.
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