"Due amici" di Carlo Mazzoni
Amicizia. Amore. Passione. Un rapporto più importante della vita stessa, quello tra Gio e Matteo, trent’anni, milanesi, protagonisti dell’ultimo romanzo di Carlo Mazzoni, Due amici (Galleria Fandango, pagg. 196). Chi ha già letto i suoi romanzi precedenti – I postromantici (2007) e Il disordine (2009), pubblicati entrambi per Salani – conosce già questi nomi e il potere e la bellezza che trasudano, ma qui è diverso, le trame di palazzo e gli scandali familiari sono scomparsi, solo due amici cresciuti insieme, che non possono vivere separati.
“Dimidium meae animae”, così nelle Odi Orazio chiama Virgilio e non trovo espressione più appropriata per Gio e Matteo, una persona in due. Stessa sensualità, stessa ambizione, stessa inquietudine: «costretti a cercare, a camminare per le vie del mondo, per le arterie degli uomini, senza trovare riposo».
All’improvviso, la loro vita si arresta: Matteo entra in coma a causa di una emorragia alle meningi. La paura, il fiato sospeso, in bilico non sono solo i titoli di tre capitoli del romanzo, ma rappresentano l’animo di Gio in questa tragedia. Sullo sfondo l’enorme ospedale di San Raffaele e le nuvole nere in cielo. Ore che non passano mai, in attesa di un lieve miglioramento, di un minimo movimento, dopo un intervento chirurgico delicatissimo. Una stasi inversamente proporzionale al ritmo vorticoso con cui affiorano i ricordi, ammantati da una spessa cortina di nostalgia.
Come tanti scatti fotografici, rivivono l’estate ai Ronchi, Lucia di Lammermoor alla Scala, il canottaggio, l’Italia in macchina, Portofino, Orvieto, Venezia e l’anziano signore presso punta della Dogana che invitò loro a «non dimenticare quanto fosse importante uno sguardo, quanto potessero osare gli occhi. Disse…“viviamo attraverso chi riesce ad amarci soltanto guardandoci”».
E poi il diabete, diagnosticato a Matteo all’età di quattordici anni e il rigore condiviso nel curare e soprattutto nel convivere con questa malattia, come se fosse di entrambi. Nessuna donna li può separare, nemmeno Margherita, bella come una dea: «il viso vergineo ma conturbante, i lineamenti perfetti, i capelli lunghi e neri e dritti, le labbra chiare e sensuali, gli occhi obliqui».
Ma il rapporto tra i due amici è pieno di ombre, fatto di separazioni e di reciproche attese, come quando Gio parte per New York, - per amici Dorothy Parker e Porfirio - tagliando ogni contatto con Matteo. Al rientro, basta uno sguardo con gli occhi lucidi per ritrovarsi e poi partire subito insieme per Copenaghen: «parlammo come due fuochi d’artificio davanti a un pubblico di stelle. Respirare non ci servì».
Se è vero che «il cielo è l’unica forma di infinito concessa all’uomo», Gio e Matteo possono tutto sulla terra: «a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto. Tutto quello che ti è stato dato, ti è stato dato per moltiplicarlo. Sei forte e diventi potente, sei bello e diventi un bacio, sei un genio e diventi un santo. Ci sono milioni di modi per moltiplicare ogni tua luce, la tua voce avrà volume e volume e respiro».
Un romanzo autobiografico, come testimonia il volto dell’autore in copertina, un volto a metà, più illuminante di mille parole, per spiegare che si è completi solo in due.
Vi invito a vedere la videoclip del libro, come se il romanzo fosse una canzone. Si tratta di una novità in campo editoriale, il video è un estratto del primo capitolo con la voce e le immagini di Carlo Mazzoni che legge il primo capitolo, con una percussione e un pianoforte acustico.
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