E se ci vietassero di leggere e scrivere? Il terribile scenario descritto da Maico Morellini
La terza memoria è la seconda opera di Maico Morellini nella collana da edicola Urania delle edizioni Mondadori. La prima è datata 2011, in quanto vincitrice del Premio Urania dell’anno precedente. Il genere del romanzo, uscito lo scorso maggio in edicola e in ebook, trova uno spazio a cavallo fra fantascienza e horror. I suoi protagonisti invece mi sembrano prima di tutto i temi astratti, e solo in secondo piano le persone che agiscono e portano avanti la trama. Il primo a farsi notare è il Verbo, che dà corpo e sostanza al significato delle parole. Poi viene la scrittura, grande assente perché è proibita, e questo ci pone di fronte a interessanti dilemmi. Infine il sangue, che è una sostanza sempre affascinante. Vediamo un attimo il soggetto.
Il mondo è passato attraverso una grande devastazione. A Roma, è il Consiglio a tenere insieme la civiltà regolando l’uso del Verbo. Leggere e scrivere è proibito, poiché proprio attraverso il Verbo è stata scatenata la passata distruzione. Ben poco rimane delle vestigia del mondo: la civiltà conosciuta si spinge a fatica fino alla Pianura padana. E le minacce arrivano da ogni lato.
«Non possiamo permettere che i Matematici aumentino ancora il loro potere» ammonisce un Consigliere.
«Strani fatti sono avvenuti al Nord» avverte il capo stesso del Consiglio, «un utilizzo improprio del Verbo».
Sono ben due fronti: possono essere affrontati da una civiltà di pochi contadini analfabeti e ancora meno Accoliti e Militi?
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Man mano che leggevo le avventure di questa popolazione post-apocalittica, mi colpiva una considerazione: sono proprio pochi, in un fazzoletto che corrisponde a pochissime regioni del centro Italia. I Consiglieri avranno anche scelto come sede la magnificenza della basilica di San Pietro, ma le forze armate di cui dispone la più grande potenza del mondo ammontano a qualcosa come duemila Militi. Una nullità.
In più, si tratta di una popolazione analfabeta. Solo una minoranza (i Consiglieri, che si contano su una mano, e i loro Adepti) ha il permesso di studiare le parole. Con queste, evocano la potenza creativa e distruttiva del Verbo. Quanto è limitante non poter scrivere? Non si possono tenere diari, annotare memorie, neanche apporre didascalie. L’ordine architettonico dei Numeri traccia bozze e progetti: non mi aspetterei niente di meno, ma niente didascalie. Qualcuno in un recente passato ha usato delle parole scritte: i corpi degli abitanti dell’intera cittadina che si è macchiata del crimine sono esposti al Colosseo, pietrificati.
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Cos’è questo Verbo, così terribile che pur di non farlo evocare bisogna vietare a tutti di scrivere e leggere? Per chi è cresciuto sentendo la cosmogonia tradizionale della religione ebraica e cristiana, il Verbo diede il primo impulso di esistenza all’intero universo. In modo simile al suo omonimo biblico, questo Verbo non si vede e non si tocca, ma è una forza che i Consiglieri possono misurare, e traduce le loro parole astratte in materia e azioni concrete. I personaggi che possono leggere (pochi, quindi) sanno che questo tipo di Verbo non c’è sempre stato; che, prima della distruzione che chiamano Disordine, il mondo intero brulicava di una grande civiltà fiorente.
Le domande su qual è esattamente la natura di questo fenomeno dovranno aspettare gli ultimi capitoli; noi, nel frattempo, possiamo lanciarci in altre considerazioni.
Per esempio: quanto ci affascina il potere di trasformare l’astratto in concreto? Pensiamoci: per tutta la vita, a casa e al lavoro, noi umani siamo impegnati a fare il contrario, riducendo il concreto in astratto. Cataloghiamo la realtà in conti, somme, numeri e parole; dividiamo le categorie in “questi” e “quelli”; compiliamo statistiche e ci facciamo valutazioni sulla base di materiale spesso già astratto in partenza. Il potere di questo Verbo ci permetterebbe di fare l’opposto, come scrivere su una lavagnetta “sedia” o “divano” e sedercisi sopra, riposando finalmente dalle nostre fatiche!
Al prezzo, però, di usare il sangue. Questo è un altro elemento pieno di fascino per noi che leggiamo: ci fa paura e ribrezzo. Mostrandosi fuori dalle vene, rappresenta la vita che viene meno pian piano; mostrandosi in luoghi lerci e malsani, magari pescato direttamente dalle carotidi con le gabbie di tubi metallici che indossano i Consiglieri (fatico a immaginare siano state sterilizzate), ci dà un’ansia impareggiabile pensando a ogni tipo di infezioni e malanni.
Oltre a questi elementi che solleticano la nostra fantasia, Morellini non si è risparmiato nell’azione e negli effetti speciali. Dalla piccola delegazione della consigliera Beteah impegnata a fronteggiare un assalto di non morti, alla spedizione militare che avanza a incantesimi di Salto scritti sulle apposite tavolette, agli scontri in cui alcuni proiettili sono zolle e appezzamenti di tutto rispetto. Ma per conoscere il segreto del Verbo, cosa si intende per memoria e perché proprio la terza, il lettore dovrà aspettare di raggiungere nel finale quello che rimane della città di Imola.
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