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Donne e Islam, le ragioni di un rapporto difficile. “I racconti del sesso e della menzogna” di Leila Slimani

Donne e Islam, le ragioni di un rapporto difficile. “I racconti del sesso e della menzogna” di Leila SlimaniLeila Slimani, vincitrice nel 2016 del prestigioso Premio Gongourt per il romanzo Ninna Nanna, torna nelle librerie con un saggio-inchiesta intitolato I racconti del sesso e della menzogna, edito in Italia da Rizzoli (traduzione di E. Cappellini).

Attraverso la propria testimonianza e quella di alcune donne e uomini da lei intervistati, la scrittrice franco-marocchina “denuncia” cosa significhi crescere e vivere all’interno di una società conservatrice come quella marocchina, in cui la sessualità è considerata un tabù. Le donne che hanno deciso di confidarsi con lei sono ansiose di denunciare le loro storie e di provare così ad abbattere le barriere del pudore e dell’ipocrisia. Le loro sono testimonianze forti e toccanti, emblema di una sofferenza interiore repressa ma desiderosa di essere condivisa. Le storie narrate in questo libro sono storie che scuotono, commuovono e indignano, sono spaccati di vita di una società che il più delle volte preferisce tacere o distogliere lo sguardo, anziché agire. «Narrandomi la propria vita, accettando di infrangere dei tabù, tutte quelle donne mi hanno dimostrato una cosa: che la loro esistenza è importante, che contano e devono contare». Queste donne sono volute uscire dal loro status di isolamento con la speranza di poter incoraggiare pure altre donne a farlo, e a prendere coscienza del fatto che non sono sole, perché nella loro stessa condizione hanno vissuto pure loro. In quanto tale, la parola di queste donne è una parola «politica, impegnata e emancipatrice».

 

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Cosa vuol dire vivere all’interno di una società fondata sul concetto di subordinazione al gruppo? O sul concetto di Hchouma “onta’’, “vergogna”, un’idea che fin dalla nascita viene inculcata per far sì che i cittadini crescano con la convinzione che «essere bambini educati, ubbidienti, essere dei bravi cittadini, vuol dire anche sapersi vergognare, dar prova di pudore e contegno»? Sono questi alcuni dei quesiti ai quali Leila Slimani tenta di dar risposta in questo saggio.

Donne e Islam, le ragioni di un rapporto difficile. “I racconti del sesso e della menzogna” di Leila Slimani

Il Marocco è un paese in cui vige il divieto di fornificazione o zina, prima del matrimonio, punito dalla legge con un mese o un anno di carcere. L’articolo 490 del Codice Penale sostiene infatti che chiunque abbia rapporti sessuali prima del matrimonio verrà punito. È un paese in cui l’aborto è considerato illegale, tranne nel caso di stupro, gravi malformazioni o incesto, eppure ogni anno, circa 8000-9000 bambini vengono abbandonati e tanti cadaveri di neonati vengono trovati nella spazzatura. In Marocco se un uomo sposato viene accusato di adulterio, rischia da uno a due anni di prigione. In questo paese è vietato baciarsi o esternare manifestazioni di affetto in pubblico, altrimenti si verrà accusati di oltraggio al pudore.

Le donne in minigonna vengono processate, gli omosessuali linciati e il corpo di una donna non appartiene al dominio privato, ma alla sfera pubblica. Il corpo è sottoposto al controllo sociale e le donne hanno una sola scelta: essere vergini o spose. Per questo molte di loro, dopo aver avuto rapporti sessuali, scelgono di farsi ricostruire l’imene, poiché prima del matrimonio è richiesto un certificato attestante la loro verginità e perché «l’onore è tra le gambe della donna». Una recente Fatwa ha persino proibito alle donne di toccare banane o cetrioli perché la loro forma ricorda l’organo maschile.

La società marocchina rifiuta tutto ciò che concerne il desiderio o l’attrazione sessuale; tali cose sono ritenute demonizzate. È una società che tuttavia se da una parte proibisce alle donne di avere rapporti sessuali prima del matrimonio, incoraggia dall’altra gli uomini alla sessualità. Le donne non fumano né bevono in pubblico, non escono la sera, non hanno amici maschi, sono considerate pericolose, una tentazione da tenere a freno per non risvegliare gli appetiti sessuali. Nel momento in cui una donna decide di perdere la propria verginità ha la consapevolezza che nessuno vorrà più sposarla, perché nessun uomo marocchino macchierà il proprio onore prendendo in sposa qualcuna il cui corpo è stato deflorato da un altro. Eppure tutte queste costrizioni e tutte queste leggi vengono quotidianamente violate, perché vige l’ipocrita regola del «Fate quello che volete, ma fatelo di nascosto».

Le donne che hanno deciso di raccontarsi a Leila Slimani appartengono a differenti classi sociali, ma hanno tutte in comune un solo desiderio: poter vivere e disporre del proprio corpo come vogliono.

 

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C’è la storia di Soraya cresciuta da una madre che le intimava di restare vergine fino al giorno delle nozze, una sorta di ritornello martellante, «una voce che non è mai riuscita a levarsi dalla testa», avvertendo dentro di sé il bisogno prepotente di ‘’sbloccare’’ il proprio corpo. C’è la storia di Nour molestata quando aveva solo cinque anni, un avvenimento questo che, anziché annientarla, l’ha indotta a compiere delle scelte radicali come donna, perché lei non chiede «la luna, ma solo di fare ciò che voglio con chi voglio». C’è Zohr, alla quale per tutta l’infanzia hanno ripetuto che fare l’amore equivale a compiere un peccato e a cui nessuno ha mai insegnato «a volermi bene o a conoscere il mio corpo» e poi c’è Faty Badi che ammette che le donne non riescono ad andare fino in fondo nelle loro battaglie perché hanno paura. E ancora F. che dice che in Marocco «gli uomini ti trattano come un cane» e Maha Sano che afferma che la vagina non va mai nominata, «che dovrei chiuderla a chiave e liberarla solo il giorno del matrimonio» e che «se l’imene non esistesse saremmo libere».

Donne e Islam, le ragioni di un rapporto difficile. “I racconti del sesso e della menzogna” di Leila Slimani

I diritti sessuali appartengono ai diritti di tutti gli esseri umani. «Esercitare la propria cittadinanza sessuale, disporre del proprio corpo come si vuole, condurre una vita sessuale senza rischi, fonte di piacere e libera da ogni coercizione» sono diritti che dovrebbero essere inalienabili per tutti. Difendere i diritti sessuali significa per la Slimani difendere i diritti delle donne, poiché è principalmente attraverso la sessualità che in molte società si è imposto il dominio maschile. La scrittrice franco-marocchina è consapevole del fatto che con le sue affermazioni verrà accusata «di rinnegare il mio paese, di non rispettare la mia religione e la mia identità […] forse, mi accuseranno di diffondere dei cliché orientalisti e di alimentare una retorica islamofobica», ossia di andare contro i precetti dell’Islam, ma lei è pronta a correre tali rischi, perché solamente prendendo coscienza dei problemi esistenti all’interno di una società rigida e conservatrice, come è quella marocchina, sarà possibile attuare una reale emancipazione.

In origine l’Islam incoraggiava la sessualità, si credeva che una cosa creata da Dio non potesse essere impura. È stato il nascente fondamentalismo islamico a insinuare che «la sconfitta del mondo arabo, caduto sotto il dominio occidentale, sia in parte imputabile alla libertà sessuale che vi regnava». La libertà sessuale, l’omosessualità, l’amore libero sono ritenuti i colpevoli della decadenza del mondo arabo. «Quando vogliono giustificare il fatto di dominarti, ti propinano sempre la stessa frase, ‘’lo dice il Corano’’». È così solo per l’Islam o non funziona per tutte le religioni monoteistiche allo stesso modo? Lo dice la Bibbia, lo dice la Torah, lo dice il Corano.

 

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Leila Slimani propone un ritorno alle fonti per capire cosa realmente esse dicono. Gli uomini, e in particolare le donne arabe, hanno paura della religione, perché viene loro inculcata l’immagine di un Dio punitivo e vendicativo. Se si vuol essere un buon musulmano, bisogna temere Dio. La religione va insegnata così o essa non dovrebbe piuttosto essere un’etica di liberazione e di emancipazione? Occorre che si lavori sul substrato culturale, perché la cultura è ciò che noi facciamo di essa. Nel Corano non ci sono versi in cui si parla di verginità. Questo testo sacro si rivolge all’Insan, all’essere umano, in quanto tale, senza distinzione di generi. «Se iniziassimo a considerarci come esseri umani e non come esseri inferiori, a livello sessuale cambierebbero molte cose».

La scrittrice si batte contro l’interpretazione errata che è stata data del Corano, contro una società patriarcale che ha portato alla subordinazione femminile. La donna è ftna, tentazione, eppure il Corano non parla di lei in tali termini. Per l’Islam la donna è prima di tutto un essere umano, dotato di senso, intelligenza e ragione. Presentando la religione come uno strumento di liberazione e non di oppressione, «vedremo le lingue sciogliersi, i corpi liberarsi, le menti emanciparsi».

Sono parole forti e incisive quelle della Slimani, una donna che per poter vivere pienamente la propria femmilità, pur essendo cresciuta in una famiglia che non l’ha mai ostacolata nelle proprie scelte, lasciandola sempre libera di agire come più le piaceva, ha comunque deciso di lasciare il proprio paese e di trasferirsi in Francia. I racconti del sesso e della menzogna è un invito e un appello alle donne a prendere coscienza della propria libertà, la libertà di poter essere, di poter amare e di poter desiderare ciò che si vuole, senza costrizioni da parte di leggi morali o penali. Ed è principalmente il potere che ha la parola di poter esercitare sulle menti che deve aiutare in questa battaglia di emancipazione.


Per la prima foto, copyright: Aziz Acharki.

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