Donne Novecento – Fulvia, la questione privata di Beppe Fenoglio
Non sarà facile sottrarre Fulvia dal filtro di Milton, protagonista del romanzo di Beppe Fenoglio Una questione privata, pubblicato per i tipi di Einaudi nel 1963, pochi mesi dopo la morte dello scrittore. Non sarà impresa facile, dicevo, perché di fatto Fulvia non appare mai fisicamente sulla scena, ma solo nei flashback, nei ricordi che Milton evoca in continuazione. Milton è una sorta di alter ego del suo creatore: si accenna più volte, nel romanzo, alla sua passione per la letteratura e la lingua inglese (Milton, infatti, è un soprannome: un riferimento allo scrittore John Milton, autore de Il paradiso perduto), la stessa che ha sempre avuto Fenoglio, tanto che l’amico Calvino lo definiva «un provinciale del Piemonte che ha l’inglese come lingua mentale». Il giovane partigiano badogliano (la Resistenza è il fulcro dell’opera narrativa di Fenoglio) è innamorato di questa ragazza torinese, che conosce tramite un amico fraterno, Giorgio:
«Questa è Fulvia. Sedici anni. Sfollata da Torino per fifa dei bombardamenti aereo che in fondo in fondo la divertivano. Ora abita da noi, in collina.»
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Diventano quindi un trio inseparabile, fino a quando, con l’Armistizio, le loro strade si separano: Fulvia torna a Torino e i due ragazzi entrano nelle brigate partigiane: la Storia si sta compiendo.
Il romanzo inizia proprio così: Milton, mitra in spalla, si spinge con un compagno fino alla villa dove aveva abitato Fulvia, la quale, come dicevo, aleggia su tutto il romanzo come un fantasma, perché Milton, innamorato di lei fin dal primo momento, la rivede ovunque. Qui trova la governante che, spinta dalla simpatia che ha sempre provato per lui, gli permette di entrare e rivedere gli spazi di Fulvia. La donna rivela a Milton che la ragazza si incontrava, senza il suo permesso, da sola con Giorgio, facendo intuire che tra i due ci fosse qualcosa di più di un’amicizia. Ed è a questo punto che la vicenda intera si mette in moto: perché per Milton, da quando esce dalla villa fino alla fine, l’unica cosa che conta è solo una, cercare Giorgio e farsi dire la verità, se davvero è fidanzato con Fulvia. Tutto, allora, i fascisti, le torture, il freddo delle langhe, la fame, si riduce a una questione privata (ed ecco spiegato il titolo).
Nei flashback di Milton Fulvia si mostra affascinata dal suo talento di traduttore: il ragazzo, infatti, le porta, quando le fa visita, testi di canzoni e racconti.
«“Proprio tu l’hai tradotta? Ma allora sei un vero dio. E cose allegre non ne traduci mai?”
“Mai”.
“E perché?”
“Nemmeno mi vengono sott’occhio. Credo che scappino da me, le cose allegre”.»
La colonna sonora dei loro incontri è Over the raimbow, che risuona dal grammofono, che i due ballano goffamente, su insistenza di Fulvia.
Ma come descrive Fenoglio i suoi protagonisti? Di Milton abbiamo una descrizione accurata:
«Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. […] A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due pieghe amare. […] All’attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi.»
La descrizione di Fulvia, invece, è sparpagliata lungo il romanzo. Ha sedici anni, come abbiamo detto, è originaria di Torino (e proviene da una famiglia ricca, come si intuisce). Più avanti ci viene detto che ha le trecce, gli occhi «di un caldo nocciola, pagliettati d’oro» e «bruna mogano» di capelli. Lei stessa dice a Milton:
«Le tue bellissime parole servono solo, riescono solo a farmi piangere […]. Sei triste e brutto. […] Io sono bella e allegra».
L’atteggiamento di Fulvia nei riguardi di Milton è spesso equivoco: lo avvicina, civettuola e provocatrice, affascinata da lui e dalla sua scrittura, poi, però, sembra allontanarlo. In procinto di partire per Torino, la vediamo scuotere le trecce, sorridendo a Giorgio. Rivolgendosi a Milton, invece:
«Poi Fulvia chiamò lui sotto il finestrino. Non sorrideva e disse parole che Milton afferrò più dal movimento delle labbra che dal suono della voce. “Quando torno in villa voglio trovarci una tua lettera.” “Si”, rispose, e la voce gli tremò nel monosillabo. “Debbo trovarla, capisci?”»
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Il particolare del sorriso è importante: Fulvia appare infatti scanzonata e allegra con Giorgio, seria e quasi triste con Milton, come se assorbisse la personalità dei due ragazzi.
In cerca di Giorgio, Milton apprende che è stato fatto prigioniero. L’unica via per salvarlo e per poterci parlare, dunque, è uno scambio: trovare un fascista da prendere come ostaggio. Non è facile, soprattutto perché i compagni di Giorgio non sembrano apprezzarlo. Il lettore intuisce come il ragazzo non è capace di fare gruppo e soffre molto degli agi persi. Lo chiamano, infatti, «pigiama di seta», per la sua abitudine di continuare a indossare, pur dormendo sulla paglia, un indumento ricercato.
Il romanzo di Fenoglio si interrompe bruscamente: si ricordi che è stato pubblicato postumo, quindi senza la revisione dell’autore. Milton, sfumata la possibilità di scambiare Giorgio, decide di tornare alla villa di Fulvia ma, sorpreso dai fascisti, comincia una fuga disperata a rotta di collo, rifugiandosi, crollando dalla stanchezza, in un bosco. Verso la fine del romanzo, Milton capisce che è lui a tenere il legame con la ragazza in piedi: nella sua mente, pensando a lei continuamente. E una volta messosi in salvo, infatti, dice:
“Sono vivo. […] Fulvia, a momenti mi ammazzi!”
Ed è come una liberazione, come se Fulvia stessa lo avesse spinto alla salvezza, a fargli capire di andare avanti con la sua vita e non pensare a lei.
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È sempre Milton a gestire i ricordi di Fulvia, a farla avanzare o sparire dalla scena. Immaginiamoci allora una ragazza di sedici anni, divisa tra due ragazzi più grandi, lontana dalla sua famiglia, in tempo di guerra, godere di un’inaspettata libertà. Una libertà di cui sembra abusare, come quando esce di notte con Giorgio. La domanda che tutti i lettori, simpatizzando con Milton, si pongono è: ma Fulvia, di chi è innamorata? Probabilmente, avrà avuto una relazione con Giorgio. Ma la governante dice anche (e a Milton questo particolare sembra sfuggire) che una sera tornò da sola. Forse aveva interrotto la relazione? Chissà. Fenoglio non dice altro. Ma resta il fatto che l’atmosfera che si crea tra Fulvia e Milton è magica e carica di aspettative. Per chi volesse andare oltre la pagina scritta, consiglio la visione del film che ne hanno tratto i fratelli Taviani nel 2017: Valentina Bellé è Fulvia, Luca Marinelli è Milton. Over the raimbow.
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