Ecco dieci sceneggiati Rai da rivedere
Ecco dieci sceneggiati Rai che consigliamo di rivedere, complice magari la stagione fredda che avanza e il fatto che molti di questi sono reperibili, gratuitamente, online. Si tratta di opere testimoni di un'epoca ormai lontana per la televisione italiana, quando gli autori pescavano sì dalle migliori produzioni letterarie nazionali e straniere, ma con intenti pedagogici (in un'Italia ancora in gran parte analfabeta) e sociologici che oggi sembrano essere dimenticati. Non è per fare del semplicistico passatismo, ma gli sceneggiati Rai trasmessi in bianco e nero, ora di tanto in tanto riproposti in Tv, in edicola o sul web (su tutto le TecheRai), erano spesso capolavori teatrali adattati al formato televisivo, per i quali lavorava il fior fiore degli autori e degli attori dell'epoca.
Sul tema lo scorso anno è uscito un bel volume edito da Rai Eri, Il segno del telecomando, di Biagio Proietti e Maurizio Gianotti, che racconta l'evoluzione della televisione da quel gennaio 1954 quando andò in onda, recitato in diretta, Domenica di un fidanzato (spettacolo scritto da Ugo Buzzolan ora perduto per sempre a causa dello smarrimento della bobina), seguito a marzo da Delitto e castigo, una riduzione teatrale in una sola serata dell'opera di Dostoevskij. Negli anni successivi seguirono moltissime altre riduzioni televisive (o teleromanzi, come li si chiamava all'epoca) di opere prese dalla letteratura come Piccole donne, Cime tempestose, L’Alfiere, Orgoglio e pregiudizio, Il romanzo di un giovane povero, Piccolo mondo antico, Il mulino del Po. Alcuni di questi ebbero un enorme successo di pubblico. Oltre 18 milioni di persone videro, ad esempio, Ipromessi sposi diretti da Sandro Bolchi, in onda nel 1967, ma altri sceneggiati addirittura hanno superato i 28 milioni, come è stato per Dov'è Anna, del 1976.
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Ma veniamo ai 10 sceneggiati che consigliamo di rivedere. Partiamo dal già citato Delitto e castigo, tratto dall’omonima opera di Fëdor Dostoevskij. Fu il primo vero e proprio sceneggiato prodotto per la televisione italiana, di fatto è una riduzione teatrale, in una sola serata, nel marzo del 1954, del grande romanzo russo. Giorgio Albertazzi, uno dei protagonisti dello sceneggiato, commentò che è stata «una cosa meravigliosa, una specie di avventura», con lui sul palco Bianca Toccafondi e Giancarlo Sbragia, ai quali fu richiesta anche l'abilità di schivare i cavi delle macchine da ripresa e trasmissione.
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Di qualche anno dopo ricordiamo L'isola del tesoro (1959), tratto dall'omonimo romanzo d'avventura di Robert Luis Stevenson. Diretta da Anton Giulio Majano, girata quasi completamente in studio nonostante l'ambientazione, la serie, che proseguì per 5 puntate tra il 7 febbraio 1959 e il 7 marzo dello stesso anno, è ricordata ancora adesso da molti per la sigla che recitava il lugubre ritornello «Quindici uomini sulla cassa del morto...».
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Mastro Don Gesualdo con Enrico Maria Salerno, andò in onda nel 1964. Il regista, Giacomo Vaccari, fu il primo a girare su pellicola. Le sei puntare dello sceneggiato tratto dal romanzo di Giovanni Verga andarono in onda dal 2 gennaio al 6 febbraio sulla Rete due. Lo stesso canale aveva iniziato le trasmissioni solo 3 anni prima.
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Dopo Verga ecco Archibald Joseph Cronin. Il 9 febbraio 1964 comincia la messa in onda de La cittadella, per la regia di Anton Giulio Majano. Sette puntate in tutto nelle quali si assapora un cast di attori di prim'ordine: Anna Maria Guarnieri, Alberto Lupo, Laura Efrikian, Eleonora Rossi Drago, Loretta Goggi e Nando Gazzolo. Da Cronic la televisione pescò ancora, pochi anni più tardi quando, nel 1971, sempre Majano (sua gran parte dei teleromanzi dell'epoca) diresse E le stelle stanno a guardare, ambientato nelle miniere di carbone di Sleescale, cittadina immaginaria dell'Inghilterra, altra opera nella quale, come spesso capitava, emergeva lo spirito mieloso (buonista) e l'intento pedagogico denso di sensibilità religiosa voluto da (necessario a) una Rai all'epoca governata dalla Democrazia Cristiana.
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Il giornalino di Gian Burrasca, tratto dall'omonimo romanzo di Luigi Bertelli, noto come Vamba, è uno sceneggiato che andò in onda tra il 1964 e il 1965 in otto puntate. Diretto da Lina Wertmüller, lo sceneggiato riscosse un buon successo di pubblico e lanciò il personaggio tutto pepe di Rita Pavone, che sulla scena interpretava proprio la parte (anche se maschile) del protagonista Gian Burrasca.
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Il Conte di Montecristo (1966) è una fedele trasposizione del romanzo di Alexandre Dumas padre, pubblicato a puntate sul «Journal des Debats» tra il 1844 e il 1846. Regia e sceneggiatura sono di Edmo Fenoglio, nel cast un Andrea Giordana agli esordi, per un risultato veramente accurato. Oggi può forse infastidire la lentezza di quest'opera, in tutte le sue otto puntate; è un'opera così fortemente legata al mondo teatrale, ma riconosciuta ormai tra i migliori risultati del genere.
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Pinocchio (1972), realizzato da Luigi Comencini, è una poetica trasposizione in sei puntate della famosa opera di Carlo Collodi. Grande il successo e innumerevoli le repliche televisive per quest'opera delicata e poetica, che ha visto la partecipazione di alcuni dei migliori attori italiani dello scorso secolo, come Nino Manfredi (Geppetto), Gina Lollobrigida (la Fata turchina), Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (nei panni rispettivamente del Gatto e della Volpe), Vittorio De Sica (il Giudice).
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La regia di Sergio Sollima ci porta, nel 1976, la trasposizione di uno dei personaggi più famosi di Emilio Salgari: Sandokan. Solo sei episodi ma capaci di radicarsi fortemente alla memoria collettiva italiana: il volto dell'attore protagonista, Kabir Bedi, anche a distanza di anni resta legato al nome del suo personaggio (sebbene il sequel realizzato nel 1996, Il ritorno di Sandokan, non abbia avuto lo stesso successo).
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Del 1981 è Le ali della colomba, sceneggiato in 3 puntate, andata in onda dal 21 aprile al 5 maggio 1981. Alla realizzazione dell'opera, tratta da un romanzo di Henry James e diretta da Pier Luigi Calderone, parteciparono attori famosi come Delia Boccardo, Paolo Malco, Laura Morante, Sergio Rossi, Margherita Guzzinati e Laura Betti. Quest'ultima si ricorda anche per essere stata molto vicina a Pasolini, fondatrice (nel 1980) e direttrice del Fondo Pier Paolo Pasolinidi Roma (confluito poi nel 2003 nel Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna).
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Cuore, l'altro best seller dell'Italia risorgimentale (dopo il già citato Pinocchio), non poteva di certo rimanere fuori da questa lista. In onda nel 1984 per la regia di Luigi Comencini, la traduzione televisiva del romanzo di Edmondo De Amicis, capace di formare intere generazioni prima di essere, oggi, quasi dimenticato, consisteva in sei puntate trasmesse a partire dal 4 ottobre 1984 su RaiDue. Circa un mese prima, la prima assoluta dello sceneggiato, venne presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia in una versione ridotta a due ore.
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Queste le nostre proposte, che speriamo utili a far riscoprire opere importanti e ben costruite, a ripercorrere i tempi e a capire quel che eravamo attraverso quello che, fino a pochi anni fa (i teleromanzi terminarono verso i primi anni Ottanta, sostituiti da una fiction ben diversa, molto più simile a quella che conosciamo), era cultura popolare di massa. E voi? Avete qualche ricordo e qualche titolo che volete aggiungere a questi dieci sceneggiati Rai che dovremmo rivedere?
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