Ernest Hemingway – Consigli di lettura
Ernest Hemingway, generalmente restio ai consigli, offre una lista di letture imprescindibili in un articolo per Esquire datato Febbraio 1935. L’articolo, intitolato Ricordando la caccia agli uccelli – che fa parte della serie delle Key West Letters – ha un soggetto completamente diverso dalla lettura: la caccia. Hemingway, infatti, apre l’articolo con un’intonazione pressoché lirica parlando delle migliori condizioni per la caccia, e i ricordi migliori che gli saltano in mente intorno all’argomento. E proprio nel contesto del ricordo, lo scrittore passa in rassegna – con un tono più malinconico – quelle che sono state le sue migliori letture di sempre:
Se sei stato abbastanza fortunato nella tua vita da scoprire che, nel preciso istante in cui i libri migliori sono stati letti nel passato (e vorrei rileggere ancora per la prima volta Anna Karenina, Far away and long ago di W.H. Hudson, I Buddenbrooks, Cime tempestose, Madame Bovary, Guerra e pace, Memorie di un cacciatore, I fratelli Karamazov, Hail and Farewell di George Moore, Le avventure di Huckleberry Finn, I racconti dell’Ohio, La regina Margot, Casa Tellier, Il rosso e il nero, La certosa di Parma, Gente di Dublino, e le Autobiografie di Yeats, e alcuni altri libri che hanno una rendita assicurata di milioni di dollari per anno), ti rimangono un sacco di cose dannatamente belle da ricordare. E quando il tempo in cui hai fatto le cose che ora puoi ricordare è finito, e mentre stai facendo altro, scopri che puoi leggere di nuovo quei libri, e che hai sempre altri pochi, davvero pochi, nuovi libri da leggere. Lo scorso anno era La condizione umana di Andre Malraux. È stato tradotto, e non so quanto bene, come Man’s fate, e a volte ricordava Stendhal, cosa che nessun prosatore francese in cinquant’anni è riuscito a fare.
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Ma questa lettera dovrebbe parlare d’altro, non di libri, sebbene alcune delle migliori scene di caccia che ricordo sono in Tolstoj e mi sono spesso chiesto come volano i beccaccini ora in Russia e se sparare ai fagiani è controrivoluzionario. Quando per tutta la tua vita hai amato solo tre cose; pescare, cacciare e leggere; e quando la necessità di scrivere ha fatto da padrona per tutta la tua vita, impari a ricordare, e quando pensi al passato, ricordi più momenti di pesca, caccia e lettura che qualsiasi altra cosa, e questo è un piacere.
La lista verrà ripetuta qualche mese più tardi, nello stesso anno, in un altro articolo per Equire. Si tratta di Monologo al Maestro: lettera dall’alto mare. In questo articolo Hemingway racconta dell’incontro con un aspirante scrittore, Arnold Samuelson, giunto a Key West per interrogare l’autore de Il vecchio e il mare sull’arte della scrittura. Durante questo incontro Hemingway sostiene che un aspirante scrittore deve aver letto i libri già citati – con l’aggiunta di qualche autore più “contemporaneo”: L’hotel azzurro e La scialuppa di Stephen Crane, Schiavo d’amore di Somerset Maugham, l’Oxford book of English verse, La stanza enorme di E.E. Cummings e L’americano di Henry James – per essere capace di poterli “battere” e diventare migliore. Se sei un corridore devi cercare di battere un metronomo, non un avversario qualunque, sostiene Hemingway, così come uno scrittore deve sempre cercare di superare i classici che l’hanno formato, e non «gli scrittori viventi. La loro fama è creata dai critici che hanno sempre bisogno di un genio del momento, qualcuno che loro comprendono a pieno e che li fa sentire bene nell’esaltarlo».
E sebbene competere con i classici possa essere scoraggiante per un aspirante scrittore – come Samuelson giustamente sostiene – Hemingway risponde che allora quell’aspirante scrittore farebbe bene a sentirsi scoraggiato.
«Questi e molti altri libri andrebbero letti», si afferma per concludere il discorso. E considerando che Ernest Hemingway può essere a pieno diritto annoverato fra i classici che egli stesso cita, si farebbe bene a seguire i consigli di lettura che ci offre.
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