E la luce arrivò seconda nella gara col neutrino
Negli ultimi secoli le certezze dell'uomo hanno dovuto sopportare colpi tremendi.
Il primo e terribile fu inferto dalla Rivoluzione Copernicana. L'illusione di essere al centro dell'universo e di esprimere e rappresentare con la propria stessa esistenza, il fine ultimo del creato, cadde miseramente, davanti alla nuova concezione del mondo: la Terra non è che un globo, come tanti altri, in perenne orbita intorno al Sole, vero centro di tutto.
Il secondo grande colpo all'orgoglio e alle certezze dell'uomo giunse da Charles Darwin. Prima della sua teoria sull'evoluzione, l'uomo poteva ancora pensare di essere stato creato con le sembianze fisiche e le doti intellettuali di cui dispone al tempo presente. E invece noi non siamo altro che il risultato dell'evoluzione. Discendiamo dalle scimmie, siamo stati ominidi alle prese con la scoperta del fuoco, siamo stati goffe creature pelose a fatica capaci di mantenere la posizione eretta. E alla fine siamo diventati i padroni del mondo. E credevamo di poterlo essere per diritto divino, per il destino privilegiato che eravamo sicuri di meritare.
Una terza ferita alla convinzione dell'uomo di essere del tutto padrone di se stesso è stata inferta da Freud. La psicoanalisi ci ha fatto comprendere che una parte delle nostre angosce, paure, desideri, pulsioni, trova origine in una zona oscura e complicata della nostra interiorità: l'inconscio. C'è una dimensione della nostra mente che non conosciamo del tutto e che non possiamo controllare completamente.
Non solo l'uomo non è al centro dell'universo ma non è nemmeno al centro di se stesso.
Ad ognuna di queste di ferite, sanguinanti di orgoglio e narcisismo esistenziale, diverse reazioni si sono succedute, cariche d'autorità, forza e crudeltà, nel tentativo di ristabilire il peso specifico dell'uomo nella visione del mondo. Reazioni tanto rabbiose quanto inutili. Di fronte alle verità scientifiche i diversi dogmi hanno fatto sventolare i veli neri della tradizione, gli strumenti della tortura, le minacce delle peggiori punizioni, ma la prova scientifica alla fine non poteva che prevalere. Così Galileo è stato costretto ad abiurare e Darwin a sopportare mille bocciature, derisioni e ostacoli alla sua teoria.
E se avesse avuto ragione Mattia Pascal?
Vi ricordate le sue accorate parole rivolte a don Eligio Pellegrinotto in quella biblioteca dove i libri erano testimoni muti di vicende dimenticate da secoli e la luce faticava a farsi strada, partendo da una timida lanterna appesa al soffitto?
“Maledetto sia Copernico!”
E don Eligio rispondeva: “Che c'entra Copernico!”
“C'entra don Eligio. Perché quando la terra non girava...”
“Ma se ha sempre girato!”
“Non è vero. L'uomo non lo sapeva, e dunque era come se non girasse. Per tanti anche adesso non gira”.
Del resto la scienza ha sempre posto l'uomo in una condizione esistenziale più problematica, meno certa e definita. È il suo grande insegnamento: saper accettare i dubbi per arricchire la propria coscienza invece di affidarsi ai dogmi.
La fisica, in particolare, è sempre stata prodiga di paradossi. Uno dei più famosi è quello dei gemelli. Vediamo se lo ricordo bene. Due gemelli a un certo punto della loro vita si separano perché uno di loro ha deciso di intraprendere un viaggio con un'astronave alla velocità della luce. Sta fuori poco tempo, ma quando torna, trova il fratello invecchiato di anni. È un brutto scherzo causato dalla velocità troppo alta!
Ma con l'esperimento del CERN di Ginevra, che sembra aver rilevato dei neutrini più veloci della luce, si ha la sensazione che il povero intelletto umano dovrà fare i conti con altre stranezze.
Una di queste potrebbe essere il cosiddetto paradosso dello spumante.
Più o meno potrebbe essere raccontato così. Ad una festa un buontempone ha avuto la bella idea di portare una bella bottiglia di spumante. Ma badate bene, non si tratta di spumante normale! È spumante a base di neutrini! A un certo punto per festeggiare non so cosa o forse solo per un eccesso di allegria, si mette a scuotere la bottiglia. Un amico dall'altra parte della stanza lo osserva sorridente. Lo vede mentre si appresta a stappare la bottiglia. Poi all'improvviso sente sulla camicia lo spumante e anche nei capelli riceve una spruzzata della prestigiosa bevanda di marca, rigorosamente prodotta con neutrini di prima qualità. Solo un attimo dopo vede il tappo uscire dalla bottiglia e permettere allo spumante di uscire.
Che diavolo è successo! La visione della causa di quell'improvviso bagno, la visione della fuoriuscita della spumante, è giunta ai suoi occhi dopo averne avvertito l'effetto? Oddio, che confusione. Sembra che nella percezione di causa ed effetto l'ordine possa invertirsi.
Ma passiamo ad altro. Ecco il paradosso del testimone.
Un uomo ha progettato di uccidere il marito della sua amante durante una battuta di caccia. Insieme a loro c'è un terzo uomo, un amico di entrambi. Egli non sospetta niente.
A un certo punto la vittima e l'amico si trovano l'uno vicino all'altro. La vittima si accascia. Qualcosa ha colpito l'uomo allo stomaco. Adesso lui si piega su stesso!
Subito dopo, in lontananza, l'amico, unico testimone dell'accaduto, osserva l'assassino puntare e sparare. Ma attenzione! Lo vede sparare solo dopo aver visto davanti a sé il pover'uomo ferito a morte.
Interrogato dalla polizia, il testimone dichiara che colui che in realtà è il vero assassino non può essere stato. È sicuro di averlo visto sparare ma solo dopo il dolore accusato dalla vittima! Forse puntava a una lepre in lontananza! Il colpo fatale deve essere partito da qualcun altro.
Però egli non sa che il perfido assassino si è dotato di un fucile ai neutrini! Queste particelle, più veloci della luce, hanno prodotto il loro effetto di morte prima che l'immagine dell'istante dello sparo giungesse ai suoi occhi.
Ancora una volta l'effetto sembra aver preceduto la causa. Ma in questo caso ci sono altre inversioni, altri tradimenti del buon senso, della buona fede, della stessa morale.
Il testimone infatti ha raccontato ciò che ha visto veramente, eppure, pur dicendo la verità ed essendo appunto in buona fede, di fatto ha contribuito a una menzogna. Come se non bastasse, il vero assassino ne risulta scagionato per una specie di logica che non consente contraddizione. Ma è una logica al contrario. Barocco è il mondo, inestricabile l'esistenza, confuso è il tempo che sembra aver perso il suo potere di mettere in riga il prima e il dopo.
Cosa avrebbe detto Mattia Pascal se fosse venuto a sapere dell'esperimento del CERN?
Forse, con quel po' di rabbia verso il mondo, tenuta accesa nel cuore da un tizzone fumante di disincanto, forse Mattia Pascal avrebbe esclamato a don Eligio: “Maledetto il CERN”.
E don Eligio avrebbe ribattuto:
“Che c'entra il CERN?”
“C'entra don Eligio. Perchè quando ancora i neutrini più veloci della luce non esistevano...”
“Ma se li hanno scoperti, vuol dire che sono sempre esistiti”.
“Non è vero. L'uomo non lo sapeva, e dunque era come se non esistessero. Per tanti anche adesso non esistono. E il prima veniva sempre prima del dopo. L'effetto dopo la causa...”
Per tanti è ancora così anche se, dobbiamo ammetterlo, le certezze svaniscono ogni volta che la scienza fa un passo avanti. È il peso, sempre maggiore, della responsabilità a cui la consapevolezza del sapere ci obbliga. È sempre più difficile convincersi che Dio non gioca ai dadi col mondo. Ancora di più adesso che la luce è arrivata seconda nella gara col neutrino.
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