Editing ‒ Come editare un inedito
Nella scorsa puntata abbiamo parlato della collaborazione con l’autore e della relazione fra un editor e la visione dell’opera, ma c’è un terzo aspetto altrettanto importante dell’editing d’un inedito.
Qualche anno fa, Marco Cassini, fondatore di minimum fax e oggi direttore editoriale di SUR, scrisse un breve saggio dal titolo Refusi. Diario di un editore incorreggibile, edito da Laterza, che vi consiglio, e nel capitolo Un tram che si chiama desiderio esprimeva un concetto:
«Per uno che fa l’editore e che per mestiere punta tutto sulla lettura degli altri […] essere un lettore disordinato può sembrare un paradosso. Ma forse non è così, e anzi è proprio la natura del mio lavoro, credo, a farmi essere curioso di più cose contemporaneamente».
Essere curiosi di più cose contemporaneamente. Per gli editor dovrebbe essere uno stile di vita professionale, avere la capacità, in altre parole, di spiluccare qua e là per allenare la muscolatura della sensibilità letteraria. È un pericolo, a un certo punto, ridursi a leggere soltanto ciò che piace e invece la curiosità dovrebbe portare in tante e diverse direzioni. Solo così un editor si mantiene vivo, aggiornato e capace di accogliere temi e stili lontani dal suo panorama.
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Andrew Wylie, uno dei più noti agenti letterari al mondo, durante una conferenza che tenne a Toronto nel 2014 per l’International Festival of Authors, parlò in modo chiaro rispetto al medesimo concetto. Raccontando i suoi primi anni di attività, si soffermò sulla sua testarda curiosità verso libri assai differenti fra loro, anche per quelli che riteneva lontani dai suoi gusti. Risolveva la questione in modo semplice, per essere un buon agente letterario bisogna, diceva, essere un’ape che va di fiore in fiore, annusando ovunque.
Per un editor, similmente, è necessario comprendere l’ecosistema editoriale analizzando con mente aperta la diversità. Un percorso esauriente non esiste in tal senso, di sicuro però un’attitudine determinata e osmotica, soprattutto coltivata negli anni, può aiutare nell’editing di un testo, se non altro perché molteplici punti di riferimento permettono di interagire con un autore senza pregiudizi, o meglio, con meno pregiudizi. In altri termini, notare e comprendere l’originalità di un autore non è una dote innata, ma un muscolo, se così possiamo dire, e va allenato con costanza.
Veniamo ora ad aspetti più tecnici dell’editing.
Inizierei dal fulcro di un romanzo, semplificando all’osso: riuscire a non rendere semplice la vita di un protagonista, attorno a ciò ruotano di frequente la complessità e la bellezza di una storia.
Che cosa significa?
Nella doppia veste di editor e agente letterario, posso garantirvi che molti degli inediti che leggo hanno un problema proprio lì. Certamente qualche ostacolo e qualche conflitto eppure nulla di che, spesso banalità. Un incidente, una crisi esistenziale, una malattia.
Il punto ‒ non vale di sicuro per tutti i romanzi, ma per una buona parte ‒ è che il lettore potrebbe essere assai interessato a capire perché è accaduto l’incidente e non solo la narrazione di sangue, feriti, morti e ambulanze, a capire come si è arrivati a una crisi esistenziale e non leggere solo l’esplosione di tale crisi, a capire come è stata vissuta la malattia e non solo la scoperta di essere ammalati e la sua conclusione. Gli autori alle prime armi (ahimè non di rado anche quelli alle seconde, alle terze eccetera) dovrebbero accettare che il binomio complessità/bellezza passa attraverso il viaggio nel viaggio che si vuole raccontare.
Narrare un viaggio in Australia di due settimane è interessante, però quanto può fare la differenza trascinare il lettore nella visita alle agenzie di viaggio, negli ultimi giorni prima di partire, nella scelta di cosa mettere in valigia, nelle ore trascorse in aeroporto e via così.
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Eccoci dentro l’arbitrarietà creativa di un autore. C’è da risolvere subito un dilemma. Con quale diritto un editor può criticare le preferenze di un artista in fatto di scrittura? Non c’è nessun diritto e non è affatto detto che l’editor contribuisca positivamente a un testo, ciononostante, come scrivevo nella seconda puntata, l’editing dovrebbe portare al livello massimo la potenzialità dell’opera di un autore. Quasi sempre quest’ultimo non è in grado di giudicare se stesso con il giusto equilibrio emotivo e tecnico.
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