Docufilm – “The Ceremony” di Lina Mannheimer
Se dovessi proporre un sottotitolo per The Ceremony, penserei a qualcosa come “Jeanne de Berg, ovvero della sacralizzazione dell'erotismo”. Eviterei un riferimento al sadomasochismo, che potrebbe sembrare d'obbligo. Il film intelligente ed elegante diretto da Lina Mannheimer, a metà tra documentario e fiction, è dedicato alla dominatrice parigina nota con lo pseudonimo di Jeanne de Berg. Un film in qualche modo mimetico della prospettiva di Mme Robbe-Grillet.
L'ottuagenaria maîtresse francese è stata, infatti, la moglie di Alain Robbe-Grillet, il noto scrittore aderente al movimento del “nouveau roman”, autore di pietre miliari dello sperimentalismo narrativo (a partire dagli anni Cinquanta con il suo Les Gommes), ma anche sceneggiatore e cineasta. Ricordo qui solo Spostamenti progressivi del piacere (1973), data la sua afferenza al tema erotico (in particolare, dei rapporti lesbici).
Il rapporto col marito viene raccontato da Catherine, nata Rstakian, nel suo unico volume a oggi disponibile in Italia, Giovane sposa (Casini, 2005), diario degli anni 1957-1962, e nel più recente Alain (Fayard, 2012). Ma del celebre consorte Mme Robbe-Grillet parla anche nel documentario di Lina Mannheimer. A suo dire, prima di lei il marito sarebbe stato sul punto di rinunciare all'amore data la propria propensione al sadismo. Catherine, disposta ad assumere il ruolo della bimba sottomessa, fu la svolta. Il rapporto si sarebbe retto sull'assoluta fedeltà dello scrittore, mentre la giovane avrebbe condotto una sostanziale vita da single.
Nel frattempo, anche grazie al nutrimento intellettuale derivato dalla frequentazione degli ambienti culturali cui ebbe accesso grazie ad Alain, la futura maîtresse capì qual era il suo talento: l'erotismo. Non dovette trovarsi a disagio data la temperie culturale in cui si muoveva da protagonista, per citare un nome, Georges Bataille. Catherine Robbe-Grillet, infatti, ha potuto dare alle stampe volumi come L'image (éditions de minuit, 1956) con lo pseudonimo di Jean de Berg, a più riprese censurato oltre che bruciato in segno di protesta, e Cérémonies de Femmes (Grasset, 1985). Sono testi oggi non disponibili in Italia, ma è sufficiente inserire in youtube il nome dell'artista dell'erotismo sadomasochistico per conoscerne, almeno in parte, la dimensione.
Fornite queste minime coordinate, veniamo a The Ceremony, che alterna interviste a collaboratrici di Jeanne de Berg, a suoi clienti e alla stessa maîtresse, intervallandole a documenti d'archivio (foto e video della donna e del marito) e a scene degli incontri “cerimonali”.
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In The Ceremony alcuni elementi colpiscono con maggiore forza. In primo luogo, il silenzio che circonda le parole degli intervistati. Essi mettono a nudo sé stessi, consapevoli di essere marchiati a fuoco dalla buona ed educata società. Le loro parole echeggiano e si diffondono nello spazio che li circonda, all'interno della cornice ferma dell'inquadratura fissa, metafora di uno sguardo attento, curioso ma rispettoso, incantato e incantante. Si propagano per onde potenti, lente e misteriose, protette da una volontà di ascolto priva di giudizio, creatrici di risonanze che certo possono turbare, se non scioccare.
Il medesimo silenzio è elemento integrante della “cerimonia” erotica. Jeanne de Berg non si occupa di bondage: ritualizza, dunque sacralizza attraverso la forma teatrale, un erotismo il cui scopo è raggiungere l'intensità sensuale necessaria a condurre l'individuo a una rivelazione di sé a sé, come rischia di non accadere mai per l'eccesso di freni inibitori o come potrebbe succedere solo dopo anni di esperienze e sperimentazioni, ammesso che succeda.
Affinché l'illuminazione e l'incontro con sé stessi si verifichino, sono necessari ambienti dalla penombra vellutata e una regista che guidi e ponga argini a quanto di deflagrante si svilupperà nell'individuo.
Lina Mannheimer inizia presentandoci spezzoni di scene. Solo alla fine del documentario ci è concessa la visione pressoché integrale di una “cerimonia”. Non ci si aspetti dettagli espliciti. Il turbamento può venire da altro. Ad esempio, dalla lunga attesa che ha preceduto la visione, in qualche modo mimetica (come si diceva) del lento percorso verso l'apice del rito messo in scena da una Catherine Robbe-Grillet che, a detta degli intervistati, emana un'autorità ieratica ed è in grado di percepire, per empatia, i bisogni di chi le si rivolge.
Jeanne de Berg appare circondata da un'ammirazione senza incrinature. Dunque a lei, l'artefice di cerimonie, è dedicata la cerimonia del documentario. Chi non ne conosce volto, età e voce, non la individua subito. Anche lei viene “attesa”. Catherine Robbe-Grillet ha fatto della sua vita un'opera d'arte erotica. The Ceremony ha il merito di averne colto lo spirito e le intenzioni, e di volerne restituire la personalità, l'ideologia e la creatività. L'apparizione di Jeanne de Berg è preparata in modo accurato, come Jeanne de Berg allestisce con intelligenza lo spazio e il processo rituale. The Ceremony non è, quindi, un film su una perversione, e nemmeno solo un film sull'erotismo sadomasochistico sacralizzato in quanto ritualizzato. The Ceremony è un film sull'artista del rito erotico che ha assunto lo pseudonimo di Jeanne de Berg.
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