Discriminato perché omosessuale. La storia di Alex raccontata in “DI-VI-NA per vocazione STAR”
DI-VI-NA per vocazione STAR, in scena in questi giorni all’Off Off Theatre di Roma, è il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Riccardo Castagnari. L’artista dismette i panni di un’icona come Marlene D., alla quale ha dedicato anche un racconto all’interno dell’antologia Diva Mon Amour (Azimut, 2010), che gli ha regalato successo e riscontri ben oltre i confini nazionali, per raccontarci di Alex, anzi di Alex e Max.
La storia di Alex è quella di molti, di palpiti sotto la pelle che non possono uscire, di sguardi segreti che non devono rivelarsi, di etichette che marchiano la vita, di pregiudizi che generano paura. Un bambino delicato, sensibile, che ai soldatini preferiva le bambole, che al cameratismo maschile sostituiva amicizie femminili. Figlio di un militare, rigido e altero, che lo avrebbe voluto diverso, quando viene scoperto a giocare con i vestiti della madre si scatena l’inferno: armadi chiusi e bambole disintegrate. Ma non è abbastanza, il ragazzino viene spedito in un collegio di preti. Ed è proprio lì che le fauci demoniache si spalancano inghiottendo l’innocenza, come ci racconta magistralmente Alex (alias Riccardo Castagnari), tra monologhi che si trasformano in pseudo dialoghi, senza dare al pubblico una reale possibilità di replica, e canzoni intense e calde, quasi esclusivamente in inglese, delle quali l’artista disvela il testo sciorinandolo prima della performance. Non si può più essere gli stessi quando il marcio ha sporcato l’anima, ma di certo si può trovare la forza per regalarsi un’esistenza che altri hanno cercato di sopprimere.
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Proprio loro, che dell’ipocrisia si nutrono ogni giorno, trovando in essa l’ossigeno che permette ai polmoni di non collassare, saranno condannati dal peso della verità, che si dispiega contro il volere dei vigliacchi. E ciò non riguarda solo i preti pedofili, ma anche lo stesso padre di Alex, così violento contro il figlio, che null’altro avrebbe desiderato se non un abbraccio, solo perché in lui scorgeva l’ombra che da sempre ne mina le pseudo certezze. Così Alex si trasforma in DI-VI-NA, una drag-queen che abbatte il muro del playback, sconfiggendo con confessioni cantate o sussurrate pregiudizi e stereotipi. Una delle prime drag-singer, che alla teatralità e agli abiti sfarzosi unisce un talento canoro raro, una passione così bestiale da ammettere ironicamente che l’avrebbero dovuta rinchiudere in uno zoo.
Ma, si sa, il talento spesso non è sufficiente, quindi la sua vita si orchestra tra locali notturni e serate mal pagate, e proprio in una di queste incontra Max, il suo amore, il primo, l’unico, vero, anche se fidanzato con una donna, anche se studente di teologia. DI-VI-NA con ironia e freschezza, a tratti con parole forti, perché volgare è l’ipocrisia di non chiamare le cose col proprio nome, narra della sua convivenza con Max, che ha ovviamente lasciato la fidanzata non adeguata a reggere un tal confronto, degli amici morti sotto la falce inclemente dell’Hiv, chiamandoli uno a uno, della fine dell’amore infinito dopo sedici lunghi anni.
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In un climax emotivo, che vede il suo culmine raggiungersi attraverso abiti man mano più incredibili e canzoni di volta in volta più appassionanti, Castagnari, sempre accompagnato al piano da Andrea Calvani, con un colpo di scena spiazza lo spettatore rivelando la vera natura di DI-Vi-NA, che null’altro avrebbe potuto essere, assoggettata a una vocazione che non permette di girare la testa dall’altra parte.
Una vocazione che non è altro che Amore, quell’amore che, una volta incontrato, non si dimentica, neppure quando le rughe segnano il volto, quando per infilarti i tacchi devi usare un calzare perché non hai più la flessibilità di un tempo, quando la voce non raggiunge più i picchi della gioia adolescenziale, ma si rifugia nei meandri del vissuto che inspessisce le pareti del cuore.
Questo è uno spettacolo necessario, uno spettacolo su chi vive l’amore e chi l’amore lo vuole annientare.
E di certo a vincere, sebbene portino ferite e lacerazioni, sono i primi.
Le foto, a eccezione delle ultime due, sono di Marco Marassi.
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