Editing ‒ Gli opposti
Dopo avere trattato per alcune puntate i mondi interiori di un personaggio, oggi affrontiamo un tema spesso sottovalutato. Premessa: i lettori amano entrare in connessione con personaggi che conducano i giochi. C’è sempre la speranza che l’essere umano faccia la differenza, che sia la risoluzione di un grave problema, la conquista sentimentale di una persona dopo enormi difficoltà o il riscatto da una situazione di povertà non importa, c’è qualcuno che compartecipa a un cambiamento e lo fa prendendo decisioni. Ecco, quel prendere decisioni potrebbe essere anche qualcuno che non le prende affatto, ma alla base c’è sempre un atto di volontà positivo o negativo.
Il lettore si identifica, prova compassione, prova simpatia o è intrigato dai conflitti interiori. Al contempo non si identifica, non prova compassione, non prova simpatia o non è intrigato dai conflitti interiori. Per poter dare vitalità a una storia chi legge ha bisogno di vivere su di sé gli opposti.
Di fronte a un evento c’è Michele che a tutti i costi vorrebbe comportarsi in un certo modo? Bene, allora l’editor dovrà far capire allo scrittore che c’è la necessità di mostrare le idee o i comportamenti di chi, per esempio Antonio, vorrebbe fare l’esatto contrario di Michele o almeno essere in contrasto con lui. Dagli opposti il lettore inizierà a patteggiare con se stesso, capendo piano piano da che parte preferisce stare: Michele o Antonio? Queste due possibilità ‒ potrebbero ovviamente anche essere di più ‒ permettono un lavoro interiore del lettore che provoca curiosità. L’identificazione con un personaggio è tutta qui, attraverso il gioco degli opposti si crea uno spazio di possibilità che i lettori piano piano analizzeranno con più o meno consapevolezza, alla ricerca di una soluzione preferibile.
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Le storie hanno a che fare con il confronto, esplicito o non esplicito. Non dimenticate mai che, al netto delle deduzioni o delle supposizioni dei lettori, lo scrittore dovrebbe far percepire le opinioni diverse dei personaggi all’interno della narrazione. Qui interviene la potenza delle sottotrame, che con un’attività soltanto in apparenza marginale, in realtà si sviluppa nel corso di una storia per valorizzare l’avvicinamento al climax. In altre parole, l’editor andrà a costruire più efficacemente il percorso di intreccio fra trama e sottotrama pensando agli opposti e sapendo che nel punto emotivo più intenso del romanzo ogni elemento confluirà per rivelare quanto prima non si conosceva.
Badate bene che l’opposto non si produce soltanto fra due o più personaggi, può essere ovviamente il destino o il caso a rappresentare un opposto; può essere un animale; può essere una città dopo un trasferimento o durante un viaggio di lavoro; può essere un gruppo di personaggi; può essere un ente o un’istituzione; può essere il tempo meteorologico; eccetera. Il rapporto fra gli opposti si costruisce alimentandolo con la distribuzione nel testo. Un opposto non è ben caratterizzato se si presenta solo una volta, è la frequenza che fa pensare ai lettori che quell’opposto sia un ostacolo per qualcuno.
Inoltre, ogni opposto ha una sua ragione d’essere da difendere, in particolare se si tratta di personaggi. Allora sarà utile fare emergere piano piano le ragioni che sottendono pensieri, scelte, comportamenti. Così tale contesto creerà un immaginario cui il lettore si attaccherà per tentare previsioni sul proseguimento della storia.
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Dicevo all’inizio, c’è sempre la speranza che l’essere umano faccia la differenza, certo, e lo fa fra differenti personaggi, differenti situazioni, differenti decisioni. Fare la differenza affiorerà al meglio quando gli opposti saranno schierati nella mente di chi legge, ognuno con le proprie ragion d’essere o le proprie opinioni.
Dunque, come editor vigilate su questo aspetto analizzando gli snodi narrativi più importanti e il climax, perché la qualità di una storia potrebbe aumentare tenendolo in considerazione.
A giovedì prossimo.
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