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“Elisabetta II. Ritratto di regina”, la biografia inconsueta di Paola Calvetti

“Elisabetta II. Ritratto di regina”, la biografia inconsueta di Paola CalvettiPaola Calvetti, giornalista e scrittrice, dopo numerosi saggi e romanzi affronta la biografia, raccontandoci una delle donne che hanno lasciato una traccia importante dalla metà del ventesimo secolo a oggi: Elisabetta II, nata come “semplice” duchessa di York e divenuta regina alla morte del padre, re Giorgio VI, salito inaspettatamente al trono dopo la rinuncia e l’abdicazione del fratello Edoardo VIII. Una donna che non era destinata a diventare regina, ma che ha svolto il suo compito di sovrana del Regno Unito con grande senso del dovere, spesso sacrificando la vita personale.

L’idea originale di questa biografia è quella di raccontare le varie fasi di una vita lunghissima (Elisabetta ha oggi novantatré anni e regna da sessantasette, battendo tutti i record precedenti) attraverso il suo rapporto con i fotografi che l’hanno immortalata nei numerosi ritratti ufficiali, nelle foto di famiglia e in occasione delle grandi cerimonie. Tra l’altro, la regina è un’appassionata fotografa fin dall’adolescenza, quando il padre le regalò la prima macchina fotografica, per cui ha sempre seguito con interesse e anche competenza il lavoro delle persone incaricate di ritrarla.

 

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La biografia ci permette quindi di scoprire, accanto a fatti universalmente conosciuti, molti dettagli insoliti e meno noti al pubblico della vita di Elisabetta. Abbiamo quindi fatto qualche domanda a Paola Calvetti per sapere com’è arrivata a raccontarci proprio una regina già descritta da tanti biografi e divenuta perfino protagonista di un romanzo.

 

Come è nata l'idea di dare un taglio così particolare a questa biografia di Elisabetta II, che lei ha raccontato seguendo il percorso delle fotografie più significative che documentano la sua vita?

L’idea è arrivata dopo avere educatamente declinato la proposta del mio editore: lusingata, ma terrorizzata al pensiero di affrontare la lunghissima vita di Elisabetta II, non mi sentivo all’altezza. C’è stata una frase, però, che ha messo in moto tutto. Quella prima conversazione con Nicoletta Lazzari (senior editor della saggistica Mondadori) si è conclusa con una frase: “trovare un punto di vista”. Tornata a casa da quell’incontro e nonostante avessi molti dubbi sulla mia capacità di raccontare la sovrana più longeva della storia britannica, mi sono messa a studiare, a leggere biografie americane, inglesi e, soprattutto, a spulciare articoli di giornale e a vedere documentari. Mi sono accorta che Elisabetta è stata fotografata dai più grandi ritrattisti del Novecento e che nessuno ci aveva mai “pensato” per un libro che non fosse esclusivamente fotografico. Avevo trovato il punto di vista, che è stato condiviso dalla Mondadori. Ho trovato due formidabili alleati: Michele Neri e Livia Corbò, che con la fotografia ci sono “nati”: lui ha diretto l’agenzia di Grazia Neri e Livia è stata photo editor: mi hanno incoraggiata e aiutata anche nello scoprire i fotografi “di Elisabetta”. Nella mia vita da cronista ho scritto centinaia di articoli per i giornali e nove romanzi, mai mi ero avventurata in una biografia. In questo senso sono un’esordiente.

“Elisabetta II. Ritratto di regina”, la biografia inconsueta di Paola Calvetti

Quanto tempo ha richiesto il lavoro di ricerca, che deve essere stato immane?

Da quel giorno, era marzo 2018, poco più di un anno fa, non ho fatto altro che lavorare, ho rinunciato alle vacanze e persino gradevoli soggiorni a Parigi e a Londra sono stati dedicati a… Sua Maestà: la Mondadori voleva pubblicare il libro per il compleanno della regina… 21 aprile. La parte di ricerca è stata appassionante, divertente, intrigante, sfinente perché il materiale sulla Sovrana è moltissimo, e più leggevo più trovavo nuove notizie, nuovi spunti. Per scoprire come diavolo facessero a mandare le fotografie di Lilibeth al Re e alle regina in viaggio verso l’Australia… mi sono letta un intero tomo sulla Royal Mail! Mano a mano che leggevo di lei intrecciavo la sua vita con quella dei fotografi, straordinari personaggi come Cecil Beaton (di cui ho letto i diari), o Yousuf Karsch, Marcus Adams, la prima donna Royal Photographer Dorothy Wilding, fino ai contemporanei, che ho avuto la gioia di intervistare grazie alla collaborazione dell’agenzia londinese Camera Press, che conserva gli archivi di quasi tutti i fotografi reali. In casa nessuno mi sopportava più, parlavo e pensavo solo a lei, Elisabetta. E più la studiavo, più la amavo. Ho potuto contare su un giovane assistente, Joseph Calanca, che mi ha aiutato nella ricerca di vecchi giornali in biblioteche e archivi.

 

Novantatré anni di vita e sessantasette di regno sono lunghissimi da esaminare e da raccontare. Quanto è stato difficile scegliere gli episodi della vita della regina da raccontare, a parte le inevitabili tappe ufficiali?

Ho suddiviso la vita di Elisabetta in decenni su un file excel a due colonne, la vita di Elisabetta con le tappe imprescindibili e, accanto, i fotografi corrispondenti a quel decennio. E poi… ho tagliato. Avevo il limite delle 500mila battute e l’ho rispettato, lavorando “di lima”, sacrificando qualcosa, ma senza mai censurare una notizia quando la trovavo, al limite la riducevo a poche righe: perché scrivere genericamente dei corgis di Elisabetta tacendone il nome (ne ha avuti 33!) o il nome e la tariffa del suo parrucchiere a Malta? Ho lavorato dando valore alla notizia, all’aneddoto. Ho avuto un costante confronto con Nicoletta Lazzari, il mio primo censore e il mio grande aiuto… anche se è stata una battaglia, a volte.

 

Ci sono fatti che ha preferito non raccontare per qualche motivo?

In generale i pettegolezzi senza fonte certa sono stati esclusi a priori; per ragioni di rigaggio, ho dovuto sacrificare la parte politica, ad esempio scegliendo di parlare di soli tre primi ministri, Churchill, Thatcher, Blair, che hanno inciso profondamente nella vita della regina. Le scelte sono state inevitabili: Elisabetta ha vissuto quasi tutto il Novecento ed è arrivata fino a oggi in ottima forma, altro che “secolo breve”. Diciamo che il mantra era “scrivi di lei e dei “comprimari” (cioè tutti gli altri) solo in funzione e dalla prospettiva di Elisabetta”, dunque il padre, la madre, la sorella, i figli, i nipoti, gli uomini politici, Papi, Re, Capi di stato, Presidenti… sono citati in funzione della regina. Anche dei fotografi, pur non dimenticandone nessuno, ho dovuto tagliare le interviste e ridurre le citazioni, con rammarico: ci sono vite, come quella di Karsch, per esempio, che meriterebbero esse stesse una biografia.

“Elisabetta II. Ritratto di regina”, la biografia inconsueta di Paola Calvetti

Qual è la cosa che l'ha colpita di più in assoluto della personalità di Elisabetta II?

La sua serietà. E il fatto che sia anche molto simpatica. Mi è piaciuta la sua capacità di adattamento: non ha “scelto” di diventare regina, avrebbe voluto occuparsi di Filippo, dei figli, di cani e cavalli, eppure da quando le è “successo” (a 26 anni!) non ha mai derogato al suo impegno. Difendere, proteggere, servire il suo popolo, per lei è una missione: lo ha giurato davanti a Dio e si è sempre attenuta a quel giuramento. Credo che abbia sacrificato molto di se stessa alla corona; che abbia anche ingoiato situazioni indigeste soltanto per non venire meno all’impegno preso. Questo mi piace di lei. L’ho scritto nel finale: “alla sua età fa il suo lavoro tutti i santi giorni”. Ecco, di questi tempi, con politici effimeri (è un eufemismo), meteore, egoisti ed egopatici, Elisabetta è un Capo di Stato che, se fossi un inglese, rispetterei con devozione. Riguardo ai fotografi e al suo rapporto con loro, ha dimostrato di avere un’intelligenza e un intuito fuori dal comune: Diana usava i fotografi e li manipolava, Elisabetta ha scelto di essere fotografata dai più grandi, prendendo anche dei rischi d’immagine: penso all’ologramma di Chris Levine che l’ha “sorpresa” con gli occhi chiusi e ha scattato. Quale sovrano o presidente accetterebbe di essere esposto in pubblico inerme, a occhi chiusi? Lei, per l’appunto.

 

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Come immagina la monarchia inglese il giorno dopo la scomparsa di Elisabetta?

Per gli inglesi, la morte di Elisabetta II sarà un dramma vero. La maggior parte degli adulti e degli anziani, per non dire di bambini e adolescenti sono nati sotto il suo regno; vedono il suo volto ovunque, nelle case, nei negozi, nelle sedi istituzionali; ogni suo passo è seguito e raccontato: il rischio è che, con la sua morte, la monarchia appaia anacronistica, inutile, se non alle casse dello Stato, dato che è stato calcolato in milioni di sterline l’indotto annuo apportato dai Windsor. Elisabetta II, che regna ma non governa, ha inciso nella Storia. Nessuno, né suo figlio Carlo né il nipote William, ha il carisma di Lilibeth. Nonostante i paparazzi e i Royal photographer al seguito!


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