“Due storie sporche” di Alan Bennett
Le vedove cinquantenni e le signore con nuore bruttine non dovrebbero leggere questo libro.
Già, non dovrebbero farlo, perché stavolta Alan Bennett coglie davvero nel segno, presentandoci due esistenze normali destinate a trascorrere, senza sorprese, vite sbiadite che, d’un tratto, diventano storie sporche.
Non fatevi ingannare, in Due storie sporche non leggerete brani di sesso spinto: qui la vera protagonista è la menzogna. Vi direte allora che il titolo italiano avrebbe dovuto essere Due storie bugiarde, ma salta subito all’occhio che nel cambio ci avrebbe perso. L’originale, lo dico per i curiosi e i puristi, è Smut: Two Unseemly Stories. Mi fermo qui perché il mio inglese non va oltre the book is on the table.
Il libro, di 134 pagine in brossura Adelphi, ha la solita magagna d’essere caro: sedici euro mi sembrano esagerati per l’esigua mole della pubblicazione. L’aspetto ricorda vagamente il packaging dei medicinali; è uno di quei libelli che non si fanno notare, nemmeno se in libreria vengono messi accanto alla cassa.
Il volume si compone – e chi l’avrebbe mai detto! – di due racconti; lo si legge alla svelta e volentieri. In copertina campeggia un buco della serratura e, se avete già letto Bennett, sapete che ne capiteranno di cotte e di crude – o di Nudi e crudi (Alan Bennett, Adelphi, 2001).
Mrs Donaldson ringiovanisce – la prima storia sporca – forse si ispira proprio alla vicenda di due noiosi coniugi dalla vita sessuale da bradipi. Stavolta, però, il marito lo seppelliamo fin dalle prime righe. La cosa non ci dispiace e, in fondo, non dispiace nemmeno alla vedova. Filerebbe tutto liscio, monotono e rassicurante, se Mrs Donaldson non avesse il problema di sbarcare il lunario. Ecco che la signora trova lavoro, un’occupazione piuttosto stimolante: diventa paziente simulato in una clinica universitaria. Come malata immaginaria, Mrs Donaldson è brava, dannatamente brava; però si sente sola, tanto da rinvenire, nella convivenza forzata con quei pazzi che ha per colleghi, un simulacro di vita familiare.
Qualcosa di simile accadeva anche in La signora nel furgone (Alan Bennett, Adelphi, 2003), dove la parentela acquisita veniva stretta con una vecchia barbona, parcheggiata per diciotto anni nel vialetto d’ingresso di una villetta borghese. Là Miss Shepherd era scontrosa e bislacca, ma anche qui non manca la vecchietta stramba: Miss Beckinsale, “da sempre regina indiscussa delle malattie senili: merito di una sua vecchia rappresentazione di un morbo di Alzheimer [...]. Negli anni Miss Beckinsale si era data da fare per annettere territori confinanti come l’afasia, l’amnesia, l’ictus e altre disfunzioni cerebrali.” (Due storie sporche, pagina 65).
La vicenda non ha ancora dato il meglio: nessuno si è spogliato, menzogne non se ne vedono – qualcuna sì, ma raccontate per il bene della scienza medica – e spiando dalla serratura forse ci stiamo annoiando. Ben venga, quindi, l’imprevisto, la molla che fa della quotidianità una storia sporca: Mrs Donaldson diventa affittacamere, lo fa per raggranellare qualche soldo o forse per indispettire sua figlia, noiosa quanto il padre defunto. Com’è avere attorno una giovane coppietta dedita a rumorose effusioni notturne? Beh, non posso svelarvelo, ma state certi che la vedova ringiovanirà davvero e senza dover ricorrere al lifting.
Da una storia sporca all’altra. Stavolta siamo invitati a uno strano matrimonio, in Mrs Forbes non deve sapere, una vicenda che ricorda l’atmosfera di La cerimonia del massaggio (Alan Bennett, Adelphi, 2002): malignità spifferate, vicende umane che meriterebbero una lunga psicanalisi, situazioni talmente surreali che viene da chiedersi se non siano anche straordinariamente reali.
Perché il bel Graham sposa Betty la racchia? Se lo chiede Mrs Forbes, mamma dello sposo, che per quel figlio si sarebbe augurata nozze ben più dignitose: “Il matrimonio è un sodalizio: i belli si sposano tra loro, e tutti gli altri raccattano gli avanzi!” (Due storie sporche, pagina 91).
Cosa avrà mai questa Betty per far perdere la testa allo scapolo d’oro? Lui così elegante, lei così anonima, lui che si guarda allo specchio e si piace un sacco, lei che a portarla a spasso viene da vergognarsi per quanto è scialba.
È il caso d’anticiparvi che i due si sono fatti un favore, ma lo nascondono benissimo.
Due vite ricche di frottole e arriviamo a quattro, contando i signori Forbes, i genitori dello sposo. Si dice spesso che le bugie hanno le gambe corte, ma forse non si tiene conto che hanno anche una lunga gestazione.
Ci sono molte cose che Mrs Forbes non deve sapere, ma soprattutto è il caso che non venga messa al corrente di quel che combina suo figlio Graham fuori dal talamo nuziale. Capiremo poi in cosa Betty riesce al meglio, quando ormai gli inganni saranno diventati il ménage di questa vita a due, o forse a tre, o magari a quattro...
“La gente direbbe che questo è un matrimonio felice. E lo è, all’incirca.” (Due storie sporche, pagina 117).
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