E se l’amico fedele all’improvviso non c’è più?
L’amico fedele è il titolo del romanzo di Sigrid Nunez, tradotto in italiano da Stefano Beretta e pubblicato da Garzanti.
Parlare di qualcuno che non c’è più non è mai facile e se questa persona ha accompagnato la tua intera esistenza, allora è ancora più complicato. Un diario, una narrazione rivolta a chi non c’è più, a quell’amico fedele che ha deciso di andarsene troppo presto, questa è la trama del libro. Una donna, una giovane studentessa che si lega al suo professore, con un filo invisibile che non si spezzerà mai. Da quelle lezioni universitarie sono passati anni, le loro vite si sono svolte in parallelo, loro due non hanno mai smesso di vedersi.
«Avrebbe, avrebbe. I morti dimorano nel condizionale, il modo dell’irrealtà. Ma c’è anche la sensazione straordinaria che tu sia diventato onnisciente, che niente di ciò che facciamo, pensiamo o sentiamo possa esserti tenuto nascosto. La sensazione straordinaria che tu legga queste parole, che tu le conosca ancor prima che io le scriva.»
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Una lettera immaginaria indirizzata a chi non c’è più, un susseguirsi di pensieri e frammenti di ricordi che possano dare una sorta di immortalità alla vita terrena. Non è mai facile accettare un’amicizia tra un uomo e una donna e questo Moglie Uno, Due e Tre lo sapevano bene. Tre matrimoni alle spalle per il professore e una vita da single per l’ex allieva, erano così diversi in questo, diametralmente opposti quasi su tutto. Ma cosa li univa? Una passione: la scrittura. I libri, i grandi autori, quelle pagine che rimangono dentro, quella cultura fatta di volumi, di odore di carta, di parole che ti cambiano. Di questo parlavano, di amori finiti e indefiniti, di storie terminate prima ancora di iniziare, del tempo, di quel tempo che non lascia scampo, che modifica i volti ed i corpi.
«Invecchiare. Sappiamo che questa dev’essere stata la cosa più dura, molto più dura per te che per altri. Un uomo che in passato poteva avere qualunque donna volesse. Che aveva ammiratrici che pendevano dalle sue labbra ed erano convinte che avrebbe vinto il premio Nobel.»
Non ci accorgiamo mai di quanto possa essere importante una persona, fino a quando non la perdiamo, è difficile arrendersi, pensare di non poter più sentire quella voce, di non leggere più quelle e-mail. Prima o poi dovrebbe arrivare una sorta di rassegnazione, che però non succede quando la persona ha deciso di porre fine alla sua esistenza. Un suicidio, così se n’è andato per sempre quel professore che aveva smesso di insegnare e che, forse, aveva smesso di scrivere. Non si può accettare questo, non si può non pensare che si sarebbe potuto fare qualcos’altro, che qualcuno avrebbe potuto aiutarlo.
Una chiamata inaspettata, quella di Moglie Tre, un incontro voluto e una richiesta alquanto bizzarra: prendersi cura di Apollo. Il cane del professore che ora cerca casa, perché la consorte non vuole più occuparsene. Chi dovrà prendersi cura di lui, se non l’amica di una vita? Una convivenza difficile quella con un animale in città, ma non impossibile. Un alano dal cuore umano, che farà scaturire un interrogativo al lettore: e se fosse lui il vero amico fedele? L’unica cosa che ci lega a chi non c’è più sono i ricordi, in questo caso, oltre le rievocazioni, c’è un essere di quattro zampe, che gira per casa, e che in un modo o nell’altro riporta alla mente le memorie del suo padrone.
«Quando rientrammo in casa, andò subito in camera e si buttò sul letto. La spossatezza del lutto, fu il mio pensiero. Perché sono convinta che se ne sia reso conto. È più intelligente di quegli altri cani. Sa che te ne sei andato per davvero. Sa che non tornerà più nella brownstone.»
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Un libro che interroga sui rapporti interpersonali, sul bisogno di tutti di trovare l’amore e sulla vita fatta di apparenza e di cose effimere. Non è sempre facile restare accanto a chi se ne va, non lo è restare fedeli tanti anni, esserci stati sempre ed essere ancora lì, ad aspettare un incontro in sospeso. Una meditazione sull’opportunità di darci sempre un’altra possibilità, prima che sia troppo tardi, prima che qualcun altro decida anche per noi.
Per la prima foto, copyright: Rémi Walle su Unsplash.
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