Editing ‒ Tecniche e ritmo
Nelle passate puntate ho introdotto alcuni concetti che tentavano di circoscrivere l’area dentro cui ci stiamo muovendo, che non è esclusivamente un cumulo di tecniche. Permettetemi di usare un’immagine per chiarirlo.
Provate a tornare con la mente a qualche interrogazione dei tempi scolastici, voi avevate studiato, vi sentivate abbastanza fiduciosi e nonostante gli sforzi il voto finale era stato un cinque. Perché? Non eravate riusciti a esprimere bene quanto avevate studiato; o una giornata uggiosa nella quale vi sentivate deboli a livello mentale; oppure il professore era di pessimo umore; o una domanda era, dannazione, proprio sull’argomento che non vi piaceva. Le variabili potevano essere numerose, parte delle quali non dipendeva dalla vostra volontà.
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Un punto fermo da accettare è che quando si edita un romanzo ‒ per quanto si possano utilizzare al meglio le tecniche più sofisticate ‒ rimane un’area di imprevedibilità che non solo un autore, ma anche un editor dovrebbe accettare. In altre parole, accettare che per quanto un editing possa essere efficace, un romanzo non sarà mai perfetto, ma sempre perfettibile. Quindi, tecniche definitive non esistono, tecniche che sistemino tutti gli ingranaggi di una storia non esistono, tecniche giuste per ogni problema non esistono. Semmai ci sono tecniche che possano migliorare una frase, una parte, un capitolo, un intreccio. Le tecniche non possono rappresentare l’unica salvezza di un editor ma sono necessarie. Quanto non è tecnica potrebbe essere esperienza, intuito, abilità. Non mi interessa entrare su questi argomenti, ma non bisogna dimenticare la loro presenza quando si fa editing.
Iniziamo da una breve parte di testo per addentrarci su un altro argomento importante.
«Maurizio decise all’improvviso, preso da una strana sensazione, che sua sorella Flavia dovesse smetterla di frequentare Toni, era sicuro che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave, ne era talmente convinto che quella stessa sera la chiamò e le chiese di incontrarsi il giorno successivo al bar sotto casa della loro madre, era il luogo dove anche da adolescenti andavano per parlare con calma di cose importanti, Flavia accettò subito senza chiedere nulla».
Le prime domande che un editor dovrebbe porre allo scrittore dopo avere letto quanto sopra sono quattro.
Hai pensato al ritmo? Hai pensato alla tensione narrativa? Hai pensato alla musicalità? Hai pensato al respiro del lettore?
Le risposte potrebbero essere sì, ma i risultati costringerebbero a credere più al no che al sì.
Proviamo a compiere un passo in avanti. Cominciamo dal ritmo.
Dopo la scelta «all’improvviso» e che richiede velocità, si arriva a «era il luogo dove anche da adolescenti andavano per parlare con calma di cose importanti». Con calma. In netto contrasto con la velocità improvvisa, eppure dal punto di vista del ritmo tutto rimane uguale, nessun cambio. Sbagliato. Se si voleva donare densità all’espressione «con calma» e perciò colpire il lettore per comunicare un concetto molto preciso, allora era necessario usare una punteggiatura differente.
Prima modifica semplice.
«Maurizio decise all’improvviso, preso da una strana sensazione, che sua sorella Flavia dovesse smetterla di frequentare Toni, era sicuro che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave, ne era talmente convinto che quella stessa sera la chiamò e le chiese di incontrarsi il giorno successivo al bar sotto casa della loro madre. Era il luogo dove anche da adolescenti andavano per parlare con calma di cose importanti. Flavia accettò subito senza chiedere nulla».
Un punto dopo «madre» e un punto dopo «importanti». Ecco che in questo modo il ritmo rallenta, lasciando percepire un cambiamento concettuale, non soltanto ritmico.
Oppure altra modifica semplice.
«Maurizio decise all’improvviso, preso da una strana sensazione, che sua sorella Flavia dovesse smetterla di frequentare Toni, era sicuro che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave, ne era talmente convinto che quella stessa sera la chiamò e le chiese di incontrarsi il giorno successivo al bar sotto casa della loro madre. Era il luogo dove anche da adolescenti andavano per parlare, con calma, di cose importanti, Flavia accettò subito senza chiedere nulla».
Un punto dopo «madre» e «con calma» fra due virgole. Il ritmo rallenta con il punto e si evidenzia con le virgole il momento in cui il lettore rallenta ancor più.
Altra possibile modifica.
«Maurizio decise all’improvviso, preso da una strana sensazione, che sua sorella Flavia dovesse smetterla di frequentare Toni, era sicuro che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave, ne era talmente convinto che quella stessa sera la chiamò e le chiese di incontrarsi il giorno successivo al bar sotto casa della loro madre. Era il luogo dove anche da adolescenti andavano per parlare di cose importanti. Con calma. Flavia accettò subito senza chiedere nulla».
Isolando «con calma» si spezza ulteriormente il ritmo, dando un messaggio chiarissimo a chi legge.
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Il ritmo si può cambiare con modalità differenti, non c’è soltanto la punteggiatura. Ne parleremo presto e risponderemo alle altre tre domande. A giovedì prossimo.
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