Editing ‒ Le incoerenze
Esiste un aspetto che potrebbe indebolire la voce di un autore, della quale parlavamo la scorsa volta, e sono le incoerenze in una trama. Proverò a semplificare per esprimere un concetto: immaginate una lunga serie di prima e dopo che si rincorrono per tutta la storia, tantissimi prima e dopo con un rapporto che spesso è di causa ed effetto. Dentro tale schema la coerenza governa gli eventi. Se ci fossero incoerenze l’intreccio avrebbe dei buchi, per capirci, delle parti che sembrano sconnesse dal resto.
La concatenazione dei fatti si configura smagliata in non pochi testi di autori alle prime armi, a volte troppo concentrati nel cercare colpi di scena, a volte troppo immersi nella formulazione di lunghi dialoghi, a volte troppo dipendenti da certe caratteristiche dei personaggi. La coerenza fra gli eventi è anche una questione di spazio fisico sulle pagine. Attenzione, non appoggiamoci troppo a proporzionalità matematiche, ma è sempre importante comprendere che gli snodi narrativi principali dell’opera meritino più spazio e invece quante opere si perdono in innumerevoli dettagli che per la maggior parte è del tutto cestinabile? Anche perché dettagli inutili rischiano di rendere incoerente le tensioni narrative fra le parti. Insisto, lo spazio dedicato a certe scene va pensato nella misura in cui quelle stesse scene complicano o risolvono situazioni.
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Gli scrittori tendono a innamorarsi di troppe scene, ma quali sono quelle davvero necessarie e funzionali a ciò che segue? Un editor ha il dovere di chiederselo di continuo.
Non ci sono soltanto incoerenze palesi. Se il personaggio Matteo ha una cicatrice all’avambraccio sinistro, è evidente che dopo 80 pagine non potrà essere nell’avambraccio destro, a meno che non si sia aggiunta a quella dell’altro braccio per qualche motivo. A volte le incoerenze sono più subdole, perché chi scrive non le nota, ma chi legge sì. Dipendono talvolta dalla velocità attraverso cui accade qualcosa. Fare accadere troppo presto o troppo tardi un fatto potrebbe instillare nella testa dei lettori una perdita di tensione narrativa o la sensazione di non andare da nessuna parte con la storia.
Un’altra incoerenza subdola è quella legata all’immobilità delle situazioni.Se si attende troppo per sviluppare un conflitto, chi legge avrà la sensazione che sempre più le scene siano insignificanti ai fini della storia. Se più avanti tutto si scatena con velocità ma prima avevamo decine di pagine lentissime, l’editor dovrà far notare questa incoerenza allo scrittore. Il legame fra le parti è una materia complessa nella letteratura, primo perché per ogni concetto c’è stato di sicuro qualcuno che ha trovato un’eccezione pubblicata più che dignitosa e che però nega una consuetudine, secondo perché l’editoria del 2021 è diversa dall’editoria del 2017 e certe tendenze nel 2021 ‒ a volte canoni già visti e rivisti ‒ sembrano desuete.
Come trovare l’equilibrio? Difficile a dirsi. Tuttavia, un consiglio sento di darlo agli editor. Non fate l’errore di leggere nessuno o pochissimi romanzi contemporanei, pensando che le basi narrative solide si trovino soltanto nei classici. I canoni mutano, i trend cambiano, gli approcci si modificano di continuo. Leggete la maggior parte dei romanzi di successo con occhio attento da editor, vi permetteranno di capire lo stato dell’arte, vi aiuteranno a scoprire gli sviluppi dell’editoria e di conseguenza migliorare le vostre competenze stando sul pezzo.
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Le incoerenze non rimangono le stesse, ce ne sono alcune che dipendono esclusivamente dalla contemporaneitàe solo immergendosi nella contemporaneità sarà possibile scoprirle. Ahimè noto non di rado fra i colleghi un certo atteggiamento snob verso le pubblicazioni contemporanee e mi dispiace perché spesso mi chiedo: come può un editor non conoscere il presente editoriale per capire motivi, direzioni e tendenze?
A giovedì prossimo.
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