Editing ‒ Gli occhi dell’editor
Se i concetti spiegati nelle scorse puntate possono essere condivisibili dalla maggior parte degli editor (non ho certo la pretesa di parlare a nome di tutti), oggi entriamo invece nel personale, cioè un’idea che nel tempo ho fatto mia sulla base dei tantissimi testi che ho editato. Perciò, non credo che un editor debba fare necessariamente come suggerisco fra poco, di sicuro nel mio caso ha funzionato.
Chiudevo l’ultima puntata accennando all’associazione fra occhi e ritmo. Che cosa intendo? Negli anni mi sono interrogato di frequente su come si potesse trovare modi per analizzare meglio il ritmo di un testo e accanto a tecniche di cui ragioneremo anche in futuro, ho scoperto un approccio poco convenzionale e che per me si è rivelato efficace.
Vi siete mai chiesti come leggete un testo?Intendo proprio il modo attraverso cui passate da una parola a un’altra con gli occhi. Se ci pensate un attimo, potrete riconoscere che il vostro avanzare sulla riga possiede un ritmo: lento, veloce, costante, irregolare, eccetera. Lo avete costruito durante tutta la vita in base alle vostre necessità e senza accorgervene probabilmente replicate uno schema di cui non siete consapevoli. Un po’ come con il respiro. Non è che vi chiedete il ritmo del vostro respiro. Respirate e punto. Sì, a volte percepite di averlo più veloce o più tranquillo, magari se state facendo sport o se siete rilassati nel divano.
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Mentre leggete avete un vostro ritmo di lettura, peculiare, e, nell’editing, cercate di analizzare il ritmo di un testo. Dunque, la domanda è: se cercaste di avanzare con gli occhi nella riga con un ritmo diverso da quello cui siete abituati, dareste forse un giudizio differente al ritmo di un medesimo testo? Questa domanda è rimbombata dentro la mia testa per mesi nel 2014 e fu allora che iniziai a chiedermi se cambiando qualcosa nel mio modo di leggere potessi editare con più efficacia, in particolare nell’analizzare il ritmo di uno scritto.
Vi presento alcuni miei accorgimenti che ho notato fare la differenza. Sembreranno a taluni banalità, ma banale non è nulla fino a quando non lo si conosce bene.
Le condizioni della luce impattano sul mio ritmo di lettura. In generale, quando c’è meno luce avanzo con gli occhi nella riga con più lentezza, quando c’è più luce con più velocità. Perciò se mi accorgo che mi sfugge qualcosa del ritmo di un testo, la prima scelta è cambiare la condizione della luce nella stanza dove mi trovo. Può essere abbassando o alzando le tapparelle, oppure cambiando la fonte luminosa. Tante volte ho risolto una questione ritmica adottando questo comportamento.
Altra questione. La distanza con cui leggo dal monitor. Ho scoperto nel tempo che stare a 50-60 centimetri mi permette di editare con più concentrazione. Se lo faccio da 20-30 centimetri mi stanco molto di più anche se in apparenza sembra una visuale più precisa. Tuttavia, se devo capire bene il ritmo di un testo quando ci sono scene veloci, allora non ho dubbi, porto il naso più vicino allo schermo e gli occhi scrutano con un ritmo più allineato, una specie di diapason che accorda uno strumento.
Di sicuro nel tempo ho capito che non devo essere più lontano dei 60 centimetri circa dal monitor, perché non mi permette di avanzare concentrato con la lettura nel rigo. Quest’ultima informazione la reputo generale per me, ma soprattutto quando mi interessa analizzare il ritmo di un testo.
Preciso una cosa, importante. Io edito sempre, ripeto, sempre con gli occhiali, mi mancano alcune diottrie ad entrambi gli occhi. Non uso mai nell’editing le lenti a contatto. Che sia un’abitudine, che sia un rito tutto mio, che sia una forma di dipendenza non lo so, ma negli anni mi sono accorto che avere gli occhiali mi permette di essere più concentrato nella fase di editing.
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Infine, leggo parola dopo parola quando edito, intendo ogni singola parola, non a salti visivi, solo così percepisco bene il ritmo di un testo, altrimenti leggo come sono abituato da sempre e il mio ritmo magari non è in grado di capire bene il ritmo delle frasi. In definitiva, cerco di neutralizzare il mio strumento visivo per non influenzare il mio giudizio.
Nella prossima lezione vi parlerò di altri miei accorgimenti. A presto.
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