Erika Fatland con La frontiera. Viaggio intorno alla Russia
Torna in libreria Erika Fatland con La frontiera. Viaggio intorno alla Russia. Il libro edito da Marsilio è un po’ la prosecuzione del pellegrinaggio cominciato dall’autrice norvegese con il libro Sovietistan. In quest’ultimo la giornalista si aggirava tra i vari Paesi nati dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica, mentre nelle 645 pagine del nuovo libro, ciò che il lettore percorre con l’autrice è il sottile confine, la frontiera, che la porta a vedere da fuori quei luoghi russi che lei tanto ammira.
Non a caso Fatland, fin da bambina, dimostra, e lo confessa lei stessa nelle pagine del libro, di avere una passione viscerale per il popolo russo, per i suoi usi, costumi e per quel senso di “anima russa” (dusha) che lo caratterizza. L’intento della giornalista, classe 1983, è di provare a comprendere quel mondo osservandolo da fuori, dal limite del confine, percorrendo centinaia di migliaia di chilometri come dichiara la stessa autrice:
«Una notte di tre anni e mezzo prima avevo sognato di camminare su una grande carta geografica. Mi muovevo lungo una sinuosa linea rossa, il confine russo. Passavo da un paese all’altro, e a nord e a est c’era sempre l’immensa Russia. Quando mi svegliai capii subito che quello sarebbe stato il mio prossimo libro, un viaggio lungo la frontiera russa, dalla Corea del Nord al nord della Norvegia».
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La frontiera percorsa è qualcosa di fisico, è un’avventura che l’autrice organizza in un vero e proprio itinerario capace di portarla a viaggiare dal mare, da quel Polo Nord, a proposito del quale l’autrice parla dei diversi esploratori che per primi lo affrontarono per conoscerlo e definirlo, anche se non sempre le imprese messe a punto ai tempi dello zar arrivarono a buon fine (in certi casi furono un vero disastro con gravi perdite umane). Si passa poi all’Asia, al Nord Corea di Pyongyang, dove tutto è estremamente ordinato e tenuto sotto controllo, per arrivare alla Mongolia, poi alla Cina. Tappa obbligatoria sono le differenti località del Caucaso che con la Russia confinano, alcune delle quali già visitate ai tempi della stesura di Sovetistan. Si arriva all’Europa, con un salto in Ucraina, in Crimea, poi a Chernobyl, per giungere su, a quel nord, dove dalla Russia si arriva in Norvegia.
259 giorni attraverso località diverse, per un percorso spesso in solitaria attorno allo Stato più grande del mondo, con un viaggio di oltre ventimila chilometri, sempre lungo il confine russo. Il tutto messo a punto da Fatland con mezzi diversi e anche di fortuna. Tra le pagine, infatti, si passa dagli aerei di ultima generazione, ai treni ad alta velocità, per fare tappa su quelli davvero lenti, o sedendo su autobus, minibus, taxi, navi mercantili, kayak e pure cavalli. L’autrice non si è fatta mancare nella per compiere il suo pellegrinaggio, partendo dallo Stato più a sud-est della frontiera, fino quello più a nord-ovest della Russia. Un continuo andare che ha permesso all’autrice di comprendere come i confini della Russia, che oggi ha in sé sedici Paesi, sono cambiati nel corso del tempo, con quelle palizzate spostate qua e là per evidenziare lo spostamento del confine, la cui ultima modifica è avvenuta nel 2014, quando la Russia ha annesso a sé la Crimea.
La frontiera non è un semplice diario di viaggio, perché è vero che l’autrice si sposta da un luogo all’altro lungo il confine ma, allo stesso tempo, il suo andare alla meta è un percorso fatto anche di incontri umani. Donne, uomini, più o meno giovani, che raccontano il loro vivere in quelle zone di confine. Ci sono persone comuni, studenti, militari, lavoratori che narrano a Erika – e a noi – il loro vissuto, che esprimono pensieri in libertà e che, a volte, non vogliono vedere rivelata la loro identità, per timore di ritorsioni. Ogni persona incontrata ha un forte desiderio di dire e fare ciò che sente, e spesso questo istinto viene represso da regimi politici autoritari, che non lasciano vita facile a chi non condivide il punto di vista di chi comanda.
Quello a cui il lettore partecipa in La frontiera, tradotto da Sara Culeddu, Elena Putignano e Alessandra Scali, è uno spostarsi continuo in località a tratti simili, ma anche molto diverse tra loro, per condizioni climatiche, ambientali, usi, costumi, tradizioni. Un cambiare che evidenzia quanto in una stessa ampia porzione di territorio si possano nascondere peculiarità umane diverse. Per esempio troviamo l’estremo ordine nell’organizzazione della società in Nord Corea, ben differente dai villaggi ruspanti e non tecnologici dove in tende vivono i mongoli, una popolazione nomade con scarse condizioni igienico-sanitarie. Arrivando nella zona di Chernobyl, Fatland ricostruisce il drammatico incidente nucleare che accadde nel 1986, e riesce a intercettare e a parlare con alcune delle persone (più o meno anziane) che vissero in prima persona quel dramma. Anziani che, nonostante l’elevato numero di radiazioni, hanno deciso di tornare a vivere nella loro terra di sempre.
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La scrittrice norvegese scrive ogni esperienza vissuta in prima persona, dando forma a un libro in grado di prendere il lettore per mano e di condurlo in un avventuroso viaggio alla scoperta della Russia e della sua persona che, arrivati alla fine, porta Erika Fatland a essere per noi una vera e propria amica, capace di contagiarti con la sua appassionata narrazione nella scoperta de La frontiera. Viaggio intorno alla Russia.
Per la prima foto, copyright: Artem Kovalev su Unsplash.
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