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Emily Dickinson e il suo profondo affetto per il fratello Austin

Emily Dickinson e il suo profondo affetto per il fratello AustinA legare Emily Dickinson al fratello maggiore Austin fu un profondo affetto, al punto che ancora ragazza (all’epoca aveva appena vent’anni) Emily gli scrisse due lettere da cui emerge una grande tenerezza nei suoi confronti.

 

Nella prima lettera, datata 27 ottobre 1850, Emily usa un tono scherzoso per rimproverare «il più ingrato dei fratelli», richiamando molto probabilmente anche alcuni giochi che i due erano soliti fare da bambini:

 

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L’affetto di una diciannovenne per il più ingrato dei fratelli ogni tanto mi dà di gomito, e richiede carta e penna.

Permettimi di allacciarti le scarpe, di correrti dietro come un cane. Posso abbaiare, guarda qui! Bau bau! Se poi non è fine non lo so!

Permettimi di essere una bacchetta, per far vedere che non ti batterò, una pietra, perché non la lancerò, una zanzara, perché non pungerò. Permettimi di essere un pollo, che Bettie condirà per cena, un galletto, una squisita, grassa gallina. Canterò nella tomba, il Gallo se ne sta zitto, anche dormendo.

 

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In questo mi «degno di acconsentire ad abbassarmi», che collina alta fra me, e te, una collina, parola mia, che è una montagna, sulla quale non oso arrampicarmi. Fammela chiamare «Alpi», o Ande, oppure il «Monte dell’Ascensione».

Ci sono! – tu sarai «Giove» assiso sul grande «Olimpo», a fare la punta ai fulmini, e a scagliarli sui tuoi parenti. Oh, «Jupiter»! disonore! vergogna!

 

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È nella seconda lettera, tratta come la precedente dalla raccolta Lettere d’amore pubblicata da ilSaggiatore con curatela e traduzione di Giuseppe Ierolli, che Emily dimostra apertamente e senza freni l’amore per il fratello che invita a raggiungerla con un candido «vieni nel mio giardino»:

Emily Dickinson e il suo profondo affetto per il fratello Austin

17 ottobre 1851

Diresti che è un mattino deprimente se tu fossi qui – il gelo è stato duro e le poche foglie rimaste sembrano ansiose di andarsene e s’infagottano più strettamente nei loro sbiaditi mantelli come per ripararsi dal gelido vento di nordest. La terra sembra come una povera vecchia signora che fino ad ora è sempre rifiorita dai colpi della sorte, ma in un momento di distrazione alcune ciocche di capelli argentei le escono furtivamente dal cappello, e lei le ricaccia indietro velocemente e pensa che nessuno abbia visto. Le mucche stanno andando al pascolo e ragazzini con le mani in tasca fischiettano per tenersi caldi.

 

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Non credere che il cielo sarà così corrucciato il giorno in cui verrai a casa! Sorriderà e apparirà felice, e sarà pieno di sole allora – e se pure dovesse corrucciarsi quando il suo figliolo tornerà, c’è un altro cielo, sempre sereno e bello, e c’è un’altra luce del sole, sebbene sia buio là – non badare alle foreste disseccate, Austin, non badare ai campi silenziosi – qui è la piccola foresta la cui foglia è sempre verde – qui è un giardino più luminoso – dove il gelo non è mai stato, tra i suoi fiori mai appassiti odo la luminosa ape ronzare, ti prego, Fratello mio, vieni nel mio giardino!


Per la prima foto (ritratto di Sophie Herxheimer), la fonte è qui.

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