Due leggende su Ponzio Pilato, martire cristiano o fonte di ogni malvagità?
Intorno alla figura di Ponzio Pilato si sono concentrati gli strali della tradizione che da sempre lo accusa di
«aver cagionato attraverso la meccanica applicazione della Lex Iulia maiestatis la morte di un innocente, anzi dell’Innocente: Gesù di Nazareth.»
Come ben si mette in evidenza nel testo Processo a Ponzio Pilato. Il dramma del giudicare (Edizioni Le Lucerne) di Gherardo Colombo (nel ruolo del Giudice), Francesco D’Alessandro (Pubblico ministero) e Antonio Salvati (che si occupa della Difesa),
«Stiamo parlando di una persona che è stata destinata a un’eternità di esecrazioni, critiche e avversità al punto che anche gesti normali, quotidiani, evocano la sua immagine con una connotazione invariabilmente negativa. Frasi come te ne sei lavato le mani” o “io me ne lavo le mani”, o addirittura un semplice avverbio come “pilatescamente”, hanno chiaramente un significato negativo.»
Così sintetizza Antonio Salvati l’insieme dei giudizi negativi che si sono consolidati intorno alla figura di Pilato nel corso della storia, al punto da essersi insinuati nel linguaggio comune.
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Quale sarebbe la responsabilità dell’imputato? Quale l’accusa alla base di quella che Salvati, suo avvocato difensore, definisce una vera e propria persecuzione?
«Egli è perseguitato dall’accusa di essersene lavato le mani, di essersi allontanato dalla verità che avrebbe potuto e dovuto tranquillamente riconoscere nell’ambito del giudizio.»
Salvati chiosa così su questa lunga tradizione di accuse:
«Insomma, sono duemila anni che il mio assistito viene tormentato senza giusta ragione, anche perché continuamente tirato per la giacchetta – dalla tunica, sarebbe forse il caso di dire – nell’eterno gioco di addossare la responsabilità della morte di Gesù di Nazareth ai Romani piuttosto che ai Giudei, con le chiare implicazioni anche politiche che ciò ha avuto nel corso della storia del pensiero occidentale.»
L’avvocato della difesa prosegue rendendo conto di una situazione particolare riguardante Ponzio Pilato:
«Nel corso di questi secoli sono sorte vere e proprie leggende a proposito dell’imputato.»
La prima di queste è quella che Salvati definisce «leggenda bianca»:
«Dopo la crocifissione di Gesù Cristo, Pilato viene richiamato a Roma da Tiberio, che lo manda a morte perché lo ritiene colpevole di avere contribuito all’uccisione di quel Nazareno che, per l’imperatore dei Romani, era un medico taumaturgo, capace di miracoli. Nel momento in cui muore, Ponzio Pilato diventa un vero e proprio martire cristiano, al punto che un angelo discende dal cielo, raccoglie il capo spiccato dalla spada del boia e lo porta via: il mio assistito, sissignori, Ponzio Pilato, viene assunto in cielo.»
L’altra è una «leggenda nera»:
«Al tempo stesso, però, esiste una leggenda nera, che lo vede come la rappresentazione dei
più bassi e profondi istinti demoniaci. Questa seconda tradizione vuole che, una volta richiamato da Tiberio a Roma, Pilato venga comunque giustiziato, ma questa volta senza l’intervento di angeli e senza miracoli. Al contrario, dopo la morte viene gettato nel Tevere, ma
poiché intorno al suo corpo dilaniato continuano ad affollarsi spiriti demoniaci viene ripescato
e ributtato nel Rodano, nella lontana Gallia, nei pressi di un posto che ricorda la Geenna, cioè l’inferno. Anche lì gli spiriti infernali continuano a materializzarsi attorno ai suoi miseri resti umani: e così accade in qualsiasi luogo tentino poi di disfarsene, nelle valli, nelle profondità delle montagne svizzere, per fare in modo che ne scompaia ogni traccia. Non c’è nulla da fare, le manifestazioni demoniache non si arrestano, come in un b-movie dell’orrore di quarta serie.»
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L’avvocato che difende Pilato dunque non può che trarre una conclusione che mette in evidenza l’ambiguità di tutto ciò che si è sedimentato intorno al giudice negativo per eccellenza:
«Martire cristiano, quindi, e allo stesso tempo fonte di ogni malvagità.»
Qual è la verità? Un libro come Processo a Ponzio Pilato può aiutare a chiarire meglio il ruolo e la figura del giudice di Gesù.
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