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Effetto Asperger?

AspergerLa sindrome di Asperger è un disturbo che può essere considerato all’interno dello spettro autistico. Gli individui Asperger faticano solitamente ad avere relazioni sociali soddisfacenti, tendono infatti a essere freddi e distaccati e poco propensi a considerare la presenza e l’opinione degli altri. Presentano spesso un interesse dominante, che può andare da elementi molto specifici (come i preludi di Bach) a campi decisamente ampi (la letteratura, ad esempio) e possono diventare esperti in tale settore; non hanno però disturbi di carattere cognitivo, se non, a volte, ritardi nell’area del linguaggio. Anzi, il QI degli Asperger può essere alto, e possono essere portati per il ragionamento matematico o astratto. Sono tendenzialmente ordinati e molto precisi, ripetono certe procedure che li rassicurano. A livello fisico, sono rigidi negli arti, si muovono in modo scoordinato e poco fluido. Il disturbo può avere natura evolutiva, e quindi manifestarsi in maniera diversa nelle fasi dello sviluppo.

Fin qui, la scienza e la psicologia. Nella vita di tutti i giorni, ci può essere capitato, forse anche in modo più frequente di quanto possiamo aspettarci, di incontrare o avere a che fare con persone Asperger. Il disturbo si presenta, infatti, in forme e gravità molto diverse tra loro: un Asperger grave, ad esempio, non è in grado di relazionarsi con gli altri e può mettere in atto comportamenti asociali, ad esempio mettersi ad urlare se la situazione in cui si trova non è di suo gradimento oppure diventare persino violento. Ma esistono anche forme lievi del disturbo, talmente lievi da non essere mai state diagnosticate. Per esempio, alcuni insegnanti universitari, estremamente specializzati in un ambito, vagamente strani ma all’interno di quella che per noi è la normalità, potrebbero essere Asperger, e non saperlo, vivendo tranquilli e inconsapevoli. In effetti, diagnosticare il disturbo in queste situazioni sarebbe del tutto irrilevante.

La letteratura, da un po’, si è accorta della presenza degli Asperger. Ne è un esempio il recentissimo caso editoriale di Graeme Simsion, L’amore è un difetto meraviglioso (si può leggerne una recensione qui e un video qui); come pure il più famoso Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, di Mark Haddon. I due testi, con i loro personaggi principali, mostrano in modo chiaro quanto sostenuto finora: Christopher è al limite del sostegno e non è in grado, sembrerebbe, di vivere una vita del tutto “normale”, Don Tillman, protagonista de L’amore è un difetto meraviglioso, è, invece, un insegnante universitario, certo abbastanza stravagante ma in ogni caso inserito in società, seppure con alcuni divertenti limiti. E solo il suo amico/collega Gene sembra aver interpretato, ma non è chiaro se in modo davvero consapevole, le stranezze di Don grazie alla sindrome di Asperger. Più interessante, e meno conosciuto, è Il mondo, quello vero di Francisco X. Stork, edito in Italia nel 2009. Marcelo, diciassettenne, ha un disturbo cognitivo assimilabile all’Asperger, anche se non del tutto chiarito dal medico che lo segue. Durante un’estate, viene costretto a confrontarsi, secondo l’espressione di suo padre, con il mondo “vero” e non con quello protetto della scuola speciale che lui tanta ama, proprio perché è in grado di  interagire in modo “normale” con la società, nonostante i suoi limiti.

Perché la sindrome di Asperger è così presente e attrae così tanto? Si può forse parlare di un ipotetico effetto Asperger, come ci è parlato a suo tempo di un effetto “Rainman”. Quando nel 1988 uscì nelle sale il famoso film con Dustin Hoffman e Tom Cruise, si diffuse un’idea secondo cui l’autismo, di cui il protagonista soffriva, fosse tutto sommato una sindrome con aspetti buffi o divertenti, tipo “butto gli stuzzicadenti per terra e tu li sai contare”. Nella serie The big bang theory uno dei personaggi di maggior successo, Sheldon Cooper, presenta in modo marcato tratti Asperger, benché l’ideatore della serie abbia dichiarato di non averci pensato esplicitamente. Tutto sommato, un Asperger può davvero anche far ridere, nella maniera intelligente proposta da questa azzeccata serie televisiva; la speranza è naturalmente che sia una via per farlo conoscere a sempre più persone e non un modo distorto di vedere ed entrare in contatto con il disturbo.

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