Editing ‒ La voce
Parlavamo del rapporto fra Van Wyck Brooks e Max Perkins: uno degli aspetti che preoccupava l’editor era la voce dell’autore. Vediamo perciò oggi di capire meglio questo concetto che spesso gli editor nominano per definire la qualità o la debolezza di un testo.
Che cosa è la voce di uno scrittore?
Negli anni mi sono convinto che la voce sia l’illusione del rapporto diretto fra le pagine di un testo e chi legge e che tale rapporto si intensifica quanto più l’autore utilizzi con efficacia le tantissime tecniche della scrittura creativa. Provo a utilizzare un’immagine per farvi capire meglio. Quando qualcuno suona una chitarra non lo fa strimpellando a caso, ci sono tecniche precise. Servono moltissime ore per suonare al meglio lo strumento e per farlo è necessario conoscere tutta una serie di strategie consolidate nel tempo. Si studia, si prova, si ritenta, si studia ancora. Quando un chitarrista riesce a coinvolgere le emozioni del pubblico? Quando lo strumento è suonato con una naturalezza tale da far dimenticare le tecniche utilizzate. Lo ripeto perché mi sembra un fattore centrale. Quando un chitarrista riesce a coinvolgere le emozioni del pubblico? Quando lo strumento è suonato con una naturalezza tale da far dimenticare le tecniche utilizzate.
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Nella scrittura non è diverso, quell’illusione di cui parlavo sopra diventa massima quando uno scrittore utilizza così bene certe tecniche da farle sembrare naturali, in altre parole lo scrittore riesce a sviluppare una storia alimentando di continuo con naturalezza l’illusione del rapporto stretto fra pagine del libro e i lettori. Una voce fa dimenticare le rigidità delle tecniche e una voce ben caratterizzata è una costante connessione emotiva con chi legge.
Mentre leggete un romanzo, oltre a seguire le vicende dei protagonisti, voi avete la sensazione chiara che qualcuno vi stia raccontando la storia, sia esso uno dei protagonisti sia esso qualcuno che non riuscite ancora a identificare con precisione, ma avete la chiara sensazione appunto che lì vicino a voi c’è qualcuno. Un qualcuno che non sparisce, c’è. È la sua presenza continua che vi illude di avere un rapporto diretto con le pagine. Ecco che una voce andrebbe modulata con cura dall’autore, certo, ma soprattutto dall’editor, che dovrà controllare dove essa si perda, si sfilacci, si indebolisca.
I consigli per un editor neofita potrebbero essere numerosi sulla voce ma uno sento che è fra i più importanti. Ogni volta che concludete un capitolo del testo chiedetevi: «Mi è sembrato che qualcuno mi raccontasse la storia come se me la confidasse in segreto all’orecchio?», quella sensazione di ascoltare una vicenda incredibile che in pochi conoscono. La voce è quella cosa lì.
Non esistono regole scientifiche per migliorarla, ma se l’autore ha utilizzato bene le tecniche di scrittura noterete subito che quella voce è chiara, affiorerà dopo avere letto anche solo poche pagine.
Quando la voce di un autore diventa davvero apprezzabile? Quando, al netto dei romanzi, che siano due o cinque o nove, sentiamo che quel qualcuno che ci racconta le storie non cambia modi, è identificabile con chiarezza.Ma prima di arrivare a questi risultati, è importante che in un singolo romanzo esistano condizioni precise di identificabilità. Dipende dallo stile, dal linguaggio, dallo sguardo, per esempio.
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E per avere uno stile identificabile, un linguaggio identificabile, uno sguardo identificabile, al pari del chitarrista, è bene conoscere le tecniche di scrittura creativa per essere bravi editor. È la prima volta che ve lo dico in maniera esplicita. Come potete essere bravi editor se non conoscete le tecniche di scrittura creativa utilizzate dagli scrittori?
A giovedì prossimo.
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