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Editoria americana e molestie sessuali. Ecco la verità

Editoria americana e molestie sessuali. Ecco la veritàUna recente indagine prova a indagare il rapporto tra editoria americana e molestie sessuali, sull'onda di campagne social come #MeToo. O meglio: prova a fare chiarezza sulla presenza di tali moleste anche nel settore dell’editoria, oltre che nel mondo del cinema, come negli ultimi tempi stanno dimostrando casi come quello di Harvey Weinstein e Kevin Spacey.

L’indagine, condotta da The Bookseller, ha visto la partecipazione anonima di 388 persone. Tra queste il 54% delle donne e il 34% degli uomini hanno confermato di essere stati vittime di abusi.

I settori del mondo editoriale coinvolti sono i più vari: librai, piccoli e grandi editori, agenti, lettori di case editrici, scrittori e scrittrici, organizzatori e organizzatrici di eventi e freelance. Le esperienze che hanno raccontato vanno dall’uso di un linguaggio crudo o degradante verso le donne sul luogo di lavoro o durante eventi sociali legati al lavoro, fino a commenti invadenti o a toccatine e palpeggiamenti non graditi, avances sessuali inappropriate, approcci predatori travestiti da contatti professionali. Due tra gli intervistati hanno dichiarato di essere state violentate.

 

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«Mi è stato direttamente proposto da colleghi uomini più anziani, che mi hanno anche palpeggiato, se fossi interessata a stabilire una relazione. Dato che il settore è così piccolo, m sono ritrovata di nuovo a lavorare con molti di questi in altre aziende.»

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Laddove le persone sono state oggetto di tali azioni, le molestie sono state praticate da colleghi di sesso maschile più anziani o in una posizione lavorativa più elevata, vari contatti professionali, scrittori o clienti, e gli obiettivi sono spesso giovani, in posizioni lavorative subordinate, nuovi arrivati in azienda o lavoratori/lavoratrici freelance. Il rischio di molestia sembra essere più elevato in determinati ruoli: le lavoratrici degli uffici stampa, spesso impegnate in tour e a contatto con scrittori all’esterno di ambienti professionali protetti, hanno dichiarato di aver subito esperienze di molestie legate al loro lavoro in una quantità superiore alla media, e ben il 66% di loro ha dichiarato di aver vissuto una simile esperienza. Una di loro ha sostenuto che, mentre tali “incidenti” con gli scrittori sono stati «pochi e distanti tra loro […] è triste ammettere che alcuni non sanno dove tracciare la linea e, considerando che “prenderci cura dello scrittore” è una parte importante di quello che facciamo, è molto difficile dire qualcosa al riguardo.»

Editoria americana e molestie sessuali. Ecco la verità

Un’alta percentuale di lavoratori/lavoratrici nel settore delle librerie ha riportato di aver subito abusi, e il 61% ha raccontato di molestie da parte di clienti, colleghi o scrittori. «Sembra che se sei nel settore dei servizi, ci sia un errore di valutazione da parte dei clienti maschi che scambiano la tua educazione come un invito. Mi sono state fatte proposte molte volte, quasi sempre da uomini molto adulti, mentre ero a lavoro», ha dichiarato una libraia.

 

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In un settore strutturato intorno a momenti sociali, l’alcool è spesso citato nei racconti sulle molestie subite. Numerosi intervistati hanno raccontato di colleghi o contatti vari nel settore che hanno oltrepassato il segno in situazioni in cui il confine tra lavoro e vita sociale era più sfumato. «Sento che appena le persone hanno bevuto un paio di bicchieri durante un evento, non ci sono più freni» ha dichiarato una delle intervistate. «I colleghi sfruttano il fatto che il nostro è un settore “rilassato”», ha aggiunto un’altra.

Gli intervistati hanno anche dichiarato che le molestie sembrano essere tollerate o minimizzate all’interno di alcune aziende, in particolare se sono coinvolti soggetti più anziani o più alti in grado. Un’addetta stampa ha commentato: «In molte occasioni mi hanno avvertito a proposito di autori, giornalisti o altri membri del settore notoriamente viziosi durante pranzi di lavoro, incontri vari o feste, e mi hanno raccontato come la loro maleducazione, i loro comportamenti predatori fossero solo parte del lavoro.» Un’altra ha dichiarato: «Sono stata testimone di come lo stesso capo ha molestato numerose donne appena entrate nel suo staff. Aveva inviato email inappropriate, si è appoggiato su di loro, stando ben attento a non superare quella linea che non gli avrebbe permesso di farla franca… E infatti è ancora in azienda in una posizione importante.» Un’altra ha scritto che vedere un uomo coinvolto in una situazione di molestie che viene in seguito promosso le ha fatto sorgere il dubbio che non ci fosse posto per lei nel settore.

Editoria americana e molestie sessuali. Ecco la verità

Alcuni di coloro che hanno risposto all’indagine hanno la sensazione che il problema sia generazionale, causato soprattutto da uomini anziani o di mezza età. Altri invece hanno sostenuto che anche gli uomini più giovani sono coinvolti e in egual misura.

Comunque anche gli uomini sono oggetto di molestie: uno degli intervistati ha descritto lo sconforto di essere “palpeggiato” da una donna; un altro ha raccontato di quando un uomo gli si è “buttato addosso”. Gli uomini che hanno risposto all’indagine poi hanno commentato dimostrando molta empatia verso le colleghe che dichiarano di aver subito molestie.

 

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Molti hanno dichiarato di essersi scrollati di dosso questi comportamenti inappropriati; ma altri invece ne sono stati profondamente colpiti, e riportano di provare ancora sentimenti di vergogna e umiliazione, oltre che la perdita di stima professionale. Un’intervistata ha raccontato di come un collega più anziano abbia approfittato di lei dopo averla incoraggiata a bere molto, e ha confidato di essersi vergognata troppo e non aver condiviso per questo l’accaduto. Quelli che hanno fatto esperienza di molestie meno gravi comunque risentono ancora del fatto di dover combattere costantemente contro il sessismo in ufficio.

Del 51% di chi ha subito molestie, abusi sessuali o comportamenti predatori, solo il 36,8% degli uomini e l 29,9% delle donne hanno dichiarato di averli denunciati.

Tra le ragioni della mancata denuncia ci sono la paura, la vergogna e l’imbarazzo, nonché l’ansia che le denunce non vengano prese in considerazione o abbia un impatto sulle prospettive future di chi denuncia.

 

«Ho vissuto esperienze di colleghi che si prendevano delle libertà con me su una pista da ballo, mentre tornavamo a casa a piedi, in un taxi… Ho girato la mia testa o il mio corpo per evitare baci o palpeggiamenti. In poche occasioni poi qualcuno mi ha direttamente offerto le sue parti intime. Ho dovuto lasciare degli eventi dove la situazione era diventata troppo complicata.»

Un’agente letteraria

 

Altre hanno parlato spesso della natura sottile e pervasiva delle molestie come un fattore per non denunciarle, e molte sostengono che questo comportamento è troppo diffuso per prendere in considerazione l’idea di una denuncia. Alcune poi sono molto confuse circa ciò che costituisce una molestia, e ben il 7% di chi ha risposto non sa dire con chiarezza se ciò che ha subito è o non è una molestia. «Crescere con la presenza costante delle moleste quotidiane rende difficile sapere dove bisogna tracciare il confine.»

Molte delle partecipanti all’indagine hanno dichiarato che lo status del loro molestatore ha impedito loro di denunciare queste situazioni. «Denunciare? A chi? Erano i responsabili/titolari delle aziende.» E ancora: «Non sarebbe successo nulla se avessi denunciato. Ero così junior e lui era – ed è – così senior e potente. Se avessi denunciato, sarebbe stato più semplice sbarazzarsi di me che sostituire lui

 

«Ho preso in considerazione l’idea di denunciare un’avance sessuale da parte di un editore ma ero troppo spaventata per farlo e in una posizione incredibilmente vulnerabile come freelance. Ero anche sopraffatta dalla rabbia, dalla vergogna e dalla paura.»

Una freelance

 

D’altra parte, il 66% degli intervistati ha risposto “No” o “Non sono sicuro” alla domanda che chiedeva se ritenevano chiare le linee guida per denunciare una molestia all’interno della loro organizzazione. Alcuni hanno espresso una mancanza di fiducia nel sistema aziendale per la raccolta di tali denunce: «Non c’era nessuno a cui denunciare. O almeno non c’era qualcuno che avrebbe potuto fare qualcosa.»

Editoria americana e molestie sessuali. Ecco la verità

Tra quelli che hanno denunciato, le reazioni sono andate da “molto collaborative” («Il risultato è stato il licenziamento del responsabile») a “sprezzanti” («Mi è stato detto che era uno “sfottò” e che avrei dovuto vedermela da sola») a “non esistenti” («Non è accaduto niente»). Una delle intervistate ha dichiarato di aver denunciato una molestia da parte di uno scrittore ma che non è accaduto nulla «a causa dell’importanza dello scrittore nell’azienda.»

 

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Molti degli intervistati hanno affermato che sarebbe necessaria una revisione del modo in cui il problema delle molestie viene affrontato, con più educazione/formazione sul tema e zero tolleranza nei confronti dei responsabili.

 

«Ero alle prime armi e fui palpeggiata durante una festa in ufficio da un collega senior che era piuttosto ubriaco. Restai di ghiaccio. Non ne ho mai fatto parola a nessuno. Perché era lui ad avere il controllo sulla mia carriera.»

Editor

 

Molti suggeriscono che una maggiore diversità di genere in ruoli senior potrebbe essere un importante deterrente. E molti ancora auspicano che ci siano direttive più chiare sulle molestie da parte dei dipartimenti delle risorse umane e dei loro capi. Alcuni hanno dichiarato che una helpline confidenziale e anonima potrebbe essere utile, ma anche la presenza di un ente terzo di settore a cui denunciare potrebbe essere importante, soprattutto per chi lavora in piccole aziende o agenzie, oltre che come freelance.

 

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Altri raccomandano di includere nei contratti clausole che prevedono esplicitamente che le molestie saranno oggetto di azioni disciplinari, spostando la responsabilità sull’autore di molestie anziché sulle potenziali vittime dicendo loro di “prestare attenzione”.

Oltre la metà di chi ha risposto (59%) ha dichiarato che l’aspetto sociale del settore spesso mette gli impiegati in situazioni particolarmente vulnerabili, e molti dei partecipanti al sondaggio hanno suggerito di mettere un argine alla cultura del consumo di alcool nel settore e di fare qualcosa per proteggere i membri junior dello staff quando presenziano a tali eventi.

Il sondaggio di The Bookseller rivela dunque come il problema delle molestie sia ben presente anche nell’editoria americana, come ovviamente in qualsiasi altro settore professionale.


Copyright delle foto in ordine di inserimento: Mihai Surdu, Jose Moreno, Frank McKenna e Victor Lozano.

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