Dylan Thomas a cento anni dalla nascita
27 ottobre 2014: cento anni dal 27 ottobre 1914, il giorno di nascita di Dylan Thomas. In occasione di questa ricorrenza, ci sembra giusto ricordare la figura del versatile poeta, scrittore, drammaturgo gallese, scomparso nel 1953 a soli 39 anni.
Celebrare, o anche solo provare a tracciare per sommi capi, un’esistenza e una carriera, non è operazione sbrigativa né di facile approccio. A maggior ragione in un caso come questo, per il quale tanta più fatica si fa quanto più si cerca di distinguere la “vita” dalle “opere”. D’altro canto, questo centenario può essere l’occasione per un invito alla lettura e, prima ancora, alla scoperta di un autore importante e dalle molte sfaccettature. Potremmo farci una domanda: cosa rimane oggi di Dylan Thomas? Proviamo, anche se abbiamo piena coscienza della parzialità di un’operazione del genere, a delineare un quadro che possa essere di aiuto sia a quanti vogliano saperne di più che a coloro i quali non avevano mai sentito parlare dell’autore di And Death Shall Have No Dominion.
Dylan Mariais Thomas nasce nell’attuale Swansea, all’epoca compresa nella contea di Glamorgan, da David John Thomas, un insegnante, laureatosi in quella che oggi è la Aberystwyth University, e Florence Hannah, una sarta. Il piccolo Dylan ha una sorella più grande, Nancy (che per ironia della sorte morirà anche lei nel 1953) e deve il suo primo nome a un personaggio del Mabinogion, una raccolta di prose di epoca medievale che insistono nell’ambito della mitologia celtica. Come si vede, e si vedrà anche in seguito, la vita del futuro scrittore comincia all’insegna della lettura e della letteratura e sarà punteggiata da esse senza soluzione di continuità. Il secondo nome, Mariais, invece, deriva da un prozio, William Thomas, che usava come bardic name Gwilym Marles.
Dylan non è certo uno studente modello. Ragazzo sensibile e irrequieto, all’attività didattica preferisce di gran lunga la lettura compulsiva e la composizione poetica; così, nel 1931 lascia la scuola e inizia a lavorare per il «South Wales Daily Post», che abbandona circa un anno e mezzo dopo, proseguendo la propria attività come freelance. Nel frattempo la passione per la poesia continua, e il giovane Thomas accumula scritti su scritti i quali, di lì a poco, troveranno pubblicazione e costituiranno le opere principali per le quali è diventato famoso. Fra il 1933 e il 1934 appaiono, infatti, testi come la già citata And Death Shall Have No Dominion su «New English Weekly» e Light Breaks Where No Sun Shines su «The Listener». Quest’ultima attira l’attenzione di T.S. Eliot, Geoffrey Grigson e Stephen Spender, grazie ai quali Dylan Thomas pubblica, nel dicembre del 1934, la sua prima silloge poetica, 18 Poems.
Già alla fine degli anni Trenta, Thomas è assunto come riferimento dal gruppo di poeti afferenti ai cosiddetti New Apocalyptics, tuttavia si rifiuta di aderire al loro manifesto. Negli anni successivi, l’attività del nostro autore è consistente, soprattutto dal punto di vista quantitativo. Nel 1939 esce The Map of Love, raccolta di poesie e racconti brevi già pubblicati in rivista. L’anno successivo fa la sua comparsa Portrait of the Artist as a Young Dog, ma entrambi i volumi non riscuotono successo e Dylan è costretto a tirare avanti come può, spesso chiedendo prestiti ad amici e conoscenti, fino a quando, con i creditori alle calcagna, nel 1940 è costretto a cambiare città, assieme alla moglie, Caitlin, che aveva sposato nel 1937, e al loro primo figlio, Llewelyn Edouard, di poco più di un anno, trovando “rifugio” presso il critico John Davenport. Nel frattempo comincia la sua lunga storia di dipendenza dall’alcol.
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Quando inizia la seconda guerra mondiale, lo scrittore cerca inizialmente di trovare una collocazione grazie alle cosiddette reserved occupations, poi, a causa di problemi di salute mai ben specificati, riesce a farsi classificare tra coloro i quali non sarebbero stati chiamati in servizio se non fra gli ultimi. È in questo periodo che inizia a scrivere per la BBC. Nel 1941, dopo essersi trasferito a Londra, trova lavoro presso la Strand Films, per la quale scriverà diversi film. Tre anni dopo, si trasferisce nuovamente, stavolta nei pressi di Llangain, nel Galles occidentale, e riprende a scrivere poesie, oltre a iniziare la stesura di Under Milk Wood, radiodramma che vedrà la luce solo diversi anni dopo. Nell’agosto del 1945 viene assunto dalla BBC, per la quale, negli anni successivi, si occuperà della conduzione di diversi programmi radiofonici culturali.
Nel 1948 Dylan Thomas e famiglia conoscono l’ultimo trasferimento, di nuovo a Laugharne, dove avevano già vissuto. Il 1950 è un anno di svolta, in tutti i sensi. John Brinnin, poeta e critico letterario americano, che nel 1956 darà alle stampe il volume Dylan Thomas in America, invita l’artista a un tour negli Stati Uniti, della durata di tre mesi, svolto fra arts centre e università. Thomas non è mai un ospite facile da gestire, anche a causa dell’alcol, e spesso dà in escandescenze in pubblico. Nello stesso anno, viene ripresa con convinzione la scrittura di Under Milk Wood, poi di nuovo sospesa. Nel 1952 è la volta di un secondo tour statunitense, durante il quale si manifestano in maniera ancora più grave i problemi di salute di Thomas; l’anno successivo lo scrittore è ancora negli Stati Uniti, per la terza volta e a ottobre riesce a “licenziare” Under Milk Wood e inviarlo al produttore Douglas Cleverdon. Il 19 dello stesso mese torna a New York; i giorni successivi sono fatti di sofferenza e alcol e nella notte del 5 novembre viene ricoverato, in condizioni già gravissime; si spegnerà quattro giorno dopo, il 9 novembre 1953.
Ripercorrere, anche se in maniera ellittica e tralasciando molti particolari, la vita di Dylan Thomas significa rendere conto di una figura inquieta sin dalla più tenera età, diventato uomo tanto colto e sensibile quanto dedito allo sperpero e al bere; con nel cuore da un lato la “costruzione”, attraverso l’esperienza con i mezzi più vari e con le forme più disparate, dall’altro votato all’auto-annientamento. Mai allineato a movimenti, manifesti o “partiti poetici”, Thomas è stato spesso definito come indefinibile, inclassificabile, forse a cavallo fra romanticismo e modernismo, ma già proiettato oltre, più avanti, nella propria cifra, personalissima.
Possiamo dunque, adesso, rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio, vale a dire: cosa resta oggi, a cento anni dalla sua nascita, di Dylan Thomas? Forse sì, forse no. Di sicuro persiste l’impressione di una figura anarchica, in bilico, piantata e aderente al proprio cuore molto più che al terreno. Ed è soprattutto nella sua patria che, in occasione di questo centenario, non mancano le iniziative e gli eventi organizzati per commemorarlo, ricordarlo, riscoprirlo.
A noi sembra opportuno leggere un paio di versi, una volta di più, da And Death Shall Have No Dominion: «When their bones are picked clean and the clean bones gone, / They shall have stars at elbow and foot». Appare questo, a distanza di ben cento anni, il miglior ricordo di Dylan Thomas.
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